La deputata all’Ars assieme al meetup di Messina aveva incontrato numerose difficoltà nell’avere i verbali delle Commissioni. “Ci chiedevamo se volessero nasconderci qualcosa”. “Nessuno come noi, per una volta, avrebbe provato piacere nell’essere smentiti dall’evidenza dei fatti.
Ma purtroppo, ancora una volta, così non è. La nuova ‘gettonopoli’ al Comune di Messina era ampiamente prevedibile”.
La deputa messinese all’Ars, Valentina Zafarana, non si dice per nulla sorpresa dei provvedimenti nei confronti di 12 consiglieri comunali, e dell’indagine che ne coinvolge in tutto 22 a palazzo Zanca.
“La vicenda afferma Valentina Zafarana – dimostra come la nostra battaglia portata avanti contro il ‘palazzo’ per ottenere che quei verbali venissero considerati come atti pubblici e come tali messi a disposizione della cittadinanza, aveva fondamenta solide e importanti. Ci domandavamo all’epoca se volessero nasconderci qualcosa, oggi è arrivata una risposta, forte, deflagrante”.
“Sentiamo – continua la Zafarana – di dover ringraziare la Digos che, col suo lavoro certosino e con l’ausilio delle telecamere nascoste, ha anticipato i risultati di quello che era l’analisi dei documenti che sta portando avanti il meetup di Messina, verbale per verbale, e che già aveva portato alla scoperta di alcune ‘chicche’, come i consiglieri comunali che firmavano la presenza in occasione della prima convocazione, solo per constatare l’assenza dei colleghi e rinviare tutto alla seconda convocazione, salvo poi scomparire appena un’ora dopo, quando la seduta cominciava realmente”.
“Il malcostume che regna nei consigli comunali – sottolinea la Zafarana – è ormai diffuso, con fatti anche penalmente non rilevanti, ma eticamente censurabili. Presenze di dieci minuti in commissione sono inaccettabili. Equivale ad usare il Comune come una sorta di bancomat, e cioè è inammissibile”.