A partire dal 1957, anno in cui fu istituita da don Otello Migliosi, anche domani la “Festa della Mamma” consentirà all’Airc, di raccogliere i fondi destinati alla ricerca e alla prevenzione dei tumori femminili attraverso l’acquisto di una azalea. In numerose piazze circa 20.000 volontari si attiveranno durante l’intera giornata e diventeranno un punto di riferimento per tutti coloro che vorranno sostenere tale obiettivo. A Catanzaro le azalee saranno disponibili all’ingresso del Parco della Biodiversità. Le “piazze rosa” calabresi saranno, comunque, tante. Tra le altre, segnaliamo: Lamezia Terme (Corso Nicotera, accanto Scuola Maggiore Perri), Soverato (Piazza Maria Ausiliatrice), Crotone (Piazza Pitagora), Vibo Marina (Lungomare Cristoforo Colombo), Cosenza (Scalinata Via Calabria), Rossano (Piazzale delle Province e Piazza Steri), Castrovillari (Piazza Municipio), Scalea (Via Fiume Lao e Via Maggiore De Palma), Rosarno (Piazza Duomo), Siderno (Piazza Portosalvo). Come si sa, le origini di questa festa sembrano essere legate alle antiche popolazioni politeiste che, nel periodo primaverile, celebravano le divinità femminili legate alla terra e alla sua ritrovata fertilità. Il epoca moderna la festa è stata interpretata a seconda della regione o della nazione di riferimento. Tutte le tradizioni, anche le più antiche, hanno, sempre, messo al centro la figura della mamma e il suo ruolo all’interno della famiglia. Un appuntamento importante, quindi, non solo dal punto di vista affettivo. L’acquisto di una azalea è, perciò, un atto di amore verso la propria mamma, ma anche verso l’intero universo femminile al quale tutti, grandi e piccoli, devono certamente qualcosa. Lo scopo dell’iniziativa ci offre l’opportunità di pubblicare una poesia di Vincenzo Ursini, Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che richiama, con grande partecipazione emotiva, il dramma delle mamme affette da tumore e il rapporto che queste hanno con i loro figli e i congiunti più prossimi. Sono quindici versi, raggruppati sotto il titolo “Scusami, mamma”, con i quali l’autore ricorda gli eterni interrogativi dell’uomo sul binomio vita-morte. “Ti credevo eterna, ma così non eri! / M’ingannava la tua voglia di lottare, / più d’ogni altra contro la tempesta. / M’ingannavano i tuoi occhi chiari, / senza evidenti segni di sconfitta / e i tuoi sorrisi smisurati e veri. / …Di ferite ne avevi e pure tante, / ma più del male che portavi dentro / nessuna ti pungeva oltre misura. / E tu zittivi, nelle sere inquiete, / convinta che l’amore per i figli / potesse superare ogni calvario. /…Scusami, quindi, se ti voglio bene / ora che il tempo è incerto e s’avvicina / a grandi passi l’ora della sera.”. “La poesia “Scusami, mamma” – commenta Maria Pia Furina – è un monologo, che il poeta rivolge alla mamma, dove le parole si rincorrono le une alle altre a guisa di rondini in primavera all’interno di una danza di versi accesi dalla speranza, oscillanti fra passato e presente, annullando il tempo, come se lo volessero arrestare, per cristallizzare il decorso della patologia neoplastica dentro gli occhi rassicuranti e coraggiosi della mamma”. “Nel corso del carme – aggiunge la giovane scrittrice catanzarese – cadono le difese e sentiamo parlare solo l’anima, che baratta il dolore con l’amore, la malattia con le parole, il calvario con il silenzio, le ferite con i “sorrisi smisurati e veri”, che solo una mamma può regalare ed anche se nell’ultimo verso “si materializza” il presente come un fiume in piena, l’autore si illude ancora di bloccare le nuvole in volo, le tempeste incessanti, le onde del mare, il sangue che scorre nei vasi sanguiferi infettati dal male e tutti i fiori che volano nel vento dentro immagini eterne, perché senza la propria madre i fiori non avrebbero più lo stesso profumo”.
Vincenzo Ursini