Messina – Nei momenti più bui l’unica luce che resta accesa è quella della cultura. Se la si spegne non ci sono più fari né indicazioni da seguire per riuscire a riemergere. Siamo consapevoli della gravità della crisi finanziaria ed economica che la Regione Sicilia sta attraversando, ma siamo altrettanto convinti che una politica indiscriminata di tagli rischi di non valutare le differenze e le peculiarità proprie delle singole realtà. L’Ente Teatro Vittorio Emanuele, che nell’immaginario di tutti noi rappresenta il simbolo di una Messina che rinasce dalle macerie del terremoto, non può essere destinato ad una lenta agonia. Crollò poco dopo aver visto in scena la prima nazionale dell’Aida ma la sua ricostruzione divenne il simbolo di una comunità che non si arrende. Negli ultimi mesi, nonostante stagioni di altissimo livello qualitativo, nonostante la presenza di orchestrali e maestranze altamente qualificate, l’Ente si è visto di volta in volta depauperare le risorse regionali in nome di una logica di ristrettezze che ha penalizzato oltre ogni limite Messina rispetto alle altre realtà teatrali isolane. I tagli più recenti hanno reso definitivamente impossibile proseguire la stagione in corso. Il Cda del Vittorio Emanuele ha annunciato che lo spettacolo in programma alla Sala Laudamo dal 3 al 5 maggio, il “1952 a Danilo Dolci”, è stato sospeso e che anche la programmazione delle stagioni future è fortemente a rischio. Non è vero che, come dice qualcuno, con la cultura non si mangia. E’ vero invece che senza la cultura non si vive, ci si limita ad affrontare la quotidianità senza alzare mai lo sguardo in alto. La cultura è pane non solo per chi ci opera, ma anche per l’indotto, per innescare quei meccanismi di sviluppo che non possono assolutamente essere sottovalutati. Il pubblico messinese è ormai abituato a recarsi in altre realtà siciliane per seguire quella programmazione di alto livello che a Messina, per svariati motivi non è più garantita. Gli abbonati poi hanno pagato il caro prezzo della crisi non potendo assistere a spettacoli in calendario. Il nostro appello alla deputazione messinese ed al governo Regionale è affinché, tutti insieme ed ognuno per la sua parte, possiamo trovare le soluzioni che scongiurino la chiusura del Teatro. Non vogliamo assistere impotenti ad un altro “terremoto” silenzioso. Dobbiamo trovare quelle risorse che garantiscano una programmazione all’altezza della città, un’occupazione a quanti da decenni aspettano risposte e stagioni che riportino l’immagine di Messina sui palcoscenici nazionali. La nostra idea è che il Teatro Vittorio Emanuele diventi il cuore pulsante di un mondo culturale diversificato, che tenga conto di tutte le espressioni dell’arte e non si limiti ad essere un semplice “fruitore di palcoscenico”.