Per un’inchiesta che vive sviluppi clamorosi (gli arresti per i test alla facoltà di Medicina sui quali riferiamo nell’articolo a fianco) ce n’è un’altra che va avanti. In sordina, ma prosegue. Si tratta del fascicolo, affidato sempre ai sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, sui falsi esami alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Magna Græcia. In questo caso – è bene precisarlo subito – non sono coinvolti docenti ma solo studenti e qualche dipendente “infedele”. I vertici e i docenti dell’Ateneo risultano piuttosto parte lesa di un presunto sistema truffaldino sul quale sono tuttora in corsi accertamenti di Polizia giudiziaria. L’ipotesi dell’accusa è che nel corso degli anni decine di studenti abbiano approfittato di false attestazioni che avrebbero fatto risultare come superati esami mai effettivamente sostenuti. L’inchiesta sulla presunta falsificazione di esami alla facoltà di Giurisprudenza è scattata nel 2007, quando un docente ha invitato i vertici dell’Ateneo a presentare denuncia dopo essersi accorto della presenza ad una sessione di laurea di una studentessa che non aveva sostenuto l’esame della sua materia. Dopo le prime verifiche ad opera della sezione di Polizia giudiziaria dei Carabinieri, è finito in manette il funzionario Francesco Marcello, addetto alla segreteria didattica di Giurisprudenza. Sarebbe lui, che per alcune fattispecie di reato ha già patteggiato la condanna, la figura-cardine del presunto imbroglio. Secondo l’accusa, gli oltre 70 finora indagati si sarebbero avvalsi infatti della “collaborazione” di Marcello per riuscire a falsificare documenti vari. Le verifiche degli inquirenti sono tuttora in corso. E andando a ritroso nel tempo gli inquirenti avrebbero scoperto nuovi casi, già segnalati alla Procura della Repubblica. Gli accertamenti avrebbero riguardato esami sostenuti fino a una decina d’anni, di studenti che quindi – nel frattempo – si sono già laureati e potrebbero esercitare la professione forense o aver partecipato a concorsi pubblici sulla base di una laurea “taroccata”. Anche la commissione d’indagine interna attivata dall’Università avrebbe già convocato altri studenti per verificarne la posizione,mentre già nei mesi scorsi decine di studenti si sono visti infliggere provvedimenti sanzionatori che spaziano dalla sospensione per 18 mesi a quella per ben tre anni da ogni corso di laurea. La commissione interna – che chiaramente ha annullato tutti gli esami sospetti segnalati dalla Magistratura – ha esaminato la vicenda caso per caso, diversificando le decisioni in base alla gravità delle singole posizioni, comunque ancora da definire in sede penale. Uno dei casi già trattati – e conclusosi con una pesante sanzione – è finito già all’attenzione del Tribunale amministrativo regionale. A rivolgersi ai giudici del Tar è stato l’ex studente D.L., che contesta la sanzione applicata dal rettore sulla base di quanto segnalato dalla Procura della Repubblica. L’udienza per la trattazione del ricorso non è stata ancora fissata ma già in passato il Tar ha respinto due istanze di contenuto simile. Nella vicenda – che intreccia quasi indissolubilmente aspetti penali e questioni amministrative – c’è da segnalare anche la sospensione cautelare dall’attività forense di 39 tra avvocati e praticanti riusciti a laurearsi con esami taroccati. In questo senso ha preso posizione anche l’Ordine distrettuale degli avvocati – presieduto dall’avv. Giuseppe Iannello – che ha deliberato nei mesi scorsi la sospensione dei propri iscritti finiti sul registro degli indagati ancora prima del provvedimento di sospensione sancito dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica.
Gazzetta del Sud del 25.3.2010 – Giuseppe Lo Re
Foto dal Web