Domani terzo appuntamento con #iorestoacasaconlabioarchitettura, il Progetto Formativo 2020 dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura fatto di webinar gratuiti a cura dei propri esperti. L’incontro verterà sul tema ““COME RICOSTRUIRE IL BIOS DELL’ARCHITETTURA ATTRAVERSO IL RIUSO DEL PATRIMONIO ABBANDONATO?”. Introdurranno i lavori Anna Carulli e Marco Caserio, rispettivamente Presidente e Segretario INBAR. Interloquiranno Stefano Serafini (Biourbanistica) e Roberto Tognetti (Riusiamo l’Italia), entrambi del Comitato Scientifico INBAR. Serafini, fondatore e direttore scientifico della Società Internazionale di Biourbanistica, studia le relazioni fra forma urbana e architettonica, psicologia e politica. Approfondirà il tema del rapporto fra vita (dalla neurofisiologia al linguaggio civico) e progettazione. Per Tognetti, che cita una frase di Alessandro Barricco apparsa recentemente su “La Repubblica”: “La ricerca della ‘risonanza’ tra spazio e luogo, tra abbandono e rinascita, tra regola ed eccezione è fondamento del ‘riuso creativo’, ovvero pratica di ‘innesco’ dei processi di rigenerazione urbana, che parte dal lavoro di ‘mappatura’. ‘Stiamo facendo pace col Game, con la civiltà digitale’. In questo senso il caso Covid 19 ha tutta l’aria di essere la grande prova generale per il prossimo livello del gioco, la missione finale: salvare il pianeta”. “L’antropologia e l’urbanistica, – commenta il Presidente Anna Carulli – le due discipline che, attraversate da un approccio storico-urbanistico sulla nascita dei sobborghi storici, si avvicinano al tema attraverso prospettive complementari: l’una ridefinendo i concetti di località, di comunità e di relazione tra società e ambiente; l’altra scoprendo un approccio alla territorialità in grado di abbracciare anche gli spazi aperti al di fuori dei maggiori inurbamenti. In questa prospettiva, mirata ad indagare e decostruire quelle rappresentazioni, nulla è immobile; al limite è il nostro sguardo a non cogliere le trasformazioni. Ho voluto da sempre ricercare gli indizi di un cambiamento, del ‘brulichio della vita’ che, a mio avviso, sta già facendo emergere nuove forme di territorialità e di soggettività. Mutamenti che raccontano non solo del desiderio di valorizzare luoghi a lungo abbandonati ma che parlano anche di una tensione verso uno sviluppo umano e ambientale sostenibile, ecologico, un tentativo sperimentale di rifondare un’etica della responsabilità attraverso la messa in pratica relazionale” Per info e accesso consulta il sito Bioarchitettura.it