Il Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria e la componente D.I.A. di Catanzaro, con il costante coordinamento delle rispettive D.D.A., hanno posto in essere, nel corso del 2014, una incessante attività di contrasto alla ‘ndrangheta non solo sul piano della repressione dei patrimoni illeciti, ma anche nel comparto delle attività di investigazione giudiziaria verso i più alti livelli criminali. Più nel dettaglio, nell’arco del 2014, sono stati tratti in arresto 7 soggetti e sottoposti a sequestro e/o confisca beni per oltre 524 milioni di euro. Quest’ultimo dato deve essere sottolineato con maggiore enfasi, atteso che gli strumenti giuridici di aggressione dei beni nelle disponibilità delle organizzazioni criminali, costituiscono indubbiamente l’arma più incisiva a disposizione dello Stato: colpire le loro risorse economiche, patrimoniali e finanziarie, infatti, significa prosciugarne la linfa vitale e svuotare di significato il motivo stesso della loro esistenza.
Tra le operazioni più significative si citano:
1. Breakfast. Il filone d’indagine, attualmente ancora in corso, mira a smascherare le attività illecite di occultamento del patrimonio riconducibile al noto latitante Matacena attraverso la fittizia interposizione di prestanomi. Le attività investigative sin qui svolte, infatti, hanno consentito di appurare l’esistenza di un groviglio di fittizie interposizioni di prestanomi nelle cariche direzionali della galassia di società riconducibili al predetto ed ai suoi congiunti, schermi societari attuati attraverso controllate estere e ricorso a conti bancari di società offshore con sede in paradisi fiscali. L’operazione è stata sviluppata grazie all’elevata professionalità degli investigatori del Centro Operativo guidati dal Colonnello Gaetano Scillia, che, anche avvalendosi dei più sofisticati strumenti d’intercettazione, localizzazione e tracciamento, hanno ricostruito le complesse ed articolate fusioni societarie ed i flussi finanziari sottostanti al disegno criminale che mirava al reinvestimento dei capitali illecitamente accumulati. Le intercettazioni eseguite hanno rivelato, tra l’altro, che degli spostamenti del predetto latitante veniva costantemente informato il politico, ex ministro ed ex parlamentare SCAJOLA Claudio che, attraverso la propria segretaria, oltre a favorire le citate operazioni di occultamento patrimoniale, si adoperava per individuare uno stato estero (poi risultato essere il Libano) non aderente alle convenzioni internazionali di estradizione o, quantomeno, che rendesse tale cooperazione giudiziaria estremamente difficile e laboriosa. Nell’anno appena concluso, le attività svolte hanno portato all’arresto di 7 soggetti, tra cui i noti SCAJOLA Claudio e RIZZO Chiara, ed al sequestro di beni per circa 50 milioni di euro;
2. Assenzio. L’operazione ha svelato i meccanismi fraudolenti utilizzati da un gruppo di imprenditori per ottenere indebite erogazioni di contributi pubblici. A capo dell’organizzazione si trovava SURACI Domenico Giovanni, imprenditore operante nella grande distribuzione alimentare, nel settore immobiliare ed in quello della scommesse e dei giochi, già consigliere comunale (eletto nel 2007) ed ex presidente della seconda Commissione consiliare “Programmazione e servizi generali” del Comune di Reggio Calabria, destinatario nel 2012 di due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale reggino per associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata ed altri reati. Socio in affari del SURACI, era anche CROCE’ Giuseppe, altro imprenditore reggino operante nella grande distribuzione alimentare che, come il primo, nel 2012 è stato colpito da due ordinanze di custodia cautelare per i medesimi reati. In seguito a complesse indagini patrimoniali eseguite dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, il Tribunale del capoluogo ha disposto il sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile ai due imprenditori (tra cui le quote sociali e patrimoniali di 18 società di capitali e 5 trust, 6 immobili di pregio e altre disponibilità finanziare giacenti presso istituti bancari e assicurativi) per un valore complessivo di circa 125 milioni di euro;
3. Sequestro di beni per oltre 13 milioni di euro eseguito nei confronti di ROMANO Nicola. Dalle risultanze investigative dell’operazione “Saggezza” condotta dall’Arma dei Carabinieri nel 2012, è risultato che il ROMANO, formalmente operaio forestale, di fatto era a capo della “locale” di Antonimina (RC) e, pertanto, è stato imputato dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni ed altro. Il Centro Operativo D.I.A. reggino, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della D.I.A., ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei beni riconducibili al criminale, tra cui i patrimoni aziendali di 4 società (operanti nella vendita di legname e fabbricazione di prodotti derivati, nella produzione di calcestruzzo e nell’agricoltura) e 47 immobili (tra cui 31 appezzamenti di terreno aventi un’estensione di oltre 22 ettari, 7 appartamenti ed un capannone di circa 900 mq);
4. Confisca di beni per circa 100 milioni di euro eseguita dalla Sezione Operativa D.I.A. di Catanzaro, coordinata dal Centro Operativo DIA di Reggio Calabria, nei confronti dell’imprenditore cosentino CITRIGNO Pietro. Quest’ultimo è stato sottoposto a detenzione domiciliare a seguito di condanna definitiva a quattro anni ed otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata (art. 644 c.p., commi 1 e 5 n. 3 e n. 4), riportata al termine della complessa vicenda giudiziaria seguita all’operazione convenzionalmente denominata “TWISTER”. Il provvedimento di confisca, adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza, è scaturito dal sequestro operato precedentemente su proposta avanzata ai sensi del c.d. codice antimafia (decreto legislativo n. 159/11) dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia ed ha confermato la fondatezza delle investigazioni patrimoniali condotte dagli investigatori della D.I.A.. Tra i beni aggrediti, si annoverano quote di capitale e risorse patrimoniali di 11 società, 35 fabbricati e 4 terreni. Spiccano le cliniche “Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo (CS) e “Villa Adelchi” di Longobardi (CS), entrambe strutture sanitarie accreditate dal Servizio Sanitario Calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna.
Le descritte attività si collocano in un più ampio disegno strategico di contrasto al crimine organizzato che, disposto sui due fronti principali delle “investigazioni giudiziarie” e delle “indagini preventive”, dal 2010 ad oggi ha condotto complessivamente a:
• sequestri e confische di beni per circa 2 miliardi di euro;
• arresto di 27 soggetti;
• denunce a piede libero nei confronti di 206 persone;
• 56 proposte di applicazione di misure di prevenzione (di cui 18 avanzate dal Direttore della D.I.A.).
• 21 accessi a cantieri edili.