Nella nottata del 4 gennaio 2016, a Cutro (KR), Catanzaro e Roma, oltre 100 Carabinieri dei Comandi Provinciali di Crotone e Catanzaro, coadiuvato in fase esecutiva dagli organi operativi territorialmente competenti, hanno eseguito una serie di misure cautelari adottate dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro con apposita ordinanza, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo e nell’ambito del procedimento penale n. 5946/10 DDA.
I provvedimenti hanno colpito 16 soggetti appartenenti ad una struttura di ‘ndrangheta di amplissima estensione territoriale, che aveva esteso la propria influenza sulle province di Crotone, Cosenza (basso Ionio cosentino), Catanzaro, Vibo Valentia (alto tirrenico), contando anche su propaggini a Roma, in Emilia Romagna e in Lombardia.
La cittadina di Cutro era l’epicentro dell’attività del gruppo malavitoso, caratterizzato da una rigida impostazione piramidale e verticistica capeggiata da Nicolino GRANDE ARACRI (classe 1959, attualmente detenuto e sottoposto al regime carcerario speciale del “41 bis”), considerato il “boss” della stessa Cutro e vertice della coincidente – ma meno estesa – struttura denominata Locale di Cutro.
Le indagini sfociate negli arresti odierni rappresentano un ulteriore approfondimento di quelle che già il 28 gennaio 2015 diedero vita a 36 “Fermi”, e hanno permesso di attribuire agli affiliati la responsabilità, a vario titolo, di una serie di reati quali:
– associazione di tipo mafioso (sia in termini di appartenenza organica che di concorso esterno);
– omicidio;
– ricettazione;
– estorsioni;
– usura;
– rapina;
– violazioni in materia di armi.
L’attuazione dell’ordinanza ha interessato i territori della provincia di Crotone (comuni di Cutro e Isola di Capo Rizzuto), il litorale Catanzarese e la città di Roma.
Tra le condotte contestate agli indagati:
– numerose estorsioni tese a imporre subappalti nella fase di realizzazione e gestione di un parco eolico;
– sistematiche estorsioni ai danni dei villaggi turistici del litorale ionico, a cui venivano anche imposti servizi e prestazioni da parte di ditte vicine al sodalizio criminoso;
– la partecipazione all’omicidio di Antonio DRAGONE, capo di una compagine avversa, commesso in quella località il 10 maggio 2004;
– il concorso esterno all’associazione, attraverso il tentativo di condizionare le decisioni delle Suprema Corte di Cassazione in merito ad un procedimento penale, anche mediante delle dazioni di danaro.
A partire dal 2010, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Crotone e gli omologhi del Comando Provinciale di Catanzaro, hanno scandagliato minuziosamente attività ed eventi delittuosi commessi a partire proprio dal 2004 e perpetrati sino a tempi recenti.
Un lavoro lungo e assai complesso, fatto di intercettazioni telefoniche e ambientali, raccolta di testimonianze e riscontri sul campo, ha permesso agli investigatori e all’Autorità Giudiziaria inquirente di ricostruire un quadro analitico di ruoli e responsabilità di quello che è, a tutti gli effetti, uno dei gruppi malavitosi più aggressivi sul territorio.
Dei 16 destinatari di provvedimenti cautelari odierni, in sei si trovavano in stato di libertà: due (Grazia VELOCE e Esterino PETA) sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, mentre per gli altri 4 (Antonio GRANDE ARACRI, fratello di Nicolino, Rocco CORDA, avvocato, nonché Salvatore SCARPINO e Giuseppe ALTILIA) si sono aperte le porte della Casa circondariale di Catanzaro.
Altri dieci soggetti (Nicolino GRANDE ARACRI, Angelo GRECO, Gennaro MELLEA, Francesco LAMANNA, Alfonso DILETTO, Vito MARTINO, Romolo VILLIRILLO, i cugini Pasquale e Michele DILETTO, Giuseppe CELI) erano invece in stato di detenzione presso le carceri della stessa Catanzaro, oltre che di Milano, Oristano, Sassari, Spoleto, Taranto, Torino e Viterbo, in virtù dei già detti “Fermi” del gennaio 2015 o delle ordinanze cautelari attuate nella ricollegata indagine “Aemilia”, condotta dai Carabinieri dell’Emilia Romagna sotto la direzione della D.D.A. di Bologna.
Su ulteriori personaggi sono stati raccolti elementi tali da configurare responsabilità di rilievo, pur in assenza di presupposti che consentissero l’adozione di provvedimenti cautelari.