“La piccola ripresa dell’attività imprenditoriale del 2012 è già in frenata: nel terzo trimestre il saldo iscrizioni-cessazioni è ancora positivo, ma è più che dimezzato rispetto al dato di giugno. In totale, nei nove mesi di quest’anno, hanno chiuso i battenti 279mila imprese, e il saldo positivo si è ridotto a uno striminzito 19.984 in tutto il periodo.
Su queste migliaia di chiusure, come pure sulle tante nuove aperture, c’è chiaramente il marchio della crisi. Non è un caso che l’angosciante mancanza di lavoro abbia spinto nel terzo trimestre molti italiani a costituire ditte individuali, il fenomeno di gran lunga più consistente rispetto a tutte le tipologie di impresa. La risposta da dare non è certo quella di tasse più alte o le pur positive disponibilità mostrate dal Governo sulla produttività, che non può che lambire il vastissimo mondo delle piccole imprese. Serve ricreare un clima di fiducia che ancora manca e occorrono interventi forti per rilanciare il mercato interno ed i consumi con decisioni precise, risorse certe da ricavare con un più coraggioso taglio delle spese e tempi rapidi di attuazione. Al Governo chiediamo allora di convocare un tavolo di confronto con le parti sociali per un esame serio ed approfondito delle questioni che possono riaprire una stagione di crescita, a partire dalla indispensabile riforma fiscale che riduca il peso della pressione tributaria su imprese, lavoro e famiglie, con un piano che possa essere sostenuto anche dopo le elezioni del 2013 pure dai partiti che hanno appoggiato l’attuale governo. E chiediamo di agire in questa direzione prima di gennaio, se non vogliamo che anche l’anno prossimo sia un periodo di segni meno, con una disoccupazione che cresce ed una nuova emorragia di imprese. La politica economica va ricondotta ad una visione di assieme e di assunzioni di chiare responsabilità da parte di tutti senza la quale non si va da nessuna parte. E noi temiamo fortemente che se non si determina una svolta profonda quel declino che tutti vogliamo a parole esorcizzare rischierà di profilarsi come una seria minaccia per il futuro del Paese”.