I finanzieri della Tenenza di Scalea (CS) a conclusione di un’indagine a tutela del bilancio nazionale hanno denunciato 174 persone per una truffa ai danni dell’I.N.P.S. per 5.000.000 di euro quale indebita percezione di assegni sociali.
L’indagine, svolta in costante sinergia con il Procuratore della Repubblica di Paola ha consentito di portare alla luce una particolare ipotesi di frode finalizzata alla percezione di quella peculiare provvidenza economica prevista dalla legge n. 335 del 1995, ovvero l’assegno sociale, una forma di “aiuto” erogato dall’I.N.P.S. a cittadini con particolari difficoltà economiche che abbiano compiuto 65 anni e siano residenti stabilmente in italia.
Il meccanismo truffaldino consisteva nello stabilire fittiziamente la residenza nel territorio dello stato italiano al solo scopo di percepire indebitamente il beneficio previdenziale.
Dai controlli effettuati è emerso che solo “sulla carta” i 174 beneficiari denunciati all’A.G. di Paola, erano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per ottenere l’assegno sociale.
I soggetti, infatti, rientravano volutamente in italia dai paesi dell’America Latina o dagli U.S.A. per richiedere la provvidenza, restavano in italia pochi mesi, giusto il tempo per acquisire la residenza, aprivano un conto corrente o libretto bancario/postale e presentavano all’I.N.P.S. la documentazione occorrente per l’ottenimento del beneficio.
Tutto apparentemente in regola, con un piccolo particolare, la residenza dei soggetti in italia che, contrariamente a quanto previsto dalla legge, non aveva i caratteri della continuità.
Ed infatti, raggiunto lo scopo ed ottenuto il riconoscimento dell’assegno sociale i beneficiari ripartivano per l’estero per fare ritorno nei paesi dell’America Latina o negli Stati Uniti, paesi di provenienza della maggioranza di essi.
Nel corso delle indagini sono state monitorate circa 200 posizioni sospette ed è stata acquisita tutta la documentazione bancaria e postale inerente ai conti correnti e ai libretti di risparmio su cui venivano accreditati gli assegni sociali dall’I.N.P.S., il cui esame ha consentito di rilevare come i beneficiari dell’assegno effettuassero prelievi direttamente dai paesi dell’America Latina e dagli Stati Uniti.
E per acclarare la loro effettiva assenza dall’Italia sono stati effettuati, sia sopralluoghi presso gli indirizzi di residenza, che una serie di riscontri sui passaporti per verificare i visti di entrata ed uscita dal nostro paese.
E’ emerso, infatti, che durante il periodo di riscossione della provvidenza economica dall’I.N.P.S., anziché avere una stabile e continuativa residenza in Italia, si allontanavano per anni dal territorio nazionale per andare a vivere, nella maggior parte dei casi, in Argentina.
Ad esempio un soggetto di 69 anni, emigrato dal Brasile in Italia nell’anno 2004, aveva ottenuto la residenza a Belvedere Marittimo per poi partire nuovamente per l’Argentina per un periodo di 14 mesi.
Nel 2005 faceva rientro in Italia per aprire un libretto di risparmio postale appositamente per l’accredito dell’assegno sociale.
Infatti di lì a poco presentava la richiesta per l’ottenimento di tale beneficio presso la sede I.N.P.S. di Scalea.
Dopo aver ottenuto la concessione dell’assegno sociale, faceva nuovamente rientro in Brasile, dove effettivamente conduceva la sua vita, tornando in Italia solo dopo due annni per “riscuotere” quanto indebitamente era stato accreditato sul suo libretto di risparmio.
Praticamente questo soggetto aveva dimorato solo alcuni giorni nel nostro paese, proprio per procedere ai prelevamenti delle somme derivanti dall’assegno sociale.
Altro caso analogo è quello di un soggetto di 74 anni, residente a Scalea che nel 2004 apriva un libretto di risparmio postale per l’accredito dell’assegno sociale.
Anche in questo caso veniva subito presentata ed ottenuta la richiesta per l’ottenimento del beneficio all’I.N.P.S..
Dopo un anno, tuttavia, si recava definitivamente in argentina, risultando così iscritto all’anagrafe degli italiani all’estero (A.I.R.E.), ma continuando a percepire l’assegno sociale.
I 174 soggetti grazie a questo escamotage sulla residenza, per anni hanno beneficiato di una prestazione non dovuta arrivando a truffare l’ente previdenziale per 5.000.000 di euro.
La sede I.N.P.S. di Scalea, inoltre, anche per le anomalie che man mano emergevano nel corso dell’indagine, ha sospeso il pagamento del beneficio in questione evitando che venissero indebitamente percepite ulteriori somme per 1.567.000,00 di euro.
A conclusione delle indagini il G.I.P. del Tribunale di Paola, su proposta della Procura della Repubblica a quella sede, ha disposto il sequestro preventivo per equivalente di 229 unità immobiliari e 59 conti correnti per un valore di circa un milione di euro nei confronti dei soggetti indagati.