Venerdì 29 novembre Aula Magna Istituto Comprensivo Nosside-Pytaghoras Reggio Calabria. “Quali orientamenti per i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e bisogni educativo speciali (BES). E’ su questo tema che nei giorni scorsi, su iniziativa dell’Anffass onlus, soggetto accreditato per la formazione del personale della scuola, si sono confrontate esperti e rappresentati istituzionali, della scuola e degli Enti locali.
“L’Anffas Onlus di Reggio Calabria è fortemente impegnata nel ribadire e difendere il ruolo centrale dell’istituzione scolastica che è il primo luogo di formazione che una persona incontra dopo la famiglia. “Il diritto allo studio – ha sottolineato la prof.ssa Maria Anna Quero, neuropsichiatra e presidente Anffas Onlus Reggio Calabria – permette alla persona con disabilità di assumere e svolgere un ruolo attivo in ogni ambito delle relazioni sociali, permettendogli di costruire e realizzare un adeguato progetto di vita. Attraverso attività informative, come quella odierna, e formative l’Anffas Onlus conferma la propria disponibilità a collaborare per il miglioramento delle pratiche inclusive nella scuola attraverso un dialogo e un confronto costruttivo con le istituzioni, sia esse scolastiche che extrascolastiche per individuare soluzioni efficaci, nel rispetto della normativa vigente, delle reciproche competenze professionali e dei compiti istituzionali”.
Per l’amministrazione provinciale ha portato il suo saluto l’assessore alle Attività produttive, Politiche del personale e sindacali, dr. Domenico Giannetta.
L’incontro, svoltosi nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo Nosside-Pytaghoras era patrocinato dalla Provincia di Reggio Calabria e dal Consiglio regionale della Calabria. La psicologa e psicomotricista dr.ssa Giusy Bartolo ha spiegato cosa si intende quando si parla di ‘disturbi specifici dell’apprendimento” (DSA). “Si tratta – ha affermato – di disturbi evolutivi e specifici che interessano l’ambito degli apprendimenti scolastici e coinvolgono specifici domini di abilità lasciando intatto il funzionamento cognitivo e generale. Il bambino con DSA – ha ancora detto la Bartolo – è un bambino con Bisogni Educativi Speciali (Bes) in quanto il suo funzionamento nell’apprendimento e nello sviluppo incontra qualche difficoltà che può avere come conseguenza uno scarso profitto scolastico. L’utilizzo dell’acronimo BES sta ad indicare, infatti, una vasta area di alunni per i quali il principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla legge 53 del 2003, va applicato con particolari accentuazioni in quanto a peculiarità, intensività e durata delle modificazioni”.
La direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 riguardante gli “Strumenti di intervento per alunni con BES e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” è stata trattata dalla dr.ssa Sara Giustra, educatore pedagogista. “Questa normativa – ha spiegato – delinea e precisa la strategia inclusiva della scuola italiana al fine di realizzare appieno il diritto all’apprendimento per tutti gli alunni e gli studenti in situazione di difficoltà, e completa – ha sottolineato – il tradizionale approccio all’integrazione scolastica estendendo il campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità educante all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali (BES), comprendente, “ svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.
Sulla legge regionale n. 10 del 2012, recante “Disposizioni in favore dei soggetti con DSA”, si è soffermato il funzionario regionale dr. Antonio Cammareri. “Una legge – ha evidenziato Cammareri – che oltre che definire i campi di intervento legati a specifici disturbi, quali la dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, si propone di promuovere la diagnosi veloce di questi disturbi e nel contempo garantire le condizioni affinché i soggetti con DSA si realizzino nella scuola, nel lavoro, nella formazione professionale e in ogni altro contesto nel quale sì sviluppa e realizza la persona”.
Norme che nella loro applicazione pratica sono state trattate dalla neuropsichiatra dr.ssa Domenica Puntorieri, che ha tracciato il percorso attraverso il quale viene definita una diagnosi sui bambini con DSA o BES. “Bambini – ha affermato la Puntorieri – che non hanno diritto all’insegnante di sostegno ma per i quali si fa un gran lavoro di recupero ed integrazione”.
La psicologa dr.ssa Maria Scordo, organizzatrice dell’incontro assieme alla dr.ssa Maria Anna Quero si è soffermata sull’importanza che riveste il dialogo che deve esistere fra la scuola la famiglia e gli operatori sanitari per assicurare il massimo un benessere del minore in difficoltà. “In tutto questo – ha aggiunto – riveste grande importanza una individuazione tempestiva del disagio, già dalla scuola materna, perché consente agli insegnanti e ai genitori di predisporre gli interventi più opportuni. La scuola – ha spiegato – è la sede di tutti gli eventi più importanti, in positivo e in negativo, nel determinare il percorso di un ragazzo, ed i docenti insieme alla famiglia dovrebbero migliorarne l’autostima, premiarne lo sforzo piuttosto che il risultato, in quanto l’obiettivo che si condivide è lo stesso…l’istruzione del bambino. La dr.ssa Scordo ha inoltre brevemente illustrato la situazione psicologica dei bambini e ragazzi con DSA e BES “che spesso – ha detto – non presentando deficit gravi e progressivi non possono avere un aiuto ulteriore costituito dalla presenza del docente di sostegno. E spesso succede che sia loro, sia i rispettivi insegnanti vivano esperienze difficili, perché i primi non vedono nessun vantaggio nel frequentare la scuola, e i secondi si sentono in difficoltà nell’affrontare e nel gestire situazioni che non rientrano nella “norma”. Si tratta di ragazzi che non “stanno bene” a scuola, che la subiscono; è ovvio che la scuola non può e non deve fare tutto. In un sistema formativo integrato essa svolge un compito importante, ma non esclusivo, anche se fondamentale”.
Dal suo ruolo di dirigente scolastico, la dr.ssa Francesca Fedele ha esposto la gestione del disturbo e le difficoltà della scuola sostenendo che l’integrazione e l’inclusione siano modelli educativi da seguire. Ha inoltre parlato di individualizzazione e personalizzazione e del piano didattico personalizzato ‘Pdp’ e del il piano annuale per l’inclusività, affermando come quest’ultimo sia lo sfondo e il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno. “Bisogna valutare le diversità – ha spiegato – sostenere gli alunni, lavorare con gli altri”.
Sulla stesura del ‘Pdp’ Piano didattico personalizzato e sul significato degli strumenti compensativi si è soffermato il dirigente scolastico prof. Giuseppe Romeo.
Ha chiuso gli interventi la logopedista dr.ssa Angela Grasso, trattando gli approcci multidisciplinari per la riabilitazione dei BES. La Grasso ha evidenziato l’importanza di una comunicazione- linguaggio condivisa tra famiglia, scuola e operatori sanitari. Ha inoltre spiegato, attraverso la descrizione di due casi reali, come prevenire eventuali difficoltà di apprendimento nei diversi quadri clinici e sottolineato l’importanza “degli incontri con la scuola finalizzati – ha spiegato – all’individuazione di strategie didattiche personalizzate e l’utilizzo di misure dispensative e strumenti compensativi”. Ed ha concluso con una massima di Albert Einstein: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”.
Il cammino dell’Anffas onlus di Reggio Calabria proseguirà con altre giornate di formazione che si concluderanno nel mese di maggio del 2014. Prossimi appuntamenti, il 7 febbraio 2014 sul tema: “Concetti di disabilità, DSA /BES – le diverse tipologie di disabilità e i relativi approcci”, e l’8 febbraio con un “Excursus normativo: dal documento Falcucci ad oggi – Tempestività della diagnosi e precocità dell’intervento (dal disabile ai BES)”.