Reggio Calabria – Riceviamo e pubblichiamo – Dal 2010 al 2012, gli anni della crisi, il treno delle vacanze estive ha perso il 13% dei vacanzieri passando dal 79% al 66% che “resiste”. Sono 33,3 milioni quest’anno coloro che andranno nei luoghi di villeggiatura ma erano 39 milioni appena due anni fa. E che la crisi condizioni i programmi degli italiani lo dimostra il fatto che se nel 2010 proprio la fase recessiva spingeva il 13% a non andare in vacanza ora i rinunciatari arrivano al 20%. E comunque ad influire sulle scelte delle ferie estive dominano il fattore reddito disponibile (quest’anno al 39%), la preoccupazione per la situazione economica (22%), le tasse (10%) new entry del sondaggio che segnala ancora una volta il peso di un fisco insostenibile. Malgrado le difficoltà la voglia di vacanze non abbandona gli italiani che anzi si rivelano per nulla abitudinari: ben il 60% ama cambiare ogni volta la località per ”staccare” dagli impegni familiari e di lavoro. Ma chi decide dove andare? Prevale la “collegialità”: per il 46% in famiglia si decide con un compromesso. Ma c’è anche una agguerrita pattuglia di decisionisti, il 12%, che non ammette intrusioni, mentre un altro 15% preferisce concordare la vacanza con gli amici. Infine un 9% ritiene opportuno decidere in base alle esigenze dei figli. Le vacanze in tempo di crisi assumono anche un altro connotato, il “fai-da-te” che emerge sia prima della partenza con il 45% che prenota il viaggio da solo (era il 43% nel 2010) sia durante la vacanza “cucinando da sé” che vede il 32% aggirarsi attorno ai fornelli o davanti ad un barbecue (era il 26% nel 2010 e addirittura solo il 19% l’anno scorso). Anche se il sedersi al tavolo del ristorante o di una pizzerie continua a sedurre il 47% dei vacanzieri (sia pure in calo rispetto al 54% del 2011). E che si punti a risparmiare non si nota solo dalla borsa della spesa sempre più frequentemente fra le mani delle famiglie in vacanza ma anche da altre scelte: cresce di 10 punti ad esempio la preferenza per alberghi a due stelle (dal 6 al 16%) mentre in assoluto prevale l’orientamento verso le 3 stelle che però scontano una flessione (dal 66% del 2010 al 59% di quest’anno). Intanto calo nei villaggi turistici mentre le presenze nei campeggi si attesta al 7% ma, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi per il soggiorno nei campeggi e nei villaggi turistici, si assiste ad una contrazione della durata media del soggiorno e sul incoming si registrano cancellazioni dai principali mercati generatori di domanda verso l’Italia (Francia, Germania, Svizzera e Austria). Scelta la meta e con la valigia in mano bisogna pensare alla durata della vacanza ed al bugdet disponibile: la durata rimarrà stabile rispetto ai due anni precedenti assestandosi sui 12 giorni medi. Il 35% non supera il muro delle due settimane (con il 18% che si limita ad una permanenza fuori casa di una settimana) mentre solo il 26% si orienta su vacanze più lunghe, in particolare i residenti nelle regioni del Nord-Ovest ed i pensionati che però sono particolarmente attenti a scegliere mete, pernottamenti e periodi compatibili con le loro risorse. Quanto al bugdet sale leggermente rispetto al 2011 con 906 euro contro 823 dell’anno precedente. Ovvero la spesa complessiva sarà di 30 miliardi. Cifre entrambe inferiori però rispetto ai 1022 euro del 2010 e comunque sotto i mille euro. E si sente in particolare il peso del caro-carburanti (visto che comunque il mezzo preferito per fuggire dalle città resta l’auto cui si affida il 64% mentre appaiono in leggero calo aerei e navi). Si profila, invece, un bugdet decisamente ridotto per i giovanissimi (attorno ai 500 euro). Il mese leader è più che mai agosto nel quale si concentra ben il 55% dei vacanzieri (il 53% nel 2010, il 52% nel 2011), mentre un 36% resta fedele come negli scorsi anni a luglio ed un 19%, dato leggermente superiore al 2011 e 2010, vira decisamente su settembre. La concentrazione delle ferie provoca una netta flessione delle vacanze fuori stagione che con il 36% calano del 5% rispetto al 2011. Agosto sugli scudi dunque e soprattutto agosto al mare che resta l’approdo di gran lunga preferito: anzi quest’anno con il 53% di preferenze ed un balzo di 5 punti rispetto al 2011 e di 4 punti sul 2010 inverte una tendenza al declino che procedeva dal 2009. 7 italiani su 10 resteranno nel nostro Paese, mentre uno su cinque non si muoverà dalla propria regione. Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Calabria e le isole riscuotono i maggiori successi. L’indicazione dell’Emilia-Romagna suona di auspicio per un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile, ma è anche un segnale alle Istituzioni perché sostengano le attività economiche e turistiche di quelle zone. La vacanza diventa una semivacanza in quanto pare non riesce ad eliminare del tutto la componente ansiogena verso la tenuta del lavoro e nei confronti delle preoccupazioni per la crisi: con internet e smartphone l’ufficio si fa mobile ed arriva anche sulla spiaggia, nei boschi. Si profila insomma sulla sabbia e fra i lettini degli stabilimenti balneari un duello fra la musica, i richiami degli altoparlanti e gli squilli dei telefonini. Il 32% infatti confessa di portare il computer con sé per la posta ed il lavoro con un aumento del 15% rispetto al 2010 e del 5% rispetto al 2011. Ed il 18% usa il cellulare per motivi di lavoro come nel 2011, ma con un aumento del 3% rispetto al 2010. Se si pensa che la richiesta di avere un collegamento internet nella camera d’albergo è salita in 5 anni del 13% (era il 10% nel 2008, ora è del 23%) ci si rende conto che la vacanza tecnologica ormai è una realtà sempre più insostituibile. Tra difficoltà reali ed ansia una domanda diffusa è: dove vai senza consultare le previsioni del tempo? E difatti il 79% degli italiani in procinto di partire non si lascia sfuggire questo appuntamento (era già il 76% nei due anni precedenti) dal quale sembra non poter prescindere prima di mettere in moto la macchina o recarsi in stazione.

Per CONFESERECNTI – in questa situazione di crisi sarebbe davvero suicida pensare ad aumenti Iva o ad altri balzelli fiscali con il bel risultato di affossare il turismo italiano che invece necessità di promozione ed incentivi per poter essere quella grande risorsa per la ripresa economica. Un’operazione crescita senza il turismo infatti è un non-senso: chiediamo al Governo una sede di confronto rapida per definire una vera politica di rilancio del settore. Prioritario a questo proposito è l’avvio di una consultazione preventiva con le Associazioni del settore e con le Regioni che, proprio in questi giorni, si sono riunite in Sardegna ed hanno stilato un documento al riguardo sul piano strategico che il ministro Gnudi sta predisponendo e che presenterà al Governo per una sua veloce approvazione.”

 

 

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