Paolo Arcuri, nato e residente a Carlopoli, pubblica il suo primo romanzo con le Edizioni Ursini di Catanzaro ed entra subito nella terna dei finalisti del premio letterario “Terra Petrosa”, organizzato dal Comune di Vibonati (Salerno) e giunto alla quinta edizione. “Sandali di ortica”, questo il titolo del libro, riesce quindi a catturare l’interesse della qualificata giuria tecnica ed entra a pieno titolo tra i tre libri che domenica 21 agosto, nella piazza principale del borgo marinaro di Villammare di Vibonati, alla presenza dei rispettivi autori, si contenderanno il Premio “Terra Petrosa” 2011, sulla base dei voti che esprimeranno 50 lettori-elettori ai quali l’amministrazione comunale ha già distribuito i tre libri finalisti. Gli altri due romanzi sono ”Re di bastoni, in piedi” di Francesca Battistella e “Il compleanno di mia madre” di Maria Regina Simonetti. “Essere finalista in un premio così prestigioso – ha dichiarato Paolo Arcuri – è già un grande onore che mi spinge a coltivare con passione questo bellissimo hobby. Ecco perché sento la necessità di ringraziare l’editore Ursini per aver creduto in me, ma soprattutto per aver inviato il mio volume, tra i tanti che ha pubblicato, a questo prestigioso premio riservato alla narrativa edita. Tutto avrei pensato tranne che io, operaio edile in una regione così avara di occasioni, sarei riuscito a scrivere un libro che potesse suscitare l’interesse di qualificati giurati”. “Attraverso Sandali di ortica (sottotitolo: storia di un sovversivo calabrese) – sostiene Nuccia Fratto Parrello – Paolo Arcuri consegna ai lettori il messaggio e la responsabilità di trovare le mille facce del male nella vita e nella Storia”. Accanito lettore e cultore appassionato di memorie, l’autore costruisce il suo romanzo, che definisce di “carattere storico”, sulla base di alcuni episodi del nonno, vissuto durante l’epoca fascista; episodi che la madre gli ha raccontato con dovizia di particolari. “Da sempre – sottolinea Arcuri – mi ha affascinato la figura di quest’uomo, che io non ho mai conosciuto, essendo nato due anni dopo la sua morte. E’ l’incredibile e travagliata esistenza di un contadino, quasi analfabeta, costretto dalla miseria ad emigrare in Francia per lavoro. Lì fu coinvolto politicamente nella militanza antifascista comunista, che lo portò a subire per lunghi anni, fino alla caduta del regime, l’infame marchio della rubrica di frontiera, dove fu notificato come sovversivo politico di fede comunista”. Un romanzo, quindi, con le giuste credenziali per suscitare grande interesse.