Riceviamo e pubblichiamo – <<La regione Lombardia adotta la moneta complementare, ispirandosi a Progetto Sicilia; la Catalogna lo desidera, la Sardegna lo promuove… e la Regione Siciliana: dorme! Ci penserà il popolo, con leggi proprie. Mentre la Sicilia affonda nella ridicolaggine dei nostri governanti, incapaci di vergare una legge finanziaria cassàta dal Commissario dello Stato, che arriva persino a ricordare le norme dello Statuto speciale sull’ordine pubblico al Presidente della Regione (che quella carta dovrebbe conoscere a memoria, ma non è questo il caso), sottilmente irridendo alla incompetenza anche dei 90 deputati regionali, la cui funzione obbligatoriamente li spingerebbe a conoscere il documento in base al quale essi sono lì inchiodati; mentre avviene questo marasma, la regione Lombardia porta in consiglio regionale un progetto di moneta complementare per aiutare lo scambio di merci. L’idea pare fosse del vecchio consiglio, ma è stata riproposta adesso, e con una celerità che fa pensare. Persino i pentastellati “grillini”, oltre al gruppo NCD e Forza Italia, oltreché ad alcuni del PD però titubanti, l’hanno approvata.
Ma guarda caso, e in queste circostanze il caso non esiste, il progetto “lumbard”, così la stampa secondo il giornale di Confindustria Sole 24 ore ha definito la moneta non moneta- perché sarà virtuale senza conio, hanno precisato: nessun simbolo “padano”…-, lo abbiamo inventato noi in Sicilia, e lo stiamo portando avanti: è il Grano, ovvero Progetto Sicilia, da cui il libro dell’artefice, Giuseppe Pizzino. Nihil sub sole novum, naturalmente.
Qui è inutile la sviolinata, che sarebbe molto piaciuta al maestro di Storia patria professor Santi Correnti, sulla Sicilia madre “del tutto”, eccetera… vero è che Pizzino in aprile del 2013 ha inviato copia del libro “Progetto Sicilia” al governatore (lì si chiama così, noi che abbiamo duemila anni di storia, abbiamo… il Presidente!) lombardo ed ex ministro Roberto Maroni. Atteniamoci ai fatti. Così “Il Giornale” del 31 gennaio parla della moneta complementare che si sta mettendo in opera in quelle terre un tempo dei Galli Senoni (remember Brenno?): “Di fatto gli uffici del Pirellone sottolineano come la Regione non possa disciplinare la materia monetaria che spetta unicamente allo Stato. Ma è sua facoltà incentivare un accordo tra privati che si possono associare in un circuito territoriale che utilizza denaro alternativo. Una soluzione pensata «per aiutare le imprese paralizzate dal blocco del credito, il credit crunch, operato proprio dagli stessi istituti di credito» aveva spiegato una delle anime del progetto, l’allora vice presidente leghista della Regione Andre Gibelli oggi diventato segretario generale nell’era Maroni. I vantaggi? È una moneta, dicono, che costa di meno perché è indipendente dai mercati finanziari, non ha interessi bancari, incentiva gli scambi perché essendo svalutabile non si ha interesse ad accumularla e così fa emergere l’economia locale. Solo fantaeconomia?
Il meccanismo funziona come un baratto. Per avere accesso ai «Lombard» imprese o soggetti singoli, privati o pubblici, devono iscriversi al «circuito di credito» nel quale ci sarà un istituto di garanzia (che potrebbe essere Finlombarda) predisposto per l’emissione. Il «Lombard» non sarebbe carta né moneta sonante, ma denaro «virtuale» che verrebbe caricato su un «borsellino digitale», una sorta di conto collegato con la Carta regionale dei servizi. Il principio poi è quello dello scambio: ne prendi tanto quanto ne devi spendere. Si crea e si distrugge nella transazione, dunque non si accumula, non si converte in euro, non fa ricchezza. È una camera di compensazione tra debiti e crediti tra imprese, non in moneta corrente e che riduce l’esposizione bancaria. Viene emessa senza interessi bancari e favorisce il pagamento a breve termine” .
La Lombardia non è la Sicilia, non ha il nostro Statuto, non hanno fatto una guerra civile per averlo: loro…. E neppure sono siciliani, con i pregi e i difetti che questo comporta. E anche se Giuseppe Pizzino dice, giustamente, che non potevano chiamarlo Grano, loro sono lombardi, anche se non alla prima crociata. Loro non possono parlare di moneta “nazionale”, storicamente discettando, sempre senza discutere l’Euro. Noi, sì.
Precisiamo che sia Artur Mas, Presidente della regione autonoma (speriamo presto indipendente dalla Spagna, per questo siamo intimamente catalani, con gli amici di Barcellona e di tutta la regione mediterranea) di Catalogna, ha risposto alla proposta di Progetto Sicilia dicendo che vorrebbe adottarlo ma non può appieno perché non ha… il nostro Statuto, anche se si sta attrezzando; sia la regione Sardegna -dove il progetto è stilato pari pari da quello del Grano, con esplicito riconoscimento da parte dell’imprenditore Sanna- sono ricettive per l’applicazione del piano di moneta complementare. Solo che noi abbiamo l’arma, non segreta ma prevista dall’articolo 12, della legge di iniziativa popolare, per cui è il popolo che fa le leggi. Il popolo e i Comuni, con la delibera dei consigli comunali, ce ne sono già molti, che hanno promosso e sposato la causa della iniziativa per la prosperità ed il lavoro dei siciliani.
La differenza sostanziale è questa: Progetto Sicilia, divenuto legge regionale e supportato dai beni della Regione Siciliana attraverso l’Irfis Finsicilia, provvederà a dare lavoro a 250 mila siciliani nonché doterà coloro che non hanno fondi di un credito di 5000 grani, da spendere e con comodo rimborsare con il lavoro che si svolgerà. La proposta “leghista” pensa solo alle imprese, alla partita iva: noi pensiamo a tutti, imprenditori, impiegati, commercianti, ma con la corsia preferenziale per gli ultimi, i poveri, i bisognosi. Senza accattonaggio, con perfetta trasparenza e legalità. Vogliano o non vogliano i politici e i loro manutengoli in veste o cappa. E’ il popolo che decide, e il popolo quando si muove, specie quello di Sicilia, è sempre sovrano. Antudo!>>
Ufficio Stampa e Propaganda Associazione Progetto Sicilia