Sanità è un sostantivo che deriva dal latino sanitas -atis, da sanus che significa “sano”. Accostare quindi il termine “sanità” al concetto di “malasanità” sembrerebbe quasi un paradosso. Ma il sistema sanitario italiano è pieno di queste contraddizioni, tagli dei posti letto e pazienti che stazionano dalle 24 alle 72 ore in barella nelle corsie degli ospedali, in attesa di essere trasferiti in altre strutture, stipendi d’oro dei direttori e dirigenti delle Asl e per contro ospedali fatiscenti, carenti di macchinari, di dotazione di posti letto, assenza di norme deontologiche, personale medico e para-medico disinteressato e freddamente distaccato. Come non fare riferimento, poi, ai decessi dei pazienti determinati da incuria, disattenzione dei medici, cure sbagliate? Gli errori medici e/o la cattiva gestione e organizzazione dei servizi sanitari causano, in Italia, più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori. “Primum, non nocere”, “per prima cosa, non nuocere”, è l’insegnamento ippocratico e il primo comandamento dell’arte sanitaria ma l’errore, che deriva da omissioni, imprudenze, negligenza, è purtroppo insito nella pratica del curare e nei nostri ospedali, dal Sud al Nord, fatta eccezione per qualche rara eccellenza, diventa per il paziente sempre più difficile fidarsi di chi lo ha in cura. 1) “Medici, pazienti e avvoltoi” ma “Le vittime non siete voi!” E’ stato presentato lo scorso 24 febbraio lo spot “Medici, pazienti e avvoltoi” realizzato dall’Associazione Amami – Associazione Medici Accusati di Malpractice Ingiustamente – per difendere il mestiere dei medici, soprattutto di quelli che si sentono ingiustamente colpiti da pazienti che denunciano episodi di malasanità. A scatenare la scintilla della polemica il recente spot degli avvocati “obiettivo risarcimento”. I medici accusano di essere sempre più spesso il capro espiatorio: quasi fossero le VITTIME da tutelare. Ma l’Associazione Codici ha raccolto, in questi anni di attività, centinaia di storie di ordinaria malasanità, di malpractice medico-sanitaria, di genitori che hanno perso, per errore o negligenza medica, un figlio. Ritardi negli interventi, ospedali fatiscenti, ambulanze vetuste, carenza di personale, reparti in tilt e sovraffollati. Non solo, lunghe liste d’attesa per prestazioni sanitarie che potrebbero salvare la vita, rapporto medico-paziente poco curato, sprechi e ospedali che pensano solo al profitto, rapporto posti letto/medici largamente sbilanciato. La sanità italiana è, dunque, piena di contraddizioni e a farne le spese sono i pazienti, le vere vittime di un sistema malato. Per questo Codici ha lanciato la campagna “LE VITTIME NON SIETE VOI!”. Non è solo uno slogan ma è l’urlo che molti pazienti o loro familiari alzano nei confronti di quei medici che si sentono il facile bersaglio da colpire con ingiuste denunce. E’ l’urlo contro un sistema lacunoso che ha perso di vista la centralità del paziente. Come se non bastasse, recente è il DDL 1134, “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di responsabilità in ambito medico e sanitario” volto a deresponsabilizzare i medici. Purtroppo un dejavù. Troppo spesso la classe politica si inchina al potere delle lobbies, mettendo in atto manovre finalizzate a deresponsabilizzare i sanitari. Il disegno di Legge 1134, d’iniziativa del senatore Amedeo Bianco, nonché Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, è fortemente sbilanciato a favore della categoria. Secondo Codici, è una legge “fatta in casa”, visto il ruolo del Presidente Bianco, che non ha rispetto per le vittime della malasanità e non tutela i pazienti. Il DDL è fatto da un medico a favore dei medici. 2) Gli e(o)rrori della medicina in Italia In Italia, le cifre degli errori commessi dai medici sono da bollettino di guerra. Ai decessi avvenuti in corsia per errori sanitari, sono da aggiungere i casi in cui, per l’errore di un anestesista o di un chirurgo, viene seriamente pregiudicata la salute del paziente. Una realtà sempre più presente che, spesso, si traduce nel disagio del malato in primis e nei costi economici e sociali elevati, poi. La stima dei casi di malasanità sembra quindi diffondersi a macchia d’olio, con punte che raggiungono l’inverosimile nelle regioni del Sud Italia: Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Sicilia. A testimoniarlo le numerose denunce per malasanità resi noti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori. Sulle 570 denunce, 117 provengono dalla Sicilia, 107 dalla Calabria, 63 dal Lazio, 37 dalla Campania, 36 da Emilia Romagna e Puglia, 34 da Toscana e Lombardia, 29 dal Veneto, 24 dal Piemonte, 22 dalla Liguria. Anche per quanto riguarda le persone che perdono la vita, le prime regioni in classifica sono Calabria e Sicilia. Le denunce per eventi con decesso del paziente sono state 87 in Calabria, 84 in Sicilia, 42 nel Lazio, 30 in Campania 30, 28 in Emilia Romagna 25 in Puglia e 22 in Toscana. 3) Il “caso” Sicilia SICILIA DENUNCE PER PRESUNTI ERRORI MEDICI DECESSI CRITICITA’ 117 84 – Inadeguatezza del comparto medico e finanziario – Mancanza di chiarezza sulle politiche di assunzione/reclutamento del personale – Incremento della mobilità interregionale – Rideterminazione delle dotazioni organiche – Inadeguati sistemi di emergenza urgenza – Mancanza di assistenza territoriale residenziale e domiciliare – Lunghe liste di attesa – Incremento della mobilità. Il quadro presentato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario fotografa una realtà agghiacciante. La Sicilia è, infatti, la prima regione d’Italia per denunce per errori medici. Su 570 raccolte, ben 117 provengono da questa regione: 84 sono stati i decessi. Tra le inefficienze riscontrate, le lunghe liste d’attesa per poter accedere a prestazioni sanitarie, per poter effettuare esami diagnostici a volte anche salvavita. A tal proposito, gli enti, le aziende e le strutture pubbliche e private che erogano prestazioni per conto del servizio sanitario sono tenuti ad indicare nel proprio sito, in una apposita sezione denominata «Liste di attesa», il tempi di attesa previsti e i tempi medi effettivi di attesa per ciascuna tipologia di prestazione erogata. Non tutte le strutture ospedaliere sono adempienti. A titolo esemplificativo, prendendo in considerazione Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello di Palermo, nonostante sul sito dell’Azienda Ospedaliera sia specificato che “Dal 01/06/2011 l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Palermo pubblicherà, con aggiornamento mensile, i dati relativi ai tempi di attesa medi delle varie prestazioni”, per ciò che attiene ai ricoveri programmati, l’aggiornamento è fermo a dicembre 2013. I tempi di attesa per un ricovero sono lunghissimi per diversi reparti. Chirurgia generale e di urgenza Patologie benigne dell’apparato digerente 237 giorni Laparoceli ed ernie 288 giorni Proctologia 216 giorni Chirurgia laparoscopica 146 giorni Chirurgia plastica e maxillo facciale Bambini anestesia generale 176 giorni Chirurgia mano 307 giorni Chirurgia della mammella 190 giorni Neurologia 185 giorni Otorinolaringoiatria Otite cronica 389 giorni Neoplasie v.a.d.s. 168 giorni Neoplasie tiroidee 127 giorni Urologia Neoplasie urologiche 118 giorni Interventi andrologici 655 giorni Litotrissia extracorporea ad onde d’urto 378 giorni Come si potrà immaginare, diversi ricoveri ed interventi indicati nelle tabelle sono salvavita e andrebbero effettuati in tempi piuttosto rapidi. La chirurgia della mammella viene effettuata, tra l’altro, nei casi di cancro mammario: 190 giorni di attesa potrebbero rivelarsi fatali. Stesso discorso per le neoplasie delle vie aereodigestive superiori (V.A.D.S.), tiroidee, urologiche ect. Ci si chiede, anche, come mai i tempi di attesa siano lunghi se il numero dei ricoveri è esiguo per alcune patologie. La litotrissia extracorporea ad onde d’urto è un trattamento per la calcolosi urinaria: a Villa Sofia – Cervello bisogna attendere 378 giorni per effettuare la terapia, eppure i ricoveri nel 2013 sono stati due ed il numero dei pazienti in attesa uno. La qualità della sanità pubblica in Sicilia lascia, quindi, a desiderare. Da una elaborazione Censis su Indagine Qog “The Quality of Government Institute” University of Gothenburg, realizzata considerando 172 Regioni di 18 Paesi Europei, la Sicilia ha raggiunto la 159esima posizione nell’ambito della “Qualità della sanità pubblica” e dell’ “Attribuzione di un trattamento equo nei servizi sanitari pubblici” ed il punteggio di 164 per l’ “Attribuzione di particolari vantaggi nella Sanità pubblica”. La Regione è terzultima tra le regioni italiane. Qualità della Sanità pubblica Attribuzione di particolari vantaggi nella Sanità pubblica Attribuzione di un trattamento equo nei servizi sanitari pubblici Paesi/Regioni Indice Rank sulle 172 Regioni europee Paesi/Regi oni Indice Rank sulle 172 Regioni europee Paesi/Regi oni Indice Rank sulle 172 Regioni europee Sicilia -1,5 159 Sicilia -1,5 164 Sicilia -1,3 159 Campania -1,6 160 Molise -1,5 167 Molise -1,3 160 Calabria -2,4 170 Calabria -2,0 172 Calabria -1,8 170 4) Le storie delle vittime L’Associazione Codici ha raccolto le storie delle vittime di malasanità in Sicilia. Sono racconti presi dai fatti di cronaca, racconti drammatici di malpractice sanitaria, di decessi degli ultimi mesi. – Tania Priolo morta per un ascesso dopo il giro degli ospedali di Palermo. Chiedono giustizia per la loro figlia morta per un ascesso curato male, in giro per gli ospedali palermitani. Tania Priolo, 18 anni è morta per un banale mal di denti, un semplice ascesso poi degenerato in infezione. Una patologia sottovaluta dai medici, secondo la famiglia. Trascurata, forse anche per motivi economici, secondo i sanitari che l’hanno avuta in cura. – Palermo, dopo il ricovero per 4 giorni, bimba di undici mesi muore in ospedale. I genitori presentano un esposto in Procura. Febbre alta e diarrea, poi la corsa in ospedale e il ricovero. Venerdì notte la tragica notizia: la piccola non ce l’aveva fatta. Il pm ha disposto il sequestro della cartella clinica e l’autopsia. Dal Di Cristina: “Piena fiducia nel nostro personale”. – Malasanità in Sicilia, 2 vittime e una donna in coma. Il primo caso a generare scalpore è stato quello accaduto presso la casa di Cura “Madonna del Rosario, a Catania, dove il decesso di un degente è stato comunicato, ai familiari, 10 giorni dopo. Ennesimo decesso, avvenuto in differenti circostanze, si sarebbe verificato a Trapani, dove una donna, nel giorno di San Silvestro, non è stata soccorsa da un’ ambulanza, chiamata a causa di una necrosi a un dito del piede. Le condizioni della donna sono peggiorate nella notte, portandola alla morte. Sul mancato soccorso è stata aperta un’indagine. – Morta dopo il parto: sei indagati per omicidio colposo La procura di Nicosia ha notificato un avviso di garanzia per omicidio colposo a sei persone, nell’inchiesta per il decesso di Antonina Seminara dopo un cesareo. Antonina Seminara è morta sull’elicottero dell’elisoccorso che la stava portando alla Rianimazione di Sciacca. Aveva atteso per quasi tre ore in ambulanza a Nicosia l’arrivo del velivolo che sarebbe dovuto arrivare da Caltanissetta. Ma l’elicottero era fuori uso e sono dovuti intervenire i carabinieri che hanno allertato l’elisoccorso di Palermo. Ma per la donna, alla sua prima gravidanza, era ormai troppo tardi. – Neonato muore alla clinica Triolo Zancla: genitori presentano denuncia. Un neonato è morto alla clinica Triolo Zancla di Palermo e i genitori hanno presentato una denuncia. La donna era arrivata domenica alle 11 per partorire. Sarebbe iniziato un lungo travaglio che si sarebbe concluso attorno alle cinque di mattina. Quando i medici avrebbero comunicato alla coppia che il loro figlio era morto. – Donna morta per un neo sospetto indagata anestesista del Policlinico La Procura ha disposto l’autopsia sul corpo della donna di 53 anni deceduta durante la fase preparatoria all’intervento chirurgico. Secondo l’ospedale, potrebbe essersi trattato di uno shock anafilattico – Marsala. Rosememarie Lakomski, di origine tedesca muore per ritardo del 118. – Agrigento. Ospedale San Giovannu di Dio di Agrigento, Salvatore Calzarano, uomo di 65 anni muore per mancato funzionamento della Tac. – Chemioterapia killer al Policlinico rinviati a giudizio medici e infermieri Nel 2011 una dose mortale, di dieci volte maggiore, uccise Valeria Lembo a 34 anni e buttò nella bufera l’ospedale Policlinico. A processo il primario Sergio Palmeri e la sua équipe Conclusioni Nonostante le evidenze, i decessi ed i danni fisici e morali che la cattiva pratica sanitaria provoca, i medici corrono ai ripari. Lo spot “Medici, pazienti e avvoltoi” che infanga la memoria di chi non c’è più e lede la dignità di chi, pur non perdendo la vita, ha visto seriamente compromessa la propria esistenza, ne è una triste dimostrazione. Oltre questo, l’utilizzo spregiudicato della cosiddetta medicina difensiva che, oltre ad allungare i tempi della diagnosi, a volte con drammatiche conseguenze, produce costi non indifferenti allo Stato. La relazione di fine legislatura presentata a gennaio 2013 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori ed i disavanzi sanitari della Camera dei Deputati ha portato numeri preoccupanti. L’incidenza dei costi della medicina difensiva sulla spesa sanitaria nazionale è del 10,5%: un costo per lo Stato, e quindi ai contribuenti, di 10 miliardi di Euro. A proposito di medicina “difensiva”, riprendiamo il grave episodio accaduto presso la clinica Villa Tiberia di Roma. Il paziente che si era rivolto al primario della clinica ha dichiarato di essere un caso di malasanità chiedendo di effettuare un intervento di proctologia per riparare i danni causati, a suo giudizio, da un’operazione di altra natura ‘riuscita male’. Il chirurgo ha preferito non intervenire sulla paziente quando questa ha raccontato di aver denunciato per malasanità il medico che l’aveva operato precedentemente. Una medicina questa che non tutela i pazienti, ma addirittura va contro di essi. Con la campagna “Le vittime non siete voi!” ed il “Viaggio nella malasanità in Italia” Codici chiede il contributo dei cittadini per raccogliere storie di malasanità. Con “Le vittime non siete voi!” e “Viaggio nella malasanità in Italia” sarà presentato anche un video dossier con i racconti delle vittime. Dopo la Calabria, l’Abruzzo e la Sicilia, sarà la volta di Roma. Per informazioni, segnalazioni i cittadini possono contattare l’Associazione allo 0655301808