La XIV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico premia “Le cime di Asclepio” . La giuria di qualità del festival di Licodia Eubea ha premiato il film del regista Filippo Ticozzi  ed ha assegnato anche due menzioni speciali a “Villa Rosa” di Alessandro Tricarico  e al film svizzero “Artemis, le temple perdu” di Sébastien Reichenbach, molto apprezzato anche  dal pubblico che però ha premiato “Approdi” del regista pugliese Lorenzo Scaraggi. Il premio “Antonino Di Vita” è stato assegnato all’archeologo Tzao Cevoli. Appendice del  festival  diretto da Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele  sabato 19 ottobre a Chiaramonte Gulfi che ospiterà una finestra sul cinema documentario siciliano

“Per l’eleganza, la sobrietà, l’essenzialità di un racconto che non ha bisogno di parole ma che, con la potenza delle immagini, dà vita alle opere d’arte e ci ricorda che la bellezza non vuole essere ingabbiata”. Con questa motivazione la giuria internazionale di qualità della XIV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea ha assegnato il premio Archeoclub d’Italia  a “Le cime di Asclepio” (Italia 2024, 18′), documentario di Filippo Ticozzi, realizzato con la consulenza scientifica di Maurizio Harari e Alla Letizia Magrassi, e prodotto da Officine Creative e Università di  Pavia.

Ma la giuria  – composta dall’autore e regista Massimo D’Alessandro; da Giulia Iannello, project manager di Magma – mostra di cinema breve; da Maria Turco, funzionaria archeologa della Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania e dal regista greco Vasileios Loules – ha voluto assegnare anche due menzioni speciali: a “Villa Rosa” (Italia 2023, 23′) fotoromanzo di Alessandro Tricarico, e a “Artémis le temple perdu (Svizzera 2023, 52′) di Sébastien Reichenbach, segno dell’altissimo livello qualitativo di questa quattordicesima edizione che si è conclusa domenica a Licodia Eubea dopo cinque giorni di proiezioni, incontri, mostre, masterclass e performance a tema “un patrimonio da salvare”,  con un bilancio più che positivo e che ha visto radunati nel cuore degli iblei produttori, registi, archeologi e specialisti dei beni culturali e della loro tutela e salvaguardia.

«E’ stata un’edizione che ha mantenuto le premesse – hanno detto i direttori artistici Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele –, siamo soddisfatti della qualità dei lavori presentati e del premio che la giuria, dopo molto discutere, ha assegnato privilegiando l’aspetto autoriale del film. “Le cime di Asclepio”, infatti, è un film concettuale che racconta lo smantellamento di un museo attraverso diversi punti di vista. E’ un film che tocca le corde emozionali, ed è anche in linea con il fil rouge di questa edizione del  festival che, ci piace ricordarlo, non è solo un festival divulgativo ma, per la sua varietà, un festival “conoscitivo” rivolto a quanti amano il cinema».

Scegliere tra i film in gara è stato un compito arduo anche per il pubblico che con il suo voto ha assegnato il premio Archeoclub d’Italia ad “Approdi” (Italia 2024, 45′) del regista pugliese Lorenzo Scaraggi; al secondo posto in ex aequo, con un gradimento pari a 8,4: “Guercino. Uno su Cento” di Giulia Giapponesi e “Palombara il borgo delle ciliegie” di Diego D’innocenzo. Terzo posto in ex aequo, con un gradimento pari a 8,3: “Franco Mezzena, l’Archeologia raccontata con il sorriso” di Nicola Castangia e Andrea Fenu, e “Artemis, le temple perdu” di Sebastien Reichemback.

Infine il premio “Antonino Di Vita” dedicato al famoso archeologo nume tutelare del festival, che ogni anno il comitato scientifico assegna a un professionista che ha speso la propria attività nella promozione e nella valorizzazione della conoscenza del patrimonio culturale, è stato consegnato all’archeologo Tsao Cevoli “…Per l’impegno costante nella protezione, nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale nazionale; per la grande attenzione prestata alla formazione di figure professionali altamente qualificate che supportino le Istituzioni preposte nelle attività investigative in contrasto al traffico illecito dei beni culturali.

Per la difesa dei diritti dei professionisti dei beni culturali, ed in particolare degli archeologi”

Il Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico, nato dalla sinergia tra le associazioni culturali ArcheoVisiva e Archeoclub di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto” e sostenuto da Sicilia Film Commission e MIC – Direzione generale Cinema e audiovisivo, quest’anno prosegue per la prima volta oltre i confini di Licodia Eubea con un appuntamento speciale a Chiaramonte Gulfi, che sabato 19 ottobre ospiterà una finestra sul cinema documentario siciliano di cui sarà ospite la regista palermitana Costanza Quatriglio.

I PREMI

Premio  ArcheoVisiva (giuria di qualità)

Le cime di Asclepio (Italia 2024, 18′) di Filippo Ticozzi

Consulenza scientifica: Maurizio Harari e Alla Letizia Magrassi

Produzione: Officine Creative, Università di  Pavia

Motivazioni: Per l’eleganza, la sobrietà, l’essenzialità di un racconto che non ha bisogno di parole ma che, con la potenza delle immagini, dà vita alle opere d’arte e ci ricorda che la bellezza non vuole essere ingabbiata.

Menzione speciale
Villa Rosa (Italia 2023, 23′) di Alessandro Tricarico. Produzione: Alessandro Tricarico

Motivazioni: Un film onirico eppure profondamente realista, un inno ai luoghi in cui sopravvivono le anime di chi li ha abitati

Artémis le temple perdu (Svizzera 2023, 52′) di Sébastien Reichenbach.
Consulenza scientifica: Sylvian Fachard    Produzione: Stéphane Goël, Climage.

Motivazioni: Per la capacità di offrire un ritratto a tutto tondo dell’archeologo e della sua professionalità, finendo con l’essere non solo un documentario archeologico ma un film sull’esistenza umana

Pemio  Archeoclub d’Italia (voto del pubblico)
Approdi (Italia 2024, 45′) di Lorenzo Scaraggi

Consulenza scientifica: Nicolò Carnimeo Produzione: Omero su Marte

Premio Antonio Di Vita (assegnato dal comitato scientifico)

Tzao Cevoli
Motivazioni: Chi si occupa di archeologia e di patrimonio storico-artistico dovrebbe sempre tenere bene a mente che il suo dovere, tanto professionale quanto etico, è di occuparsi non solo di ricerca ma anche, anzi soprattutto, di tutela e salvaguardia.

Proteggere il patrimonio culturale significa custodire la nostra memoria e la nostra identità. Trasversalmente significa preservare noi stessi e i nostri figli, il nostro futuro.

Farlo bene richiede passione, impegno, dedizione e coraggio. Tanto, specie quando si vive e si opera in territori difficili dove il contrasto alle archeomafie è una lotta, ed una lotta spesso ad armi impari.

Per l’impegno costante nella protezione, nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale nazionale; per la grande attenzione prestata alla formazione di figure professionali altamente qualificate che supportino le Istituzioni preposte nelle attività investigative in contrasto al traffico illecito dei beni culturali.

Per la difesa dei diritti dei professionisti dei beni culturali, ed in particolare degli archeologi.