«Frustrato ed impotente». Così si sente Ilario Ammendolia, sindaco di Caulonia. È lui stesso a denunciarlo al dott. Luigi Varratta, prefetto di Reggio Calabria, con una missiva che conclude con l’esortazione alla massima autorità istituzionale della provincia, a recarsi nel centro da lui amministrato. «Un comune – scrive – difficile per il suo territorio franoso che si riversa nelle valli e scende verso il mare»; un Comune che vanta, per estensione, la terza superficie del territorio provinciale e per il quale, pur se «la legge e le istanze istituzionali superiori», nel momento di assumere l’incarico gli hanno dato «poteri formali», non ha «nessuna possibilità reale di fronteggiare l’emergenza». E Caulonia, non nuova a situazioni simili, vive in effetti l’ennesima emergenza. Partendo dalla distruzione del lungomare, Ammendolia chiama in causa «la realizzazione del porto di Roccella». «Da qualche decennio – spiega – assistiamo a un’inarrestabile addentramento del mare che in alcuni punti assume una velocità inimmaginabile sino a qualche anno addietro. Il lungomare è stato travolto e ad ogni mareggiata si continua nell’opera di rovinosa distruzione. Qualche volta mi sembra di assistere ad una titanica sfida tra il mare che avanza e la montagna che scende». A preoccupare il sindaco non è solo l’incessante erosione della costa. Nella sua veste di responsabile della protezione civile, pur assolvendo con la sua presenza ad ogni stato di allerta – «smottamenti che mettono a rischio la vita delle persone», «sbarchi di clandestini», raggiungimento di località Salincriti «isolata da più giorni», tanto per citare qualche evento – di fatto non ha alcuna possibilità di agire in modo concreto. A Salincriti, in particolare, denuncia ancora Ammendolia, «ho trovato gente composta, seria e civilissima, senza nessuna voglia di speculazione sull’emergenza. Eppure le bestie sono alla fame, gli ammalati a rischio, i ragazzini per andare a scuola hanno trovato ospitalità dai parenti. Ho concordato con loro di mettere a disposizione in via provvisoria alcuni locali sicuri. Non si può aprire una nuova pista se non causando nuove frane». E situazioni «meno gravi» ma analoghe esistono nel retroterra montano, a Migliuso, Obile, Cufò, Agromastelli e Stefano». Tornando alla costa, al prefetto Ammendolia segnala le ordinanze di sgombero delle abitazioni e che nove persone sono alloggiate «in albergo, con costi alti per l’erario pubblico». Uno stato di pericolo, insomma, che «con uffici inadeguati e con cinque operai Lsu-Lpu» «non può essere facilmente affrontato. Il nostro territorio – aggiunge – è endogena emergenza. Eppure ancora non abbiamo avuto i fondi dell’alluvione 2008-2009. Il nostro bilancio è inconsistente. C’è nella mia comunità tanta gente disponibile e generosa di cui vado fiero, ma siamo con le mani legate». Il primo cittadino, insomma, fotografa un paese disastrato che sarebbe opportuno che il prefetto vedesse «con i suoi occhi, per farsi portavoce col governo» della realtà delle cose.
Gazzetta del Sud del 4.02.2010 – Armando Scuteri
(Immagine dalla rete)