Il sindaco di un paesotto fuori provincia, un avvocato cosentino e un altro di Monasterace, un asserito esponente dei servizi segreti, un architetto, il segretario di un istituti scolastico ma anche i casi più “terra terra” di una zia che vuole aiutare il nipote in difficoltà, del giovanotto che spera con una laurea di fare carriera nell’azienda del Vibonese per cui lavora, del vecchio e fraterno amico che fa il taxista, dei genitori conosciuti per caso che si dicono angosciati per il percorso universitario dei figli. E ancora il musicista con cui talvolta ha suonato, il genitore che vuole aiutare la figlia incinta, i numerosi studenti che si sono presentati da solo a chiedere i “servigi”.
In decine di verbali allegati agli atti dell’inchiesta, il principale indagato per la compravendita di esame alla facoltà universitaria di Giurisprudenza – l’ex responsabile della segreteria studenti, Francesco Marcello – racconta tutto, svelando i meccanismi del sistema per il quale nei giorni scorsi i pm Salvatore Curcio e Paolo Petrolo hanno chiesto 97 rinvii a giudizio. Nel mirino ci sono quattro funzionari (fra l’altro accusati di associazione per delinquere), due professori e la bellezza di 91 studenti, la maggior parte dei quali ormai laureati (accusati a vario titolo di falso, corruzione e distruzione di atti pubblici). A breve il gup fisserà l’udienza preliminare e ne darà comunicazione agli indagati. Qualcuno ha da tempo manifestato l’intenzione di patteggiare, qualcun altro è pronto a difendersi da ogni accusa professandosi assolutamente innocente.
Tra le fonti di prova – oltre alla denuncia dell’Ateneo che ha dato il via all’inchiesta, al materiale sequestrato all’Università, alle intercettazioni telefoniche e alle dichiarazioni di parecchi docenti che hanno disconosciuto le firme apposte sui documenti “incriminati” – ci sono dunque i verbali di Marcello. Il funzionario in numerose circostanze ha ammesso di aver falsificato le veline di colore giallo, facendo così risultare come superati esami mai effettivamente sostenuti dagli iscritti che si sarebbero rivolti a lui per accelerare o sbloccare carriere universitarie in chiaroscuro. Marcello, con dovizia di particolari, ha spiegato non solo i meccanismi della compravendita di esami con tanto di cifre pagate per una o più materie e la complicità di colleghi con i quali stando alle tesi della Procura sarebbe stata messa in piedi una vera e propria associazione, ma ha anche raccontato come e dove ha conosciuto la maggior parte dei beneficiari della falsificazione. Ne emerge uno spaccato di variegata umanità, dal padre angosciato al politicante traffichino passando per lo studente spregiudicato che preferisce la scorciatoia della truffa ai forse più difficili percorsi della legalità e del sacrificio. Incuriosisce in particolare un personaggio: a Marcello sarebbe stato presentato come esponente dei servizi segreti, avrebbe fatto da intermediario per alcuni “clienti” e alla fine, prima di sparire, sarebbe stato pagato dal funzionario con la bellezza di 40mila euro. Il sottobosco di questi personaggi popola sin dall’inizio le carte di quest’inchiesta particolarmente delicato, non foss’altro che per le implicazioni in termini d’immagine per l’Università. Che, comunque, pare esserne uscita bene: la linea dura decisa dall’ex rettore Francesco Saverio Costanzo e confermata dal successore Aldo Quattrone ha portato alla revoca, in autotutela, di decine di titoli di laurea; e si badi che l’Ateneo, nominata una commissione d’inchiesta interna che ha svolto veri e propri “processini” agli studenti, è intervenuto ancor prima che la Procura chiudesse la fase preliminare delle indagini di natura penale.
L’indagine, che copre un caro temporale dalla fine degli anni 90 (alcune ipotesi di reato sono infatti prescritte), è scattata dopo una denuncia del comitato tecnico del corso di laurea in Economia aziendale presentata il 16 novembre del 2006: un professore si era accorto che tra gli studenti iscritti alla sessione di laurea ce n’era uno che era certo non avesse mai superato l’esame della sua materia. Immediatamente la Procura ha delegato per le indagini i Carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria. E gli uomini del tenente colonnello Maurizio de Martino hanno raccolto le prove che nei prossimi mesi saranno oggetto del contraddittorio davanti al giudice per le udienze preliminari.
Gazzetta del Sud – Giuseppe Lo Re