Guardavalle Web riceve e pubblica – Polo Oncologico ed ex Ospedale Ciaccio saranno una sola entità giuridica e avranno sicuramente un ruolo di primo piano nel contesto della sanità regionale. La delibera 254 del 25 marzo con la quale la Giunta Regionale, in aderenza a quanto previsto dal Piano di rientro sanitario concordato con il Governo, ha rimodulato il riassetto della Fondazione Tommaso Campanella, sulla base della proposta avanzata dal Commissario delegato per l’emergenza socio-economica, va certamente in questa direzione perché assegna al Polo uno ruolo più chiaro, anche se, ad avviso di molti, dovranno essere rimosse alcune “zone d’ombra” riconducibili soprattutto ai rapporti con l’Università. La vicenda del riassetto della Fondazione Campanella, strettamente collegata al programma di realizzazione del nuovo ospedale, era stata oggetto di approfondita discussione da parte del Comitato tecnico-scientifico, nella seduta del 24 febbraio. In quella sede il Commissario aveva, infatti, proposto al Comitato una ipotesi di ridefinizione della Fondazione come Ente di diritto pubblico ad impostazione oncologica ed oncoematologica, proposta recepita a fine marzo dalla Giunta Loiero che ha così attuato il punto 4 del Piano di rientro. Ma c’è di più. Nei giorni scorsi la Giunta, tramite il Dipartimento Tutela della Salute, ha inviato al Ministero tutta la documentazione necessaria, predisposta dal direttore generale della Fondazione, ai fini della trasformazione in IRCCS. Gli ostacoli, comunque, in questi mesi non sono mancati. A partire dall’accreditamento della struttura per il quale l’Asp aveva posto una serie di prescrizioni, ora superate con il Decreto 153 del Dipartimento regionale Tutela della salute. La nuova realtà prevede l’attivazione di 130 posti letto, tra quelli del Ciaccio e della Fondazione, Una realtà sanitaria che, se ben integrata con il mondo accademico e con il previsto nuovo ospedale, potrebbe porre Germaneto al centro di tutta la sanità regionale di eccellenza e la Calabria potrebbe diventare punto di riferimento per altre regioni del Mezzogiorno. Siamo ancora all’inizio di un percorso certamente difficile, ma che comunque presenta alcuni dati positivi, A partire dalle convenzioni con l’Università, siglate già dal mese di ottobre su proposta del direttore generale della Fondazione e che hanno portato chiarezza sull’uso degli spazi destinati alla Fondazione e l’utilizzo delle attrezzature, per arrivare alla informatizzazione delle cartelle cliniche, certamente a buon punto, e all’acquisizione in pochi mesi di una Tac di nuova generazione. Allocando nell’attuale Campus universitario una struttura pubblica finalizzata alla diagnosi e alla cura delle malattie oncologiche ed oncoematologiche, si concretizzerà quindi l’esigenza più volte sottolineata da molti esponenti del mondo politico e sanitario catanzarese di promuovere una vera integrazione tra le varie strutture assistenziali pubbliche del territorio e la proposta di riassetto della Fondazione Campanella ben si presta – a detta di molti – a dare riscontri agli obblighi assunti dalla Regione in sede di Piano di rientro, ma anche alla ridefinizione dell’assetto della Fondazione medesima che potrà così uscire da questo periodo di incertezza caratterizzato, spesso, da scontri politico-istituzionali di non poca entità. Ora bisogna dar corpo alla volontà della ex Giunta regionale, attuando la modifica dell’accordo sottoscritto dall’Università con la Fondazione Campanella, nel senso di specificare che “questa – così come recita la deliberazione 254 – costituisce a tutti gli effetti una struttura pubblica che, nel rispetto della programmazione regionale, chiede il riconoscimento come IRCCS di diritto pubblico”. Che farà ora la nuova Giunta? L’augurio di tutti è che questo processo di riordino dell’intero settore abbia una ulteriore accelerazione e che nel breve termine anche la Calabria possa fruire di un centro di diagnosi e cura delle patologie tumorali di indubbia eccellenza. E’ il sogno di tutti, soprattutto delle famiglie di quei calabresi che per assistere i loro congiunti sono costrette a lunghe migrazioni, affrontando spesso enormi disagi e ingenti costi.
Vincenzo Ursini