Senza una programmazione efficiente dell’attività estrattiva, inutile parlare di Alta velocità, Statale 106, salvaguardia delle coste e altro.
Spesso negli ultimi anni si è sentito associare il potenziale sviluppo della nostra regione alla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. E’ evidente come tali opere, per la loro realizzazione, necessitino di enormi quantità di materie prime provenienti dalle cave presenti all’interno dei territori calabresi. Ma purtroppo, ad oggi, l’attività estrattiva nella nostra regione è assolutamente sottodimensionata, limitata nella diffusione e nelle quantità.
In Calabria non esiste né un catasto delle cave, né il P.R.A.E., e cioè il Piano Regionale delle Attività Estrattive, peraltro previsto sin dall’emanazione della Legge Regionale 40 del 2009. In assenza di questa programmazione, appare assolutamente inutile oggi parlare della realizzazione delle grandi opere calabresi, alcune delle quali previste dal PNRR, essendo impossibile l’approvvigionamento di decine di milioni di metri cubi di “inerti” (sabbie e ghiaia) da destinare all’Alta Velocità Ferroviaria, alla Statale 106, alle opere di salvaguardia delle coste, etc.
In base alla localizzazione delle cave, potrebbero essere, forse, programmate alcune opere in provincia di Cosenza, ma tutte le altre province sarebbero quasi interamente scoperte. Essendo molto costoso e pericoloso il trasporto attraverso camion, per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, ad esempio, l’unica possibilità concreta sarebbe quella di affidarsi alle materie prime provenienti dalla Sicilia, attraverso complicati trasporti su chiatte galleggianti, con possibili ricadute anche per la salvaguardia dell’ecosistema ambientale.
A tale proposito, occorre rimarcare che un sistema di regolamentazione del settore, condiviso con esperti e associazioni ambientaliste, sarebbe fondamentale per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. In assenza di pianificazione e concertazione sulle decisioni, come successo in altre regioni, il rilascio di singole autorizzazioni rischierebbe di mettere a repentaglio il nostro straordinario sistema paesaggistico e ambientale. In ogni parte del mondo il settore estrattivo è alimentato dagli imprenditori che operano al suo interno in accordo con le istituzioni del luogo. In Calabria, invece, si trovano senza certezze, cercando ogni giorno di aprire un dialogo continuativo con le istituzioni che, però, si dimostrano sorde a certi richiami.
E’ opportuno porre rimedio a ciò al più presto, per non interrompere sul nascere quello sviluppo della nostra regione trainato dalle grandi opere, troppo spesso reclamizzato, ma oggi più che mai messo a rischio dall’inattività politica.