Testo integrale della nota diramata dal consigliere comunale Carlo Nisticò: <<“Dopo anni di estenuanti pratiche progettuali, di sterminate relazioni tecniche, di approfonditi studi di fattibilità, di calcolati piani di gestione, era arrivato, nell’anno 2014, il sospirato Nulla Osta del Nucleo di Valutazione operante nella Regione, per il completamento del porto di Catanzaro. Finalmente si potevano spendere i venti milioni di finanziamento CIPE! Si è pensato quindi che poteva essere predisposta la gara di appalto per l’aggiudicazione dei lavori, da concludersi perentoriamente entro il 31 dicembre 2015 per non perdere il finanziamento CIPE fino ad oggi difeso con le unghie e con i denti. Invece è spuntato l’ultimo tassello da sistemare per questo difficile ed incredibile iter burocratico: la dichiarazione (scontata) della competente Commissione Regionale per l’Ambiente che l’intervento del completamento funzionale del Porto di Catanzaro non è soggetto a V.I.A. (valutazione di impatto ambientale). Pare però che la citata commissione non sia di questo avviso, pretendendo invece la complessa (ed inutile) V.I.A. con la conseguenza di mutilare un progetto già pronto per la gara di appalto facendo saltare la tempistica dettata dal CIPE.
In una Calabria violentata da migliaia di pale eoliche piantate nella terra senza neanche chiedere permesso, nell’epoca dove il vicino Egitto in appena diciotto mesi realizza il raddoppio del Canale di Suez, appare veramente paradossale, esagerato, incomprensibile che per la riqualificazione di una infrastruttura esistente da oltre 60 anni, come il porto di Catanzaro, si imponga la procedura infinita della Valutazione di Impatto Ambientale. Una procedura che se imposta, oltre ad una ulteriore spesa da inserire all’interno del quadro economico di progetto, provocherebbe una dilatazione della gestione del procedimento tale da superare abbondantemente i limiti temporali dettati dal CIPE con l’inevitabile risultato della revoca del finanziamento ma soprattutto con la perdita di una reale possibilità di risposta a quella crisi in atto che fiacca le menti e le braccia della gente di Calabria. E’ opportuno ricordare che la costruzione dell’originario porto è stata avviata negli anni ‘50 a seguito di formale approvazione del Ministero dei Lavori Pubblici con D.M. 8.10.1953 del relativo progetto e Piano Regolatore Portuale. A seguito delle numerose mareggiate che si sono susseguite nel tempo provocando danni tali da non rendere sicuro e funzionale il porto di Catanzaro, finalmente nell’anno 2000 l’Ufficio del Genio Civile per le Opere Marittime di Reggio Calabria ha redatto il progetto dei lavori per il ripristino e l’adeguamento funzionale del porto. Progetto sottoposto ad esame e parere della 3° Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che nelle sedute del 22 marzo e 14 aprile del 2000, con voto n. 128 ha espresso parere favorevole alla sua approvazione propedeutica all’assegnazione delle risorse necessarie.
Voglio denunciare che se la Regione pretendesse la citata V.I.A. produrrebbe un’azione priva di ragionevolezza e di coerenza giuridica poiché nello specifico dell’intervento progettuale i lavori consistono nel semplice ripristino di opere esistenti. L’intervento, quindi, non si può considerare come di rilevante trasformazione del territorio in quanto si tratta di un’opera esistente realizzata negli anni ‘50 e ’60, oggi soggetta a semplice ripristino. L’intervento, ancora, non modifica i caratteri costitutivi del contesto paesistico-ambientale poiché non prevede modifiche sostanziali delle opere da ripristinare, né viene modificato l’esistente specchio acqueo protetto. La struttura portuale, infine, non ricade in area protetta e di conseguenza mancano totalmente i presupposti per sottoporre il progetto a V.I.A. Anche con riferimento alla normativa nazionale sulla V.I.A., i lavori previsti in progetto assumono, in buona sostanza, la natura di lavori di manutenzione straordinaria delle opere infrastrutturali esistenti, finalizzati al ripristino di opere esistenti danneggiate dalle mareggiate ed al loro adeguamento funzionale e comunque nel pieno rispetto delle previsioni della pianificazione vigente adeguata “tecnicamente e funzionalmente” con il voto n. 488 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in data 15.12.1999. Dato che dall’esecuzione di tale intervento su un’opera esistente non deriva un’opera con caratteristiche sostanzialmente diverse dalla precedente (comma 1 lett. h – DPCM n. 377/88), anche con riferimento alle competenze dello Stato, l’intervento di che trattasi rientra tra i casi di esclusione della procedura V.I.A. ai sensi del comma 2 del citato DPCM 377/88. Alla luce di quanto detto sarebbe più opportuno e legittimo che la Regione e per essa la competente commissione ambientale rilasciasse, magari con qualche eventuale prescrizione se ritenute necessarie, la dichiarazione di non assoggettabilità alla V.I.A. Il mancato o tardivo rilascio di una dichiarazione in tal senso, vanificherebbe tutti gli sforzi profusi sino ad oggi a tutti i livelli e priverebbe la città di Catanzaro e la Regione Calabria di una importantissima infrastruttura. E la responsabilità di chi sarebbe? Della politica? Della classe dirigente? Della burocrazia assurda e contorta?”.>>