Carabinieri palermo

 Nella mattinata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito, in Palermo e provincia, 11 misure cautelari (di cui 4 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 6 interdittive della sospensione dal pubblico ufficio), emesse dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone, tutte dipendenti comunali, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti di peculato, accesso abusivo a sistema informatico e falsi in danno del Comune di Palermo al fine di conseguire somme non dovute attraverso la modifica e/o alterazione delle buste paga.

L’esecuzione dei provvedimenti conclude una complessa attività investigativa sviluppata dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Palermo, coordinati dal Dipartimento Reati contro la Pubblica Amministrazione della Procura della Repubblica di Palermo.

L’attività investigativa inizia nel 2011 dalle denunce presentate dal Comune di Palermo a seguito dell’individuazione, dopo una verifica straordinaria interna sull’arco temporale 2001-2011, di alcune anomalie nella determinazione e corresponsione di voci stipendiali in favore di alcuni dipendenti Coime , Coordinamento Interventi Manutentori Edili, a cui si applica il contratto collettivo nazionale delle imprese edili ed affini. Al riguardo, va precisato che i reati erano stati commessi all’interno di una articolazione/Unità Operativa della Ragioneria Generale, denominata Stipendi Personale Coime, creata proprio per poter gestire al meglio, i predetti dipendenti.

 

Il modus operandi dell’associazione criminale si basava sul fondamentale apporto del responsabile dell’ Unità Operativa, C. Antonino, il quale effettuava o consentiva che qualcuno dei suoi collaboratori provvedesse (accedendo abusivamente al software di gestione amministrativa ed alterando di fatto le buste paga) la modifica di alcune voci stipendiali dei dipendenti della predetta Unità Operativa. Di questi, alcuni (quelli sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere) sono stati ritenuti direttamente partecipi dell’associazione per delinquere, mentre altri (sottoposti alla misura cautelare interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio) soltanto di essere stati concorrenti nei reati di peculato, falso ed accesso abusivo a sistema informatico. In sostanza, per C. Antonino si evidenziava un ruolo di promotore ed organizzatore dell’associazione criminale, abusando, appunto, delle proprie mansioni di responsabile dell’Unità Organizzativa e del possesso delle specifiche conoscenze per intervenire sul software di gestione. Risponde anche, in concorso con gli altri correi, del delitto di peculato derivante dalla disponibilità del danaro pubblico.

Il meccanismo messo in atto dagli associati ha inciso sui seguenti focus:

  1. I permessi retribuiti. I dipendenti Coime, quando effettuano attività lavorativa pari a 20 ore, maturano il diritto ad un’ora di permesso. Se non fruita, tale ora può essere monetizzata per un massimo di 88 ore annue, percepibili nel mese di luglio dell’anno successivo. Dall’analisi delle buste paga veniva accertata una duplice modalità di illecita corresponsione:
  • inserimento di un numero di ore pari al massimo monetizzabile e superiore a quello effettivamente maturato;
  • duplicazione della voce riportata nel mese di luglio anche nel successivo mese di agosto.

L’importo totale sottratto dalle casse comunali (nell’arco temporale tra il 2001 al 2010) veniva calcolato in circa 28.000€ per quanto riguarda la doppia percezione ed in 8300€ per la falsa massimizzazione dell’emolumento. Gli importi sopraindicati sono stati restituiti non per spontanea volontà degli indagati, ma solo a seguito di formale richiesta ad opera dell’Amministrazione Comunale.

  1. L’indebita percezione di corresponsioni economiche per lavoro straordinario. Tale vicenda coinvolge esclusivamente C. Antonino, promotore ed organizzatore dell’associazione, il quale si attribuiva somme di denaro relative a prestazioni di lavoro straordinario nei mesi di luglio, agosto e novembre 2006, per un totale di circa 1800€, non spettanti in quanto già beneficiario dell’indennità speciale in favore del personale non soggetto a limitazione d’orario.
  2. Il calcolo delle maggiorazioni percentuali delle indennità di lavoro a turno. Il CCNL delle imprese edili e affini, applicato ai dipendenti Coime, prevede una maggiorazione della retribuzione per lavori a turno secondo le percentuali del 9 e del 12% a seconda dell’effettuazione del turno di lavoro in orario diurno o notturno. Dalle verifiche effettuate è emerso che nel programma utilizzato dall’Unità Operativa COIME esisteva solo la percentuale del 12%, che ha comportato, nel periodo marzo 2002-dicembre 2010, una corresponsione maggiore di indennità pari a circa 1 milione di euro in favore di circa 500 operai, che a seguito di richiesta hanno restituito al Comune le maggiori somme percepite.
  3. Buoni pasto. In questo settore è stata documentata l’illegittima percezione di buoni pasto da parte di 7 dipendenti COIME oggetto di indagine, incrementando il numero di quelli effettivamente loro spettanti. In questo caso, tuttavia, il controvalore economico dei buoni pasto è stato interamente recuperato dall’Amministrazione addebitandolo al dipendente incaricato della gestione degli stessi.
  4. Anticipazione del TFR. Questo è forse il segmento investigativo più interessante con cui si sono confrontati gli investigatori.  Si è avuto modo di accertare che 3 dei personaggi oggetto di indagine, utilizzando le proprie credenziali, accedevano al sistema informatico della procedura stipendiale e, prima, artatamente incrementavano il TFR spettante, poi ne chiedevano l’anticipazione e, successivamente all’ottenimento dell’anticipazione stessa, rientravano nel sistema facendola “sparire”, ripristinando così lo status ex ante.

Questi meccanismi appropriativi, derivanti da un libero ed incontrollato accesso a risorse economiche pubbliche (fatto che dava il nome all’operazione), hanno permesso di movimentare illegittimamente risorse economiche per circa 1.087.000€, quasi interamente recuperate.

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