Di seguito la nota diffusa dal Gruppo Cambiamo Messina dal Basso: <<Con grande fatica e testarda ostinazione stiamo costruendo un modello di partecipazione politica che sia “dal basso” e autenticamente democratico. Questo nostro progetto, però, che è iniziato con l’entusiastica propulsione della compagine elettorale che ha sostenuto l’elezione di Renato Accorinti alle amministrative 2013 e che è poi proseguito con la costituzione del nostro Movimento, non è qualunquista e generalista, ovvero non si accontenta di attuare processi partecipativi intorno a qualsivoglia visione politica. Lo sforzo della costruzione condivisa e popolare di una nuova Messina è stato sempre a partire da due documenti “fondanti”, il programma elettorale della lista “Cambiamo Messina dal Basso – Renato Accorinti Sindaco” e la Carta di Intenti da noi redatta: entrambi i documenti, seppur perfettibili, tratteggiano a linee essenziali un ritratto della città che vogliamo nitido e preciso, così come lo è anche l’orizzonte di valori in cui tale ritratto s’inquadra.
È in forza di tale presupposto, ovvero della natura e degli obiettivi del Movimento stesso, che non ci è affatto indifferente né il come né il cosa decide questa Amministrazione che abbiamo contribuito ad eleggere. Sentiamo pertanto di dover intervenire a gamba tesa sulla questione “rimpasto di Giunta”, che in questi giorni sta suscitando un vespaio di reazioni, polemiche e scombussolamenti in diversi ambienti della politica cittadina, e anche al nostro interno.
Abbiamo condiviso, e continuiamo a condividere, con Renato e i suoi assessori l’accorata esigenza di un “cambio di passo”, nel tentativo di superare l’impasse imposta anche da una “macchina amministrativa” malfunzionante, vuoi per ostruzionismo, vuoi per incapacità, vuoi per insufficienza di forze. È innegabile infatti che l’incredibile dilazione dei tempi nell’approvazione dei documenti finanziari del Comune ha determinato la più grave situazione di crisi che abbia attraversato questa amministrazione. L’assessore al bilancio Guido Signorino, a fronte delle sue competenze professionali e della sua indiscussa onestà, non è riuscito evidentemente a impedire tale situazione e ad evitare che colpe non sue travolgessero anche lui nella responsabilità di un bilancio previsionale per troppo tempo latitante. È comprensibile pertanto, per quanto umanamente doloroso, che la delega al bilancio sia stata riassegnata.
Nelle interlocuzioni, che pure ci sono state, tra il Movimento e la Giunta, si è riusciti a condividere sia la gravità della situazione in essere sia la necessità di una svolta forte ed efficace per il prosieguo dell’esperienza amministrativa. Tuttavia gli sprazzi di partecipazione e di condivisione della linea politica sono ancora accompagnati da troppa opacità, e spesso da buio pesto, soprattutto quando sono in ballo importanti scelte che possono incidere sull’indirizzo politico dell’intera Amministrazione, come la definizione dei criteri per rimodulare le deleghe assessoriali o per dare il benservito ad alcuni assessori e l’accesso in Giunta ad altri. Ci interroghiamo allora, ancora una volta, qual è il luogo in cui maturano le decisioni di Renato, se né la Giunta né il suo Movimento di riferimento possono partecipare, a carte scoperte, al momento della ponderazione. Abbiamo sempre contestato, e continueremo a farlo, il metodo unico dell’empatia applicato alla politica: la sintonia “spirituale”, oltre a determinare il rischio di incorrere in grossi abbagli, non è condizione sufficiente per la costruzione di un comune percorso politico. Noi abbiamo scelto Renato non per le sue grandi capacità empatiche, che pure gli riconosciamo, ma perché fosse quello che ha promesso di essere: il sindaco “dal basso” e “della partecipazione”. Pertanto, fino a dove abbiamo potuto interloquire, abbiamo tentato di dare delle indicazioni che fossero lucide e “a freddo”, attenti ad evitare che l’urgenza di tirarsi fuori dal pantano conducesse a scelte compulsive e affrettate e a pericoli più grossi di quelli a cui si cercava di sfuggire.
Abbiamo chiesto che non si sacrificasse l’assessora Patrizia Panarello per fare spazio ad altri o per risolvere dinamiche relazionali viziate da incomprensioni: se l’empatia non può essere il metodo unico per la scelta delle persone, non può neanche esserlo per la rimozione l’incrinarsi del rapporto empatico. Quali e quanti sono i meriti politici della Panarello, è già stato prontamente comunicato dal nostro Gruppo Tematico “Pari Opportunità”. A lei, come all’assessore Tonino Perna, di cui accettiamo più serenamente la fuoriuscita per i motivi personali che la giustificano, rivolgiamo tutta la nostra gratitudine, nella piena consapevolezza delle enormi difficoltà oggettive in cui entrambi hanno dovuto operare.
Abbiamo chiesto, inoltre, che il criterio fondamentale della rimodulazione delle deleghe,se necessaria, fosse del “fuori uno, dentro uno” (ad es., fuori assessore al bilancio, dentro nuovo assessore al bilancio), di modo che il cambiamento fosse inequivocabilmente all’insegna dell’efficientamento dell’azione di governo e non apparisse all’esterno, invece, come un “gioco delle tre carte” o, peggio, come una manovra guidata da logiche occulte. Ma questa indicazione, come la precedente, è stata disattesa. Il rimpasto si è concluso di fatto con alcuni avvicendamenti e un rimescolamento dei mandati.
Ad accrescere ulteriormente le nostre preoccupazioni, però, si aggiunge la deriva tecnicistica che sembra avere ispirato la scelta dei due nuovi assessori. Non crediamo infatti nelle ricostruzioni mediatiche che sostengono la tesi della fine di un “Renato a-politico” (si legga “a-partitico”) o la tesi degli inciuci e delle larghe intese. Ne è riprova il contorcimento interno al PD intorno al nome di Eller Vainicher. Piuttosto riteniamo che, nel momento più difficile della gara, Renato abbia deciso in solitaria di giocare in contropiede, senza accorgersi che, mentre crede di fare rete, è sul punto di segnare un imperdonabile autogol. Il criterio della “tecnica” al potere, cui sembra rispondere la designazione di un maxi-esperto di finanza locale e di un’organizzatrice di eventi, non è altro che un grande inganno, ed è quello che noi chiamiamo “tecnicismo”: la tecnica non è mai neutrale e non ci possono essere assessori tecnici. Se abbiamo ragione, esso, il tecnicismo, rischia di essere un vero e proprio “cavallo di Troia” fatto entrare nelle mura finora serrate della Giunta. Troviamo francamente paradossale che Renato non capisca che non è possibile gestire politiche economiche e culturali senza che una direzione politica sia impressa dagli assessori delegati.
A Renato chiediamo pertanto di verificare attentamente che la visione di città dei due nuovi assessori coincida con quella espressa dal nostro programma elettorale e dalla sua storia personale di attivista. Un entusiasta renziano quale si mostra pubblicamente Eller, sostenitore convinto della piattaforma politica del Governo Nazionale (JobsAct, Buona Scuola, inceneritori e trivelle), che ci fa in questa Giunta? È davvero questo il prezzo da pagare per far quadrare gli squinternati conti del Comune? Perché affidargli tante deleghe e così “determinanti” quali bilancio, tributi, patrimonio, personale, controlli interni, aziende partecipate, concentrando di fatto in lui il massimo peso politico all’interno della Giunta? In particolare, poi, è da considerarsi assolutamente improvvido e inopportuno lo spostamento della delega al patrimonio da Pino ad Eller, perché tale rimodulazione rischia di ridurre drasticamente lo spazio d’azione dell’assessore Pino nell’ambito della gestione delle politiche della casa e dell’emergenza abitativa, motivo di vanto per l’intera Amministrazione, e della sua collaborazione alle politiche dei beni comuni. A tal riguardo, pertanto, chiediamo l’immediata restituzione di tale delega al precedente titolare.
A Renato, inoltre, chiediamo pubbliche spiegazioni della sua partecipazione alla “Leopolda” di Palermo a fianco del neoassessore Eller, in compagnia – a quanto si riferisce – dell’assessore De Cola, del segretario generale Le Donne, del capo di gabinetto Carrara. Davvero può accettare di sentir parlar bene di Buona Scuola, di Ponte sullo Stretto e di MUOS, dopo aver protestato attivamente contro ognuna di queste mostruosità? È in corso una mutazione genetica, come sostengono i suoi oppositori? Abbiamo, tutti, il diritto di capire cosa sta succedendo.
A Renato, infine, chiediamo di intervenire una buona volta sulla “macchina amministrativa”, tanto vituperata e mai cambiata. È sotto gli occhi di tutti che, finché l’azione di governo non troverà una sponda nell’efficienza dell’apparato comunale, gli intenti della Giunta rimarranno in gran parte frustrati e destinati a impastoiarsi nei mille tranelli della burocrazia. Ribadiamo ancora una volta, pertanto, la necessità di un cambiamento netto di rotta nella direzione generale del Comune e della sostituzione del personale inadeguato al ruolo che ricopre.>>