Era il 22 luglio 2003 quando una lettera anonima indicava, in un luogo tra Bovalino e San Luca, il posto esatto dove vennero sepolti i resti mortali del povero Lollò Cartisano, il fotografo bovalinese che nel 1993 ebbe la disavventura di essere sequestrato e poi ucciso per il solo fatto di non aver soggiaciuto al pizzo della ‘ndrangheta. Ogni anno, in questo triste giorno si ricorda il sacrificio di Lollò con una marcia della pace organizzata dall’Associazione “Libera”, di Don Ciotti, la cui massima rappresentante per la locride è proprio Deborah Cartisano, figlia del fotografo scomparso. Nel tempo, anche la comunità bovalinese ha inteso rendere omaggio a Lollò, non solo perché vittima di ‘ndragheta ma anche perché un eccellente giocatore della Bovalinese degli anni d’oro. Quest’anno la musica è diversa, non c’è stata la marcia della pace e neanche passerelle da sfruttare nel nome dell’antimafia! gli unici momenti commemorativi sono stati: una conferenza stampa indetta in collaborazione dalla famiglia Cartisano (a nome anche di “Libera”) e dall’Amministrazione Comunale; e una S. Messa che si celebrerà alle ore 21 presso la villetta di proprietà della famiglia, dove nel lontano 1993 venne sequestrato Lollò. La decisione è maturata in considerazione che uno stadio comunale, intestato con orgoglio ad uno sportivo di valore e ad una vittima di ‘ndrangheta, non può rimanere nelle condizioni precarie di agibilità in cui versa attualmente, condizioni che rasentano la minima decenza civile. Infatti, la targa dedicata a Lollò Cartisano è quasi del tutto scolorita e priva di ogni segno di riconoscimento, lo stadio è fatiscente sotto ogni punto di vista e, pertanto, la gente è esausta da questa drammatica condizione. Tra l’altro non è sopportabile neanche il fatto che in altre realtà locali, sempre nel nome dell’antimafia, si siano realizzate opere (che effettivamente meritano il plauso) eccellenti ma che rappresentano, nel concreto, delle cattedrali nel deserto…l’unica colpa di Bovalino è, forse, quella di essere in mezzo al deserto! Erano presenti davanti allo stadio “Cartisano”, oltre alla famiglia anche il Sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano con tutta la Giunta municipale al completo; il dirigente dell’Asd Bovalinese, Rosalba Scarfò; alcuni rappresentanti degli Ultras; semplici tifosi accorsi per dare sostegno all’iniziativa. Di seguito riportiamo le dichiarazioni di chi, con sommo dispiacere e qualche lacrima del tutto giustificata, ha assistito stamani alla copertura della targa commemorativa:
Deborah Cartisano: “Ci rammarica e ci rattrista tantissimo essere qui, oggi, proprio nel giorno in cui nel 1993 è stato sequestrato mio padre, per coprire questa targa che era a lui dedicata. Questo stadio nel 2012 era stato nuovamente inaugurato con la promessa di renderlo agibile e fruibile alla comunità bovalinese ed invece versa ancora in una situazione disastrosa e poco chiara, perché le promesse fatte non sono state per nulla mantenute. L’intitolare non basta, serve poi che le cose possano essere usate dalle comunità e così doveva essere anche per questo stadio; altre realtà, a noi vicine, hanno usufruito di progetti per l’ammodernamento del proprio stadio e delle loro strutture sportive, noi chiediamo la stessa attenzione e lo stesso trattamento, nulla di più. Intitolare lo stadio a mio padre che è stato prima di tutto un calcatore della bovalinese e poi, purtroppo, anche una vittima di ‘ndrangheta è stata senz’altro una bella idea ma se poi rimangono solo azioni di facciata ciò non va bene. Non basta intitolare strade e strutture alle vittime di mafia e di ‘ndrangheta, serve renderle effettivamente fruibili lontano dalle parate e da un’antimafia che poi nella realtà non viene vissuta dal territorio, anche perchè Il campo sportivo è un luogo dove giovani e meno giovani realizzano la possibilità di mettere in campo dei valori essenziali come lo sport, la legalità e l’amicizia. e quindi, bovalino e la bovalinese, hanno bisogno di questa struttura per continuare a credere e a crescere”
Vincenzo Maesano, Sindaco di Bovalino: “Come amministrazione comunale ci siamo associati a questo grido di dolore che a questo punto non è più soltanto della famiglia Cartisano e dell’Associazione “Libera”, ma di tutta la comunità bovalinese. La storia di questo campo è una storia gloriosa che purtroppo è stata macchiata da diverse vicissitudini sulle quali sta indagando anche la Procura di Locri e sul quale questa amministrazione, in appena due anni, ha cercato in ogni modo di porvi rimedio. Finora siamo riusciti solo parzialmente nell’intento, infatti, dopo tre anni di esilio in altri stadi solo quest’anno siamo riusciti a riportare la squadra amaranto a giocare tra le mura amiche. Tutto ciò non basta, non basta a loro ma neanche a noi come Ente, tant’è vero che abbiamo già fatto diverse richieste di finanziamento, sia al Coni che alla Città Metropolitana, attendiamo soltanto di avere delle risposte che vadano nel senso positivo della questione. E’ molto importante ora, unire le forze, e per questo motivo sono molto contento di vedere qui, oggi, anche la presenza degli ultras, una componente attiva che non ha mai abbandonato la squadra in nessuna occasione. Anche adesso, con la costituzione della nuova società gli ultras non sono venuti meno contribuendo all’iscrizione della squadra con un sostanzioso contributo raccolto tra gli iscritti. Chiederò in questi giorni un incontro con S.E. il Prefetto al quale sottoporrò la problematica e sono certo di ottenere la giusta attenzione in modo che tutta la comunità bovalinese possa ritornare a frequentare questa struttura che rappresenta certamente un valido presidio di legalità”