Era il 27 marzo 2020 quando l’Amministrazione Comunale di Bovalino (RC) rendeva noto, attraverso un comunicato stampa, che una persona residente all’interno del territorio comunale era risultato affetto al primo tampone, da Covid19! Successivamente, dopo il termine del periodo di quarantena domiciliare obbligatoria, questo è stato il post pubblicato in data 04 aprile dal Sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano: ”Per le belle notizie non servono grandi parole…così con enorme felicità comunico a tutta la comunità che il primo caso di persona contagiata da Covid19, che tanto ci aveva preoccupato, si è risolto con la completa guarigione!” La persona affetta da casuale contagio da Covid19 è il Tenente dei Carabinieri, Cosimo Sframeli, giornalista e scrittore, che ci ha rilasciato un’intervista sulla delicata disavventura che lo ha visto, suo malgrado, protagonista. Di seguito si riporta il testo integrale.
D. Qual è stato il primo campanello di allarme del contagio da Covid-19? e soprattutto come ha reagito alla notizia della sua positività?
R. Il primo campanello d’allarme si è presentato con una leggera febbre e una insistente tosse secca e fastidiosa, dolore alle ossa e ai muscoli, brividi di freddo, gola secca, perdita dell’olfatto, difficoltà di stare in piedi; ho compreso subito che non si trattava di una semplice influenza, anche se nei primi giorni non si è manifestata in maniera grave. Col passare dei giorni ho meglio compreso che si trattava, invece, di qualcosa di più serio. Apprendere della positività al “Coronavirus” è stato alquanto preoccupante, ho pensato subito alla mia famiglia con me convivente. Quindi, immediatamente, ho deciso di non avere più contatti con loro chiudendomi ed isolandomi in una stanza della casa.
D. Di recente è stato impegnato in varie attività socio-culturali, in che occasione pensa di aver contratto il virus?
R. Il mio contagio è da imputare, verosimilmente, all’ultima riunione della Commissione d’esame, di cui faccio parte a titolo gratuito, per la nomina a Comandante della Polizia Municipale di Scilla. Periodo in cui non c’era ancora alcun provvedimento restrittivo di contrasto al virus. Qualche giorno dopo, abbiamo tutti accusato malessere perché infettati dal Covid-19.
D. Sin dall’inizio ha manifestato lucidità e freddezza nell’affrontare il problema, a cosa si devono queste sue peculiari caratteristiche?
R. E’ vero, sin dall’inizio ho mantenuto e manifestato freddezza e lucidità nell’affrontare il serio problema. Nei giorni precedenti, quando il virus è stato in incubazione, ricordavo di non aver frequentato nessuno. Infatti, il virus è stato contratto a Scilla e, nel paese di Bovalino dove abito da mesi, non è stato da me infettato nessuno. Devo tanto alla formazione ricevuta: familiare, culturale, religiosa e militare, tutte caratteristiche che hanno forgiato il mio carattere, infondendomi il giusto coraggio perché possa lanciare il cuore oltre l’ostacolo, e quindi, anche oltre la morte.
D. Dopo aver dedicato la vita professionale alla lotta contro il malaffare, e alla ‘ndrangheta in particolare, com’è stata la battaglia contro questo nemico invisibile?
R. La battaglia è stata dura e a tratti sconfortante, proprio perchè combattuta contro un nemico invisibile e resistente. L’impari conflitto, soprattutto di natura psicologica, mi ha imposto di assumere giustamente la posizione del recluso in casa, senza potere, quindi, come tutta la popolazione mondiale, essere visitato da un medico; pertanto, consulenze e terapie mediche solo telefoniche. Ho vinto l’infezione per avere eseguito alla lettera le terapie, modificate e adattate due volte al giorno, dal medico Giovanni Squillaci.
D. Al diffondersi della notizia del contagio si aspettava solidarietà e comprensione, che in buona parte c’è stata, ma ha dovuto fare i conti anche con chi ha cercato di emarginarla, qual è stata la sua reazione?
R. Tutta la gente, non solo di Bovalino con in testa il Sindaco Avv. Vincenzo Maesano, è stata molto solidale con me, riconoscendomi lo status di vittima inconsapevole perché colpito da una malattia improvvisa, micidiale e mortale. Qualcuno, ho saputo poi trattarsi di persone ignoranti e con patologie, è intervenuto sui social, mostrando in bella vista una fotografia raffigurate la mia famiglia ed enunciando parole e frasi diffamatorie. Addirittura, un giovane, non conosciuto ma individuato, sempre scrivendo sui social, ha minacciato di uccidermi non appena mi avrebbe scorto per strada; si tratta di persone squilibrate mai incontrate o conosciute, né io noto a loro, passibili per questo di querele con richiesta di risarcimento dei danni per i gravi reati commessi. A tal proposito, è certo che la paura non giustifica le diffamazioni o le minacce proferite.
D. L’alto senso di responsabilità e di altruismo acquisito in tanti anni di servizio all’interno delle Istituzioni militari che importanza hanno avuto in questo delicato momento?
R. La responsabilità e l’altruismo acquisito nel tempo durante la mia militanza nell’Arma dei Carabinieri è significativa ed impegnativa. Dal 1982 al 2019 sono stato Comandante di Squadra di Polizia Giudiziaria e di Stazioni, impegnate sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica; Comandante di Compagnie e, da Ufficiale, Comandante di Plotone/Insegnante. Questo grande bagaglio di esperienze mi ha consentito, in questa lotta contro il virus, di rispondere con equilibrio e speranza, rafforzando nel contempo anche i sentimenti di umanità e fede.
D. Guarire dal virus si può, e lei ne è un esempio, come bisogna comportarsi per uscirne indenni? e cosa si sente di consigliare a chi si trova nelle medesime condizioni?
R. Guarire dal virus si può e io ne sono un testimone. Bisogna rigidamente eseguire le restrittive disposizioni delle Autorità. Consiglio di non cedere alla depressione, che non è semplice, impegnandosi durante la giornata in attività come la lettura e la scrittura, guardare la televisione, parlare con i familiari conviventi, telefonare a parenti e amici. E’ necessario tentare di crearsi un ambiente favorevole, scacciando la sensazione di solitudine, che altrimenti uccide.
D. Si dice in genere che la famiglia è l’ancora di salvezza, che ruolo ha avuto in questa delicata esperienza che vi ha tenuti lontani gli uni dagli altri?
R. La famiglia è stata fondamentale; sono stati loro ad assistermi con silenzioso affetto, appagando i miei sentimenti e la mia coscienza. Rimugino ancora per le sofferenze e i sacrifici, per me ormai passati, che devono affrontare gli oppressi del virus e i loro familiari, sacrificati per caso. Quando in casa è terminata l’emergenza Covid-19, dopo settimane, ci siamo riabbracciati tutti, commossi.
D. A felice conclusione di questa disavventura a chi sente di dover dire grazie?
R. Ringrazio i parenti che sono stati sempre amorevoli e che hanno provveduto a recapitare a casa i beni di prima necessità per circa un mese. Un grazie va a tutti coloro che si sono dimostrati solidali e la cui vicinanza è stata percepita ed apprezzata ogni momento dei giorni appena trascorsi. Al medico che mi ha curato e che è riuscito a debellare il virus, il dott. Giovanni Squillaci. Al responsabile Provinciale dell’emergenza Covid-19, dott. Pierdomenico Mammì, e all’operatore sanitario che ha eseguito i tamponi, dal quale ha trapelato grande comprensione e umanità, dott. Cardinale. E un sentito grazie anche al Sindaco di Bovalino, Avv. Vincenzo Maesano, che da subito si è dimostrato sensibile e comprensivo, tutelandomi in ogni modo sin dall’inizio di quest’avventura. Gratitudine anche per i diffamatori, che mi hanno dato carica, imponendomi di riflettere sull’eterna lotta tra il bene e il male. Non per ultimi, a Dio Onnipotente, che ha ascoltato le preghiere di tanti, a mia moglie e alle mie figlie. Solidali, speriamo che la fine della pandemia ci lasci un cuore più tenero, confidando che non finiscano nell’immondizia i propositi di tornare ad essere più buoni, quando il cuore si riaprirà alla normalità.
(Pasquale Rosaci)