Anche qui c’è fame e sete di legalità. La presenza dello Stato si deve sentire e soprattutto toccare. “A Lollò Cartisano, uomo di sport e cittadino attivo di questa comunità, perché il suo sacrificio non venga mai dimenticato. Bovalino, 10 agosto 2011”. E’ questa la dedica riportata su una lastra di marmo che campeggia in bella vista in prossimità dell’ingresso dello stadio di calcio della cittadina jonica reggina, uno stadio che da qualche anno sta vivendo una via crucis che sembra non avere mai fine! Ma chi era Adolfo Cartisano (per tutti semplicemente…“Lollò”)?, era un uomo mite e dai sani principi, caparbio ma anche coraggioso, innamorato della sua terra che spesso immortalava nelle sue fotografie paesaggistiche di assoluto valore artistico. Oltre ciò, il buon Lollò, era anche un attento e meticoloso uomo di sport, giocatore di calcio per essere più precisi, la sua grande passione oltre alla famiglia e la fotografia. I suoi anni trascorsi a correre dietro ad un pallone sono stati frutto di una discreta carriera che lo ha portato a vestire casacche di squadre importanti come quella del Locri, del Castrovillari, del La Spezia e del Marsala oltre, ovviamente, a quella della Bovalinese e del Siderno.
Poi nel 1993 la svolta che segnò un periodo buio per lui, la sua famiglia e per tutta la locride, il sequestro di persona che macchiò, ancora una volta, questo lembo di terra profondamente martoriato da questa drammatica piaga sociale. Dopo anni di silenzio, la parola fine venne scritta a seguito delle rivelazioni di un pentito, che dal carcere rivelò il luogo (Pietra cappa), dove giacevano i resti mortali del povero Lollò. Ogni anno, il 22 luglio, organizzata dall’Associazione “Libera” (ideata da Don Ciotti) per contrastare tutte le mafie e mantenere vivo il ricordo delle vittime, si svolge la marcia della memoria, una camminata che coinvolge moltissime persone e che si conclude ai piedi dell’Aspromonte dov’è stata apposta una croce in ricordo proprio di Lollò. Ma torniamo allo stadio, vedere quel pezzo di marmo divenuto nel frattempo anonimo, fa piangere letteralmente il cuore! Eppure solo due anni fa, a Locri, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ebbe a dire: “L’Italia”, ha fatto passi avanti, ma è necessario non fermarsi. La mafia è ancora forte, presente, tenta di dominare pezzi di territorio e cerca di arruolare in ogni ambiente.
Bisogna azzerare la zona grigia. Bisogna prosciugare le paludi dell’arbitrio della corruzione, che sono quelle dove prospera -quindi ha voluto rivolgersi direttamente al mondo della politica- I vari livelli politico-amministrativi devono essere fedeli ai propri doveri e rimuovere gli ostacoli” Nonostante questo autorevole intervento, nulla è stato fatto per rimuovere gli ostacoli…anche da Bovalino! questa zona grigia nel frattempo è diventata ancora più grigia. Il monito lanciato è rimasto inascoltato, almeno a queste latitudini, prova ne è che lo stadio di calcio intitolato ad una vittima di mafia che ha segnato un periodo buio del nostro secolo (quello dei sequestri di persona) è in cattive condizioni strutturali e frena, di conseguenza, la crescita e lo sviluppo di un territorio che, invece, ha una gran fame di legalità e trasparenza. In effetti, sembra di rivivere il famoso detto che recita: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire! Nessuno ascolterà se non c’è interesse, nessuno capirà se non ha voglia di farlo. Possiamo metterci tutto il cuore e la passione fino all’ultima goccia di pazienza, ma chi non ha altrettanto a cuore per comprendere, volontà per capire e pazienza per ascoltare sarà come se non avessimo mai parlato!”
(scritto da: Pasquale Rosaci per Costajonicaweb)