E’ questa l’originaria destinazione d’uso per l’area dell’ex macello, ma c’è chi invece vorrebbe farne un utilizzo diverso e personalistico. Nella zona sud di Bovalino (per intenderci lato Reggio), in Via degli Oleandri è stata ultimata da qualche mese una nuova struttura sorta sulle ceneri dell’ex macello, la cui destinazione “obbligatoria” sembrerebbe essere quella di “centro di aggregazione per immigrati” (destinazione d’uso indispensabile per ottenere il finanziamento e da non confondersi con i centri di identificazione o altri di carattere prettamente operativo).
Generalmente i centri di aggregazione sono luoghi deputati alla prevenzione ed alla lotta del disagio ambientale, culturale e sociale, oltre che rappresentare luoghi di animazione territoriale e dialogo interculturale tra le varie etnie. In questi spazi si realizzano attività educative, artistiche e ricreative di ogni genere, oltre che di sostegno scolastico. Il progetto è stato realizzato con fondi destinati dal Ministero degli Interni per il tramite della Prefettura di Reggio Calabria e grazie al prezioso ed encomiabile lavoro condotto “passo passo” per l’espletamento delle procedure burocratiche, dall’ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Sergio Delfino, unico ad avere operato con cuore, passione e dedizione in una giunta che ha lasciato di se un brutto ricordo e che purtroppo, a causa dello scioglimento del consiglio comunale decretato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 2 aprile, non ha potuto assistere alla ultimazione dei lavori. Interpellato sulla questione, Delfino ha chiarito che: <<Poichè per la realizzazione dell’opera c’erano degli step burocratici ben precisi da rispettare e non essendo l’ufficio tecnico nelle condizioni di poterli superare senza riscontrare oggettive difficoltà, è stato direttamente interpellato il ministero che ci ha condotto “per mano” fino all’ultimazione delle procedure previste, dopodichè si è potuti partire con la costruzione della struttura che è stata completata dalla ditta aggiudicatrice dei lavori (ditta Cataldo di Siderno) in tempi da record, rispettando quanto previsto dal contratto di aggiudicazione.
Contestualmente, da parte del Comune, si è provveduto a ratificare mediante apposita delibera la destinazione d’uso dell’immobile>>. Ora che si è giunti al traguardo, come d’incanto, tutti si sono accorti dell’esistenza dell’opera e si aggirano come non mai nei meandri del comune per aggraziarsi i favori dei Commissari Straordinari (Gentile, Consolo e Correale) al fine di ottenere consensi e quindi l’utilizzo della struttura stessa per soddisfare le proprie esigenze personali. A scongiurare però tale pericolo, resta fermo il fatto che come prima esigenza deve essere salvaguardato il criterio che tale struttura deve “privilegiare e favorire” i processi di integrazione multiculturale ed etnica, promuovere e valorizzare la partecipazione soprattutto dei giovani alla vita socio-culturale del territorio, prevenire fenomeni di devianza sociale, anticipare e recuperare la dispersione dell’accrescimento scolastico tramite la costruzione di una dimensione educativa con valenza formativa ed orientativa finalizzata all’inserimento nel mondo del lavoro; in poche parole, il suo uso non deve sostituirsi o ridursi ad un semplice istituto scolastico o ad una fredda rimessa culturale da utilizzare come deposito librario. Tutte le altre motivazioni che esulano da tale soddisfacimento primario rientrano in un calderone che potrà essere preso in considerazione dai Commissari solo allorquando fosse cambiata la sua originaria destinazione d’uso. In conclusione, possiamo affermare senza paura di smentita che Il percorso che si profila (anche pedagogico), mira al riconoscimento ed alla valorizzazione delle proprie origini da parte degli ospiti della struttura e tende a favorirne gli atteggiamenti di apertura con l’obiettivo di smontare gli stereotipi pregiudizi ed atteggiamenti di razzismo e xenofobia ora diffusi.
Ai Commissari, cui và riconosciuto l’alto valore professionale espletato in questi mesi di permanenza nella cittadina jonica, l’arduo compito di procedere all’assegnazione della struttura nel breve-medio termine, senza tenere conto di condizionamenti di sorta e soprattutto nell’esclusivo interesse dell’intera comunità bovalinese.
Foto e testo di Pasquale Rosaci