E’ arrivato dall’altra parte del mondo con la violenza di uno tsunami! I suoi catastrofici effetti mortali si sono riversati in pochissimo tempo su quasi tutte le popolazioni del mondo, si calcola infatti che sono oltre duecento le nazioni dove il virus ha attecchito seminando morte, una morte violenta ed improvvisa che si è abbattuta come una mannaia soprattutto sulle persone anziane e, in quanto tali, più deboli ed indifese. Il Covid19 è una malattia da coronavirus provocata dal virus Sars-CoV-2 ed è iniziato nel mese di dicembre 2019 partendo da uno dei tanti mercati del pesce della città di Wuhan, in Cina. Questi sono i suoi numeri globali aggiornati alla data odierna (18 aprile 2020): oltre 2 milioni i casi di positività e circa 150.000 i decessi, di cui 90.000 nel vecchio continente.
L’Italia è stato il primo paese europeo che ha registrato in maniera esponenziale la diffusione del virus. La sua presenza è stata registrata a fine febbraio nel nord Italia, quindi: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, per passare poi anche nel vicino Piemonte e nelle altre regioni del nord. Il dato che più salta agli occhi è il numero di decessi tra le persone anziane, una generazione non in condizione di fronteggiare adeguatamente questa drammatica virulenza del virus Covid19, ancor più quando esso ha trovato un fisico già debilitato ed in condizioni precarie di salute perché minato dalla presenza di altre serie patologie.
La prima riflessione che viene alla mente è che quasi un’intera generazione (quella che ha patito le atrocità e le sofferenze delle guerre) è stata, ed è ancora falcidiata da questo maledetto virus. Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini dei camion militari che portano via le salme destinate alla cremazione, lontano da tutto e da tutti, un carico umano che va via nel più completo anonimato, silenzio e senza il conforto degli affetti familiari. Con loro non scompaiono solo persone ma anche un pezzo importante della nostra storia patria, una storia intrisa di cultura che ha sempre rappresentato un patrimonio immenso da tutelare e che non sarà certamente facile rimpiazzare anche perché si tratta di una generazione che ha vissuto in maniera silenziosa, umile e laboriosa una vita caratterizzata da sacrifici e privazioni, per questo quando muore un anziano si dice che muore anche la saggezza e muore la memoria.
Com’è noto, la categoria degli anziani è quella prediletta dal nostro caro Pontefice, nel corso del suo discorso ai membri dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, lo scorso 16 dicembre 2019 ebbe a dire: “I sogni degli anziani sono impregnati di memoria, e quindi fondamentali per il cammino dei giovani, perché sono le radici. Dagli anziani viene quella linfa che fa crescere l’albero, fa fiorire e dà nuovi frutti”
Se a tutto ciò aggiungiamo che se ne sono andati in punta di piedi, senza una carezza o un ultimo bacio, o senza neanche una mano familiare che li stringesse amorevolmente facendogli sentire quel calore che solo un figlio o un nipote sanno dare, il dolore umano diventa ancora più insopportabile e ci fa piombare in uno sconforto inimmaginabile. Per questo tutta la nazione deve dirvi…GRAZIE ed accompagnarvi simbolicamente non con una ma con sessanta milioni di carezze.
(Pasquale Rosaci)