I disservizi dell’ospedale di Lamezia generano continui disagi alle popolazioni del lametino. A mettere sotto la lente di ingrandimento le disfunzioni del presidio ospedaliero il consigliere comunale di Lamezia, Pasqualino Mastroianni, il quale rifersce «le carenze di personale e i disagi funzionali che assillano l’ex AS 6 di Lamezia Terme mettono in risalto, laddove ce ne fosse ancora bisogno, che le Asl sono state accorpate senza un minimo di capacità gestionale e fanno si che si lavori in modo approssimativo e senza che ci sia una seria programmazione sanitaria e amministrativa». «Lo spirito di sacrificio e l’abnegazione con la quale, alcuni anni fa, pochi operatori dell’ospedale – sottolinea -riuscirono a fare spostare la struttura ospedaliera dal vecchio al nuovo ospedale con l’accentramento degli uffici dapprima dislocati in varie parti della città e con l’evidente risparmio di miliardi di lire di fitti, aveva fatto sperare a tutti i lametini in un futuro migliore e mai si sarebbero immaginati di dover dipendere, in futuro, non solo da Catanzaro ma persino da Soverato». «Infatti – precisa -gli uffici amministrativi, che gestiscono l’acquisizione dei beni e servizi, sono stati smantellati e il centro di riferimento è Soverato. La cosa è ancora più grave – aggiunge -in quanto gli uffici di Soverato sono ubicati in case e locali privati dove si pagano affitti molto onerosi mentre a Lamezia c’è un quartier generale di locali e manca solo la struttura operativa». «Quello che si spende in fitti – osserva Mastroianni -si cerca di risparmiarlo a discapito dei malati, infatti gli uffici preposti non hanno ancora predisposto e rinnovato le gare per gli ordini periodici e si procede all’acquisto delle cose urgenti man mano che vengono richieste, con tutti i disagi e i ritardi che ciò comporta (persino i referti degli screening sono stati ritardati per mancanza di materiale). L’ottimo centro di Endoscopia digestiva che, oltre agli esami endoscopici di routine dell’apparato digerente – prosegue l’analisi del consigliere comunale – provvedeva al secondo livello dei pazienti trovati positivi al test di screening per il carcinoma colon-rettale è stato dal primo gennaio smantellato». «Il fatto che nel corso degli anni – afferma Mastroianni -si siano salvate tante vite umane non è servito a tenere alto il nome di questo centro e le liste di attesa che all’inizio dell’anno arrivavano ad ottobre 2010 sono destinate a peggiorare man mano che si va avanti. Se un cittadino di Lamezia – indica Mastroianni – vuole fare una endoscopia digestiva deve andare a Soverato che fa la biopsia, un messo la porta a Lamezia che l’analizza e l’esamina e poi la risposta ritorna a Soverato dove l’interessato deve andare a ritirare il referto». «I primari avevano tempo fa – sostiene – protestato per le carenze organizzative che portano a gravi disagi nella fornitura di attrezzature fondamentali, vedi la Tac che da un anno non funziona ed è stata riparata solo da qualche giorno ma a nulla è servito e lo sfascio esistente costringe i cittadini a rivolgersi ad altre strutture della Calabria e non solo». «L’ospedale non è nemmeno attrezzato – secondo quanto sostiene Mastroianni -per permettere ad un cittadino italiano residente all’estero di farsi una visita qualsiasi a pagamento, un’analisi per la coagulazione del sangue o altro». «L’ubicazione del reparto malattie infettive – riferisce ancora Mastroianni -in un’altra struttura all’esterno dell’ospedale costringe i malati a recarsi all’ospedale tutti i giorni per sangue, consulenze, radiografie». «Tante altre sono le cose che non funzionano- per Mastroianni – all’interno del nosocomio lametino: blocco dei lavori di ristrutturazione di alcuni reparti, ascensori, personale amministrativo e sanitario carente, regolamenti differenti all’interno dell’Asp, modalità di reclutamento del personale; tutto fa pensare che esista una regia che risponde all’imperativo di distruggere la sanità a Lamezia Terme». «Non potrebbe essere altrimenti – indica – vista anche la delibera della Giunta regionale dell’11 dicembre scorso che in modo elegante ha eliminato il Trauma center lametino, previsto dai piani sanitari, per costituire una nuova organizzazione per la cura dei traumatizzati più gravi secondo un sistema cosiddetto a raggiera, costituendo di fatto ospedali di serie A che sono Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria: i cosiddetti “Hub”, termine inglese che indica il mozzo della ruota di una bici, e ospedali di serie B, tra i quali Naturalmente Lamezia, chiamati “Spoke”, termine inglese che indica i raggi della ruota. Secondo le intenzioni della Giunta regionale quello di Lamezia è un ospedale di serie B che “deve” sopravvivere con approssimazione e prospettive ridimensionate e il termine inglese “Spoke” serve solo a confondere le cose e a gettare fumo negli occhi».(sa.inc.)
Fonte: GazzettadelSud.it (Immagine dalla rete)