Nota diffusa dall’Assessore Silvana Ruggero sulla sentenza del Tar relativa alla riforma del welfare: <<Chi ha fatto ricorso al Tar di Catanzaro non ha semplicemente bocciato una Riforma sociale, ma ha messo in croce il mondo del sociale con i suoi bisogni, le sue sofferenze, le sue povertà ed emarginazioni. Leggo sugli organi di stampa che l’annullamento della Riforma del welfare è avvenuto per un difetto procedurale, secondo il quale la stessa è stata attuata senza il concerto della Conferenza Regionale permanente di programmazione socio-sanitaria e socio-assistenziale degli Enti Locali. Quello che non viene detto è che la Delibera 449 del 2016 e le successive delibere regionali avevano istituito l’impalcatura della Riforma del Welfare, non dimentichiamo che la stessa vedeva la sua applicazione non solo in Calabria, nonostante la Legge di Riordino dei Servizi Sociali, la n.328 è del 2000! Come detta l’art. 9 della Legge Regionale 23 del 2003 che asserisce, giustamente, che la programmazione degli interventi sociali sia in accordo, oltre che con i vari rappresentanti del terzo settore, con i sindacati, e con gli enti locali.
Qui, invece, si era nella fase della struttura della Riforma, una struttura che garantiva principi non solo di giustizia e valutazione sociale da parte degli utenti, contro lo “sciacallaggio” di chi in decenni ha lucrato sulla pelle delle sofferenze altrui. Ridistribuiva equamente le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie in modo perequativo in tutta la Calabria, mettendo fine a fortini predominanti di talune zone in Calabria a scapito di altre zone. E questo lo si evince anche dagli stanziamenti della Regione, c’è un divario per provincia, addirittura, per paesi ed è sotto gli occhi di tutti!
Non entrando in merito alla sentenza del Tar, nel senso di prerogativa dell’organo giuridico, mi chiedo se chi ha proposto il ricorso voleva migliorare la Riforma od ostacolarla. Tale Riforma poteva essere migliorata? Tutto si può migliorare specie quando si tratta di interventi verso le fasce più deboli, ma occorreva farlo sul campo, nel momento della concreta attuazione. Così facendo non si è cercato di migliorare ma di ostacolare solo per procrastinare la sua attuazione. Evidentemente 17 anni non sono bastati per convertire le coscienze. Ma mettetevi per una volta davvero la mano sulla coscienza e pensate che questa sentenza non ha nessun vincitore ma solo perdenti ed a perdere sono sempre gli stessi. E sapete chi? Chi è nella sofferenza e nel bisogno, chi riempie strutture al limite dell’arbitrio! Io personalmente ho ascoltato amministratori che hanno detto no a questa Riforma quando ancora era in embrione, perché è più facile chiedere che programmare, è più facile accontentare che ascoltare! I ricorrenti hanno spento la speranza dei diritti e della loro tutela, infierendosu quelle ferite che una Legge o una Riforma non potrà curare, ma potevaalleviare e ridare dignità a chi con quelle ferite deve convivere ogni giorno. Dopo 17 anni il mondo del sociale aveva gioito per questa Riforma che, finalmente,li metteva al centro del loro bisogno. Ribadisco che non voglio criticare il lavoro dell’erogano giudicante che si è limitato a segnalare un fattore tecnico, ma chi ha voluto strumentalizzare e bloccare una riforma che leniva le sofferenze di molti. Guai a chi pensa che questa sentenza sia una vittoria politica o partitica o ancor peggio personale, perché agli occhi di chi vive una sofferenza, siete degli avvoltoi, anzi peggio perché gli avvoltoi mangiano i cadaveri, voi state mancando di rispetto a persone vive o che sopravvivono!>>