Domenico Lanciano

L’Università delle Generazioni dodici anni fa aveva proposto di assegnare il Premio Nobel per la Pace a Badolato e alla Calabria per il fulgido esempio di accoglienza alle molteplici ondate di profughi provenienti dal medio e dall’estremo Oriente ma anche dall’Africa e persino dall’America Latina. In particolare Badolato nel 1997-8 aveva aperto le case alle centinaia di curdi della nave “Ararat”, giunta alle coste joniche catanzaresi il 27 dicembre 1997. Badolato fu visitata dall’allora Ministro degli Interni Giorgio Napolitano, oggi presidente della Repubblica, che ebbe parole di riconoscimento per il sindaco dell’epoca Gerardo Mannello, la sua amministrazione e la grande solidarietà e l’accoglienza della popolazione” Poi, altri paesi calabresi, come Riace e Caulonia, hanno seguito e perfezionato il tipo di accoglienza messa in campo dai badolatesi e numerosi parlamentari italiani ed europei avevano firmato un appello per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Badolato e alla Calabria. Tale prestigioso riconoscimento non giunse, ma Badolato, Riace e l’intera Calabria ricevettero poi un riconoscimento altrettanto prestigioso dal grande regista tedesco Wim Wenders, il quale dedicò a questi luoghi “Il Volo” il primo vero film in assoluto girato in 3D. Lo stesso Wenders disse ai Premi Nobel per la Pace riuniti a Berlino tempo fa: «Ciò che sta accadendo in Calabria in fatto di accoglienza deve ritenersi più importante della caduta del muro di Berlino!». Lanciano, su queste problematiche quali sono le tue valutazioni? «Oggi possiamo ben dire che ciò che sta accadendo sulla sponda meridionale del Mediterraneo è proprio “Il muro del Sud che sta crollando” sotto la spinta di popoli e generazioni che dicono basta ai regimi totalitari del sud del mondo. Quindi, l’Università delle Generazioni si associa alla proposta avanzata dal presidente del Consiglio Berlusconi, sostenuta da numerosi altri come, ad esempio, il quotidiano della CEI “Avvenire”: sarebbe utile e significativo assegnare il Premio Nobel per la Pace agli abitanti di Lampedusa che da decenni dimostrano solidarietà e sostegno ai popoli migranti e lo dovranno dimostrare ancora per chissà quanto tempo, poiché per certi versi il crollo del “Muro del Sud” è appena cominciato. Infatti, l’isola di Lampedusa è ormai diventata il simbolo di quanti nel mondo accolgono chi scappa da guerre, tiranni, fame, persecuzioni, calamità naturali e sociali. Bisogna ricordare che i fronti caldi dell’immigrazione cosiddetta clandestina sono molteplici: dai “boat people”del sud-est asiatico verso Indonesia e Australia a coloro che scappano verso lo Yemen o dal Messico verso gli Stati Uniti» Come Università avevate proposto una giornata mondiale? «Per tutti questi popoli che cercano libertà e progresso l’Università delle Generazioni aveva dichiarato il 17 marzo di ogni anno “giornata mondiale dei popoli oppressi”. L’Università delle Generazioni ha espresso più volte solidarietà e incoraggiamento agli abitanti di Lampedusa, dialogando con le istituzioni territoriali e specialmente con i giovani di quel Liceo che pubblicano il periodico “L’orizzonte”ed aveva proposto ai presidenti delle Regioni Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia (le più interessate ai ripetuti fenomeni degli “sbarchi della speranza” di realizzare insieme, proprio a Lampedusa, un adeguato “Museo-archivio dell’immigrazione” per documentare e ricordare questi decenni epocali di grandi correnti migratorie. Un giorno i figli di questi immigrati lo visiteranno così come noi italiani oggi visitiamo il museo di Ellis Island, a NewYork, che segnò l’approdo negli Stati Uniti della speranza e della libertà per milioni di nostri connazionali, parenti ed amici. In fondo, l’isola di Lampedusa è similare a quella Ellis Island che ha saputo conservare memoria storica ed antropologica della nuova America fatta di migranti e di diverse identità fattasi una a stelle e strisce. In effetti, nemmeno in Europa possiamo permetterci il lusso di perdere la prova dell’attuale “crollo del grande Muro del Sud” destinato a cambiare volto e consistenza al nostro vecchio continente ancora di più dello stesso muro di Berlino. Per la cronaca e per la verità, l’unico presidente di regione che si era detto favorevole ad un Museo dell’Immigrazione a Lampedusa fu proprio il siciliano Salvatore Cuffàro”.

Il Quotidiano della Calabria – Franco Laganà

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