Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Dott. Gerardo Mancuso, interviene sulle affermazioni pubblicate sabato scorso sui quotidiani dell’ex presidente del consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Catanzaro – Asi, Fabrizio Muraca, il quale, riferendosi alle attività dell’ospedale di Lamezia Terme, sostiene che in passato arrivassero cittadini da tutta la Regione.
Per il Dott. Mancuso “sarà anche vero quello che afferma, ma non capisco dove abbia preso i dati, come egli sappia le quantità, come sia stata fatta l’elaborazione”. “Nel caso egli non abbia fatto tali elaborazioni – dice ancora il dg dell’Asp – ho il sospetto che le affermazioni siano frutto di una sensazione o di un pensiero di sintetica opinione comune che riporta ciò che non può essere provato al fine di creare confusione.”
Il Dott. Mancuso precisa che “I dati aggregati e comunque non esaustivi, ci dicono che all’ospedale di Lamezia non arrivasse tutta questa gente proveniente da tutta la Regione, l’utenza era rappresentata quasi esclusivamente da quella del comprensorio. A Muraca sono in grado di presentare le cifre ed i dati che, nonostante le difficoltà dovute alle carenze di pianta organica e le contingenze del Piano di rientro, sono positive, indicano che l’ospedale è popolato da numerosi professionisti capaci, magari qualcuno no, che danno lustro al nosocomio e producono sanità di qualità”.
Dai dati in suo possesso, il dg dell’Asp rileva che “l’ospedale produce circa 14.000 ricoveri anno con un indice di attrazione del 19%, poco al di sotto dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio che ha un indice di attrazione del 22%. Questi dati indicano che il 20% dei cittadini fuori comprensorio si reca in queste strutture ospedaliere. Le principali motivazioni che attraggono l’Ospedale di Lamezia riguardano la gravidanza ed il parto con il 10%, le malattie respiratorie con l’8%, le malattie cardiovascolari con l’8%, le malattie gastrointestinali con l’8%, le malattie urologiche con il 9%, le malattie del sistema nervoso con il 6% e le malattie reumatiche con il 5%, e malattie pediatriche 5% e la rianimazione ed alcune attività diagnostiche come la risonanza magnetica, la genetica molecolare e la immunodiagnostica. Perciò arrivano cittadini da comprensori diversi da quello di Lamezia mossi da motivi che attengono diverse patologie. L’ospedale viene percepito come punto di riferimento per molti cittadini fuori provincia. Il 64% dei cittadini residenti nel comune di Lamezia si reca nel nosocomio cittadino ed il 25% è obbligato ad utilizzare strutture alternative perché presentano problemi cardiochirurgici, neurochirurgici, di cardiologia interventistica, di medicina nucleare, cioè patologie per le quali non ci sono, ma non ci sono mai stati, reparti presso l’ospedale di Lamezia. Infine, il 9% dei cittadini del comprensorio di Lamezia si reca fuori Regione, intanto la percentuale è simile a quella delle altre provincie, ma poi le motivazioni sono diverse perché emigrano per malattie che possono essere facilmente curate in loco, osteoarticolari, cardiopatia ischemica e chemioterapia, tutto evidentemente frutto di consuetudine all’emigrazione del popolo calabrese e di campagne denigratorie,della politica ed alcune lobby, che discreditano ed allontanano. L’ospedale di Lamezia, assieme ad una clinica privata di Lamezia, riescono ad intercettare più del 73% dei cittadini residenti a Lamezia. Ancora, nonostante le leggi recenti impongano una riduzione dei ricoveri ospedalieri in tutto il territorio italiano, risulta sempre alto il tasso di ospedalizzazione dell’Ospedale di Lamezia Terme, che con il 28% si colloca secondo solo agli Hub di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria e di due cliniche private accreditate”.
Dopo aver rappresentato con dati concreti l’attività dell’ospedale di Lamezia Terme, il Dott. Mancuso così conclude: “Caro Muraca, mi pare che lei abbia perso un’occasione per fare vedere quello che è, una persona seria e responsabile, che purtroppo abbagliato dal desiderio di dire qualcosa si è cimentato in una dissertazione dissonante. Posso anche concordare che ci sono alcune cose che non vanno bene, alcuni reparti in regressione, alcuni atteggiamenti disinvolti, alcuni dipendenti ineducati ed arroganti, ma questo riguarda i professionisti, gli operatori. Certo bisogna migliorare, bisogna correggere, ma la realtà è diversa da quella presentata. Tuttavia, credo che tutti dobbiamo migliorare il clima dialettico, per contribuire a realizzare il cambiamento che è in atto, un cambiamento molto difficile perché anzitutto culturale, che attiene il modo di pensare dei cittadini e soprattutto di alcuni operatori della sanità. La sanità deve cambiare, deve migliorare, ma serve una nuova effervescenza culturale che capisca il cambiamento, che si sintonizzi con il cambiamento e segua le direttive che vengono dai ministeri e dalle comunità scientifiche.”