Con un corso sperimentale rivolto ad un gruppo ristretto di insegnanti di ogni ordine e grado ed operatori della provincia di Catanzaro, è stato avviato, il progetto interistituzionale “Educare alle emozioni per una convivenza civile: SKILLS FOR LIFE”, organizzato dall’ASP di Catanzaro e condiviso da Vice Presidenza Giunta regionale, Questura di Catanzaro e Direzione scolastica regionale.
Presenti alla prima giornata, che ha avuto luogo nella Cittadella regionale di Germaneto, il Direttore generale dell’ASP, dott. Giuseppe Perri, il dott. Antonio Viscomi, vice presidente Giunta regionale, la dott.ssa Amalia di Ruocco, questore di Catanzaro, la dott.ssa Angela Riggio, responsabile Ufficio II – Ufficio scolastico regionale.
Il corso, direttore scientifico e docente dott.ssa Annamaria Bruni, psicologa, psicoterapeuta, responsabile URP e Comunicazione ASP CZ, si realizza in cinque incontri programmati dal 16 ottobre al 13 novembre.
L’ambizioso progetto obiettivo, secondo una logica di “rete integrata” è assunto in modo sinergico dalle istituzioni maggiormente coinvolte dalla finalità, che cooperativamente mettono a disposizione specifiche risorse e competenze. Il progetto è aperto, ovvero capace di recepire miglioramenti in itinere coerenti con l’obiettivo perseguito, in funzione delle proposte degli attori coinvolti nel percorso di attuazione e verifica. Una volta verificata l’efficacia dell’intervento, il corso sarà esteso nella regione Calabria durante l’anno scolastico 2017/2018.
La dott.ssa Bruni spiega che “Contenere il dilagare dell’analfabetismo emotivo è la finalità comune, condivisa e sostenuta dalle istituzioni, che ha al centro il senso e il valore dell’essere umano, un obiettivo da raggiungere attraverso il metodo di lavoro “Skills for life”, volto a promuovere lo sviluppo personale e sociale dello studente.
“L’intelligenza emotiva – chiarisce poi la psicoterapeuta – è la capacità di riconoscere, comprendere, utilizzare e gestire in maniera consapevole le proprie emozioni. Le azioni dell’uomo sono in gran parte determinate dalle emozioni; la carenza di educazione emotiva è concausa di malessere personale, di disagi relazionali e di comportamenti disfunzionali nei gruppi e nella società. L’intelligenza emotiva fornisce “soft skills” essenziali: ci consente di comunicare in modo empatico ed entrare facilmente in sintonia con le persone, migliorando significativamente la qualità della vita personale, professionale e sociale.”
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Division of Mental Health) pone al centro della promozione della salute attraverso la crescita delle Life Skills (abilità e/o competenze di vita) a partire dalla scuola.
“L’ analfabetismo emotivo – precisa la dott.ssa Bruni – è un gap da colmare urgentemente, gli affetti ci indirizzano verso gli altri da noi, ci fanno riconoscere nell’altro un valore: i sentimenti si apprendono e si possono insegnare per costruire relazioni sane ed equilibrate. Potenziare le competenze degli insegnanti sull’’intelligenza socio emotiva – conclude – aiuta il loro benessere e favorisce la promozione di fattori protettivi della salute individuale e sociale.”
“Tutelare la salute – ha dichiarato nel suo intervento il dott. Perri – è un problema della sanità, è un nostro mandato, così come migliorare l’organizzazione sanitaria la fruibilità, l’accessibilità ai servizi sanitari della popolazione, ma la salute è una cosa diversa, cioè sanità e salute non sono dei sinonimi, tutelare la salute significa anche promuovere il benessere, inteso non più solo come benessere esclusivamente fisico, ma, secondo l’accezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che è molto datata, garantire il benessere psicologico-relazionale dell’individuo inserito nel contesto sociale.”
“Molte società scientifiche che si interessano di organizzazione sanitaria – ha aggiunto il dg Perri – hanno individuato come uno dei pilastri fondamentali per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari, lavorare sulla promozione della salute e sulla prevenzione, ma farlo partendo anche da quel principio fondamentale che i determinanti di salute sono nei comportamenti individuali. Per esempio l’alimentazione, l’attività fisica, l’alcol, le droghe, sono un problema sul quale si arriva perché non riusciamo a contenere le nostre pulsioni emotive e allora lavorare su questo e aumentare le competenze di chi s’intrattiene con la parte che cresce della nostra società, con quella che sarà il futuro, ritengo sia fondamentale se non vogliamo solo pensare a una medicina che ripara il danno già fatto.”
“Probabilmente – ha poi concluso il dott. Perri – un corso come questo potrebbe servire a mettere da parte dei modelli stereotipati di conoscenza dei fenomeni del disagio e a promuoverne invece altri ancora inesplorati ma più efficaci; penso che una sanità che non curi solo le ferite ma che prevenga le cadute sia la cosa più importante che vi possiamo proporre in questo momento”.