Caro Tito, l’anno scorso 2014 il 18 aprile ti ho segnalato il mito dell’androgino nella Settimana Santa di Badolato di Calabria, mio amatissimo paese natìo. Tale mito è raffigurabile nell’abbigliamento femminile e nello stesso tempo anche maschile degli alabardieri ovvero dei “soldati” armati di alabarda rappresentati esclusivamente da bambini e da pre-adolescenti imberbi. Si è sempre saputo filosoficamente (e adesso la psicanalisi lo conferma ormai da oltre un secolo) che l’Anima in ciascuno di noi è composta in modo variabile di maschile e di femminile. E poi siamo pur sempre in terra di Calabria, quella “Prima Italia” di Re Italo e quell’antica Magna Grecia dove è possibile riscontrare ancora importanti residui di miti e di valori antichi, come ad esempio, il bue di pane (ancora in uso in alcuni paesi delle Serre Joniche e da quasi 20 anni rievocato dai “sissizi” di Salvatore Mongiardo) o i mostaccioli di Soriano Calabro i quali, fatti prevalentemente a forma di animali, rappresentano (come lo stesso bue di pane – la vaccarella – che le nostre mamme facevano ad ogni infornata per la gioia di noi bambini) il primo “manifesto” filosofico (esaltato e consacrato definitivamente mille anni dopo da Pitagora di Crotone) sulla necessità di non uccidere gli animali, nostri fratelli e collaboratori nella difficile vita di ogni giorno e nell’utile corredo della natura. Una esigenza nata, si può ben supporre, da quando 15 secoli prima di Cristo il Re Italo tramutò in agricoltori i suoi popoli di cacciatori e di nomadi, garantendone il nutrimento dai prodotti della terra e non dall’uccisione di animali. Ritengo che questo sia stato uno dei primi e più grandi passi compiuti dalla nostra Umanità e Civiltà mediterranea! Nel 1988, convinto di ciò, proposi di realizzare in Badolato un monumento agli animali che per millenni hanno aiutato le nostre genti a lavorare, a sopravvivere e a progredire!…
Questa raggiunta e sociale maturità, volontà e necessità di non uccidere gli animali, ma di mangiare unicamente i prodotti dell’agricoltura (che oggi la Scienza assicura avere la medesima e anzi più salutare valenza nutrizionale della carne), è ribadita da una formidabile scoperta effettuata 20 anni fa proprio da un calabrese di Isca sullo Jonio (Catanzaro), Enzo Marascio (la cui madre è di Badolato). Marascio ha inventato il cosiddetto “Muscolo di Grano” ovvero la nutrientissima “carne di grano” o “carne vegetale” (www.muscolodigrano.it). A mio parere, non è un caso che una simile invenzione sia avvenuta in Calabria e sia stata fatta da un calabrese. E non è un caso che tutto ciò sia esaltato dal Cristianesimo (diretta derivazione italo-pitagorica) e, quindi, dalla Pasqua cristiana, quando l’Agnello di Dio (ovvero la Parola fattasi Carne) s’immola per la salvezza degli uomini e si trasforma in Eucarestia (cioè la Carne ed il Sangue di Gesù Cristo), nutrimento spirituale, nutrimento dell’Anima. Ed è proprio questo il senso più profondo della Pasqua non soltanto cristiana e francescana ma soprattutto antica, storica, filosofica e laica che si va a celebrare anche quest’anno, fra qualche giorno. Non bisogna più versare sangue tra fratelli, tra esseri umani né uccidendo gli animali… e il Cristo italo-pitagorico-palestinese ha versato il proprio sangue per tutti, affinché il mattatoio umano e animale avesse finalmente termine. Evidentemente ancora adesso come da millenni non la pensano così taluni capipopolo medio-orientali riferibili oggi anche all’ISIS (tanto ancestrali da non avere nulla a che fare con il vero Islam che tutti noi ammiriamo ed amiamo) che continuano a sgozzare e uccidere persone, animali, cultura e a fare di quella parte del mondo una continua ultramillennaria carneficina, minacciando direttamente pure la nostra meno cruenta civiltà.
Ciò premesso, la Settimana Santa di Badolato borgo è particolarmente interessante pure per altri motivi sia religiosi che spettacolari. Un altro motivo spirituale-religioso è il lungo percorso della VCV – “Via Crucis Vivente” che ha luogo il Sabato Santo dalle ore 13 alle 22 circa. Un itinerario penitenziale assai indispensabile quanto impegnativo e splendidamente scenografico che si snoda per oltre 6 km in modo assai suggestivo e con grandi sensazioni ed emozioni tra la chiesa dell’Immacolata (la più a sud), punto di partenza e di arrivo, i rioni meridionali del paese fino all’ex convento francescano di Santa Maria degli Angeli con un saliscendi valle-monte-valle-monte di almeno 200 metri di dislivello con ampie vedute panoramiche, avendo sempre come sfondo il mare ad est e la montagna ad ovest, in simbiosi con la natura in pieno risveglio e simbolica rinascita primaverile e pasquale.
Dal convento il lungo corteo della Via Crucis (alcune centinaia tra attori, confratelli, figuranti, penitenti e incappucciati flagellanti, pie donne e addoloratine, cori, alabardieri e soldati) con statue e emblemi dolorosi, riscende a valle e risale per vie campestri verso il borgo dove ancora risale fino alla chiesta più estrema di San Domenico dalla quale, lungo il corso principale che divide in due il borgo, conclude a tarda sera il percorso alla chiesa di partenza, dopo aver cambiato ben tre volte il Cristo flagellato e deriso sotto la croce da giudei scalzi e implacabili.
Altri momenti di pura spiritualità, di situazioni penitenziali e devozionali, individuali e collettive sono rappresentati da ripetute processioni che (protagoniste le tre congreghe di San Domenico, di Santa Caterina e dell’Immacolata) si svolgono il lunedì santo, il martedì santo e il mercoledì santo, nonché il giovedì santo con la rappresentazione vivente dell’ultima cena. Poi il venerdì santo (dall’alba al tramonto, dentro e fuori il borgo) hanno luogo processioni, visite ai caratteristici sepolcri ed altre manifestazioni di pietà dolorosa, tutte preparatorie al Sabato Santo che esplode nell’afflizione e nelle lacrime della suddetta ampia e spettacolare Via Crucis Vivente, sicuramente una delle più lunghe, partecipate, elaborate, scenografiche ed interessanti del mondo, pure per i significati che intende evidenziare, non ultimo il mito dell’androgino, come specchio della nostra anima mortale ed immortale sempre in cerca della propria innocenza salvifica.
La Domenica di Pasqua, Badolato evidenzia la “Cumprunta” (ovvero l’incontro tra Gesù Risorto e la Madonna), manifestazione tipica di tantissimi paesi cattolici non soltanto italiani, specialmente meridionali, tra folclore e sacralità. La peculiarità di Badolato è nel percorso effettuato dalle due diverse processioni che si inseguono dentro e fuori al borgo medievale con uno stendardo ed un tamburo che, tenendo i contatti tra i due cortei, effettuano una singolare sfida. Un agilissimo tamburino (un solo uomo, quindi) corre avanti inseguito dal pesante stendardo sorretto, spesso in modo impacciato, da quattro o cinque confratelli. Se riesce a raggiungere e a toccare il tamburino, lo stendardo ha facoltà di rompere la pelle del tamburo … cosa che accade assai raramente ed una volta, nella Pasqua 2010, è successa proprio davanti ai miei occhi e a quelli della gran folla emozionata e assiepata in Piazza Santa Barbara dove avviene la Comprunta a mezzogiorno preciso.
Dopo l’esplosione assai commossa della gioia di una Mamma che rivede risorto il Figlio creduto morto e sepolto, l’esaltazione trova espressione più gaia e ritmica nei balli degli stendardi. I giovani più audaci ed ardimentosi delle congreghe si sfidano a chi riesce a tenere con più grazia e per più tempo il pesante e alto stendardo sui denti mentre balla al suono festoso e forsennato dei tamburi. Anticamente era questo uno dei modi per conquistare il cuore delle ragazze. Le festività pasquali trovano, poi, nella domenica successiva un altro momento di gioia e di devozione nella processione di San Vincenzo, anche con la partecipazione delle statue del Cristo e della Madonna portate in giro per il borgo dalle tre congreghe.
Quindi, oltre alle grandi manifestazioni religiose e spettacolari, oltre alle complesse processioni che si esplicano pure sui percorsi fuori paese fino al convento francescano, sito sull’altra parte della valle, sono almeno quattro i motivi che possono attrarre l’interesse dei devoti o dei turisti verso la Settimana Santa badolatese, sullo Jonio calabrese: prima di tutto la “location” ovvero l’ampio scenario dell’intero borgo medievale e delle campagne circostanti che sfoggiano tutti i colori di cui è capace la primavera jonica, poi il mito dell’androgino personificato dagli alabardieri, quindi la sfida dello stendardo con il tamburo e infine il ballo degli stendardi. Sono quattro situazioni assai particolari che soltanto Badolato offre in modo originale ed esclusivo durante la Settimana Santa, nel contesto di un Sud portentoso e ricchissimo di manifestazioni dedicate alla Passione di Cristo e dell’intera Umanità.
Pertanto, caro Tito, rivolgo un appassionato invito ai nostri Lettori a fare di tutto per partecipare (dal di dentro) o ad assistere almeno una volta nella vita alla Settimana Santa di Badolato, specialmente alla Via Crucis Vivente del Sabato e alla Cumprunta di Pasqua. Ormai c’è tutta una letteratura antropologica e filmica su questi eventi badolatesi che, dalla Domenica delle Palme a quella della Resurrezione, vengono seguiti sempre di più anche da ricercatori, artisti e studiosi provenienti pure dall’estero. Quest’anno è annunciata, tra tante altre, la presenza della famosa fotografa e film-maker tedesca Iwajla Klinke (nata nel 1976 in Greifswal – Germania Est – www.iwajlaklinke.com), sostenuta dal grande esperto di comunicazione Christos Acrivulis (regista e contitolare della www.missingfilms.de), italo-greco, il quale con mail di domenica 22 marzo 2015 delle ore 14,06 da Berlino ci ha chiesto di avere un sostegno logistico ed organizzativo per far fotografare alla sua maniera i personaggi, i costumi della Settimana Santa badolatese, in particolare i bambini-alabardieri simbolo dell’androgino. Per dare una idea dell’arte fotografica di Iwajla Klinke, evidenzio un confratello bambino (ritratto altrove su sfondo nero) tratto dal manifesto di una sua precedente mostra di ritratti sui costumi tradizionali religiosi. E’ un grande onore avere la Klinke a Badolato e ne salutiamo l’arrivo anche da queste nostre pagine web, ringraziandola davvero tanto e di cuore per avere privilegiato il mio amatissimo paese natìo, simbolo e prototipo di decine di migliaia di borghi da salvare dallo spopolamento e dal conseguente oblìo architettonico, culturale e socio-economico. Spero davvero che la sua arte aiuti Badolato e tutti gli altri piccoli e grandi borghi a salvarsi dal rischio estinzione e a “risorgere” dallo spopolamento.
Qui, adesso, per dare ai nostri lettori almeno un’idea della Settimana Santa badolatese, ho scelto alcune immagini realizzate dal maestro Gori Campese (con studio fotografico in Badolato Marina, via Nazionale 143 – gori.campase@tiscali.it) e già evidenziate dal prof. Pasquale Andreacchio nel suo assai coraggioso e meritevole sito www.gilbotulino.it qualche anno fa. Per gli alabardieri ho scelto una tra le tante belle foto da te realizzate sulla “Petta degli Angeli” durante il Sabato Santo 2014.
Inoltre, colgo l’occasione per fare dono a tutti di una foto scattata proprio in periodo pasquale ed edita nell’aprile 1940 da don Peppino Sgrò, uno dei fotoamatori ed intellettuali più interessanti avuti da Badolato e dalla Calabria, tra 19° e 20° secolo. Si tratta di una delle processioni penitenziali indotte e condotte dai Missionari, la cui presenza a Badolato ha ispirato anche un ironico poema ad Antonio Corea il quale a sua volta “fotografa in versi” lo spirito del popolo (non soltanto badolatese) di quei tempi … ovvero di appena 75 anni fa. Devo la disponibilità di questa specifica copia della cartolina prima di tutto al compianto artigiano badolatese Vincenzo Spagnolo (che qualcuno ancora ricorderà pure perché concessionario zonale della macchina da cucire Singer negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso) e poi al dr. Nicola Mastronardi, attuale Direttore della Biblioteca Comunale di Agnone alla quale l’avevo donata nel lontano 1982 come uno dei documenti più interessanti della mia Badolato.
Cordali saluti a tutti e Buona Pasqua 2015 che quest’anno cade il 5 aprile. Domenico Lanciano
(Agnone, martedì 24 marzo 2015 fra nove mesi sarà Vigilia di Natale)
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