L’imposta sulla casa è una delle maggiori novità in ambito fiscale portate dal governo Monti. Vi spieghiamo a quanto ammonta, quando e come si paga. Fra le principali novità approvate in questi giorni alla Camera c’è la possibilità per i contribuenti di decidere se pagare l’Imu in due o tre rate.
L’introduzione dell’Imu (Imposta Municipale Unica), introdotta dall’articolo 13 del cosiddetto decreto Salva Italia, rappresenta per il mercato immobiliare e quello dei mutui una novità di grande portata, oltre a una batosta che si abbatterà presto sulle finanze dei consumatori. In base a quanto definito nel provvedimento, l’Imu prevede due aliquote base
per la prima casa si applica un’aliquota pari allo 0,4% sulla rendita catastale (quest’ultima è indicata nel rogito, nella dichiarazione dei redditi, nel rigo B1 del 730 o ancora nel rigo RB1 del modello Unico)
per le altre abitazioni e gli immobili urbani non residenziali ammonta allo 0,76% (in questo caso, i proprietari sono dispensati dal pagamento dell’Irpef fondiaria).
Il nuovo metodo per il calcolo della rendita catastale prevede l’utilizzo dei metri quadri anziché dei vani e tiene conto sia della localizzazione che dello stato qualitativo dell’immobile. L’obiettivo perseguito dal governo Monti è quello di garantire “una maggiore equità, avvicinando le singole rendite catastali ai valori effettivi di mercato”. Come, inoltre, illustrato dal governo, la revisione delle rendite si accompagna “contestualmente a quella delle aliquote, in modo tale da mantenere invariato il carico fiscale complessivo sui fabbricati” ed evitare così di aumentare il prelievo dei contribuenti risiedenti nelle vie centrali e nelle zone turistiche.
L’Imu si applica sia alle abitazioni principali, ossia dove il contribuente ha la residenza fiscale e in cui dimora abitualmente, che alle abitazioni e agli immobili non residenziali. Ai Comuni viene riconosciuta la possibilità di modificare l’importo delle aliquote base, alzandole o abbassandole dello 0,2% (per le abitazioni principali) e dello 0,3% (per gli altri immobili). Sull’abitazione principale è, inoltre, riconosciuta una detrazione di 200 euro, che si somma a un ulteriore abbattimento di 50 euro per ogni figlio convivente (e non necessariamente a carico) con età inferiore a 26 anni.
A circa due mesi dal 16 giugno, quando è stata fissata la scadenza della prima rata, la commissione Finanze della Camera è, però, intervenuta per apportare nuove modifiche all’Imu, approvando un emendamento che prevede per i contribuenti la possibilità di pagare l’Imu sulla prima casa in due o tre rate.
In particolare, entro il prossimo 16 giugno, i contribuenti potranno decidere se pagare subito il 33% e il restante nelle altre due rate a disposizione oppure, in alternativa, suddividere la tassa Imu in due rate di uguale importo, da pagare rispettivamente a giugno e dicembre. Restano, invece, le due tradizionali scadenze (giugno e dicembre) per gli altri immobili diversi dall’abitazione principale, che saranno sottoposti all’aliquota base del 7,6 per mille anziché a quella del 4.
Le modifiche introdotte dalla commissione Finanze non finiscono qui. A dicembre il decreto Salva Italia aveva previsto l’utilizzo del modello F24 bancario, escludendo, di fatto, altre forme di pagamento, come il classico bollettino postale. In base agli emendamenti approvati alla Camera, oltre al modello telematico F24 bancario si potrà utilizzare il bollettino, ma solo per l’ultima rata di dicembre. Ci sono novità anche per le esenzioni inizialmente previste per gli anziani e i disabili che lasciano la propria abitazione per trasferirsi in un ospizio o in una casa di riposo. Saranno, infatti, le stesse amministrazioni comunali a disporre l’eventuale agevolazione sulla prima casa, nel caso in cui quest’ultima non sia più abitata per motivi di salute, pagando, però, di tasca loro l’importo dell’esenzione concessa.
(20 Aprile 2012)
Fonte: canali.kataweb.it