Riceviamo e pubblichiamo: <<In questo paese (…Bovalino) sia il turista ma ancor più i residenti, notano subito e ovunque gli inesorabili segni della “decadenza”; decadenza non solo economica ma anche e soprattutto sociale, culturale e infrastrutturale. Nelle strade, nelle viuzze, nei sobborghi, nelle piazze, sulle facciate degli edifici pubblici (Municipio in primis con le lettere arrugginite che indicano la residenza comunale in cattiva mostra… e pensare che basterebbe così poco !) e privati che si fanno compagnia senza conoscersi l’uno con l’altro a causa della troppa differenza di stile e di linguaggio architettonico, si notano subito i segni del degrado urbano che stà raggiungendo livelli di guardia al limite di ogni lecita ed umana sopportazione.
Nei muri scrostati dal flebile intonaco che li avvolge, nelle erbacce che si sono impadronite di spazi verdi e di giardini, negli altri terreni che si mostrano incolti e sterili, l’incuria la fà da padrone. Poi c’è il degrado morale che lo avverti invece nella gente che incontri camminando, gente che vive alla giornata attendendo il domani senza speranza e vive l’oggi come se fosse un tempo eterno. Nel frattempo avanza imperterrito anche il degrado politico che ti manda molti segnali e non puoi non coglierli…non attenzionarli negli esiti delle scelte fatte (ahimè sciagurate !) e in quelli delle scelte non fatte (ancor più rammarico per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato).
La “decadenza” è ovunque, ti circonda, ti sommerge, ti angoscia. L’attuale stato di cose rappresenta la caduta verticale ed inarrestabile dei sogni e delle speranze della gente comune, la noti stando in piazza a parlare del nulla, in questo scambio di ruoli tra gli stessi personaggi, che, dopo aver fallito, si ripropongono per altri fallimenti, riuscendo a strappare per vie oscure e misteriose il consenso che gli serve per continuare ad amministrare il nulla basandosi sul nulla.
La decadenza culturale invece la vivi e la tocchi con mano, è una malattia che vivi sulla propria pelle – e ciò ci spaventa enormemente – in quanto è una patologia che ha infettato soprattutto le nostre istituzioni, in cui si pontifica chi ha meno letto e scritto e più si tralascia chi ha tanto pensato e tanto riflettuto, proponendo inutilmente il risultato delle proprie riflessioni e indicando vanamente soluzioni concrete ai problemi della gente. Facendo una corsa a ritroso nel tempo ci si domanda: “saremo ridotti come Aquileia ?…che fù una capitale allora splendente ma che l’incuria dei propri abitanti ridusse al rango di un paese tra i cui resti storici venivano lasciate a scorazzare solo ….le galline ?”.
E’ necessario ritrovare il bandolo della matassa, il capo di un gomitolo aggrovigliato e provare a riordinare il filo della nostra storia e della nostra vita sociale, civile e politica. Dobbiamo necessariamente ricominciare ad apprezzare senza se e senza ma ciò che effettivamente vale e disprezzare allo stesso modo ciò che va biasimato e non lodato ed in tutto questo tourbillon di sensazioni una cosa è certa “non ci dobbiamo lasciare vincere dalla rassegnazione !” affinchè Bovalino possa ritornare ad occupare il posto che meritatamente ha ricoperto nel corso dei meravigliosi anni ’60.