Foto dal web

C’è un solo modo per far uscire il paese dalla situazione drammatica in cui versa: che il sindaco si dimetta. Lo sostiene con forza il leader dell’opposizione, avvocato Cesare De Leo che, nel corso di un incontro pubblico organizzato dai due gruppi di minoranza, sabato  scorso, ha rimarcato l’esigenza

di dar vita a un nuovo progetto politico, capace di vincere gli asfittici confini imposti da una amministrazione comunale «ormai alla frutta», perché «non in grado di gestire più neanche la ordinaria amministrazione»: «Noi – ha detto De Leo – non abbiamo la presunzione di dire che se ci fossimo noi avremmo la bacchetta magica per risolvere i problemi» ha esordito, lamentando la difficoltà della minoranza di dialogare con un esecutivo poco rispettoso del ruolo propositivo dell’opposizione. Ruolo mortificato, secondo De Leo, in più occasioni (ultima, ma solo in ordine di tempo, la querelle su piazza Porto Salvo) da «un sindaco che è farmacista e non ha la competenza di un avvocato o di un laureato in Scienze politiche. Dal momento che la minoranza è formata in parte da ex amministratori – ha continuato – perché non utilizzare questa opportunità, perché non accettare il dialogo?».

Pensiero condiviso da tutti i relatori che, dopo la lunga introduzione dell’ex sindaco, hanno preso la parola. «Non sono un mago – ha detto il medico Diego Origlia, candidato a sindaco alle amministrative del maggio scorso – ma dal momento in cui ho saputo che la Lanzetta aveva vinto le elezioni, ho immaginato questo incontro. Dal 2006, anno in cui si è insediata, questo paese è tornato indietro di quarant’anni», ha continuato, attribuendo inoltre alla personalità particolare del sindaco la lunga serie di problemi che, a suo dire, affliggono il paese: «È egocentrica, accentratrice – ha aggiunto Origlia – e per questo non è in grado di essere circondata da collaboratori. Lei si rappresenta come il paladino della legalità, quando sappiamo che è lei che cammina ai margini della legalità».

Dello stesso tono gli interventi del consigliere Nicola Procopio, di Palmiro Spanò, esponente di Sel, che su piazza Porto Salvo, ha proposto il referendum per permettere ai cittadini di esprimersi anche sull’idea progettuale della minoranza, e dell’avvocato Giuseppe Gervasi, esponente dell’Idv che ha voluto puntualizzare: «Il nostro compito è quello di informare la cittadinanza, di fare delle proposte», ha infatti spiegato lamentando, nonostante l’invito, l’assenza della maggioranza all’incontro.

Uniche voci, fuori dal coro, quella del professore Pino Procopio che ha paragonato la situazione del paese a quella della Grecia, proponendo la formazione di un esecutivo composto da tutte le forze politiche presenti in paese, e quella del coordinatore provinciale dell’Idv. Antonio Marrapodi che, nella sua analisi della situazione locale, dopo avere definito quella di Monasterace «la migliore minoranza della vallata», senza giri di parole ha ricordato ai presenti: «In questo momento abbiamo bisogno di difendere i civici consessi. Non c’è tempo per ripetere campagne elettorali, le scelte dell’elettorato, in democrazia, vanno rispettate e il ruolo dell’opposizione non è quello di redigere, per esempio, sulla piazza, un altro progetto, ma di fare delle proposte e apportare eventuali correttivi a quelle della maggioranza . Qui non c’è il problema della piazza, ma un comune che dovrà, a breve confrontarsi con i problemi dell’intero comprensorio (Scuola, unione dei consigli comunali, polizia municipale, etc.) – ha continuato, ricordando ai presenti che, col federalismo alle porte, occorrerà uscire dai confini comunali per guardare al territorio.

Gazzetta del Sud – Imma Divino

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *