L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di mantenere l’ufficio del Giudice di pace a Badolato Marina. Ora, però, tocca agli organi competenti del ministero della Giustizia valutare l’offerta del Comune badolatese, che ha deciso di farsi carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio pur di mantenere funzionante l’ufficio.

La giunta comunale ha in effetti ritenuto strategico questo servizio legato alla Giustizia e sta battendo tutte le strade aperte dalla legge di riordino del settore per garantire la prosecuzione dell’esperienza del Giudice di pace nella cittadina ionica.

La legge n. 148 del 2011 sulla ridistribuzione degli uffici del Giudice di pace sul territorio nazionale aveva inserito quello badolatese tra gli uffici da sopprimere: le funzioni e l’intero contenzioso sarebbero stati trasferiti all’ufficio del Giudice di pace di Catanzaro. Accanto alle possibilità di mantenimento tout court del servizio – che la legge individuava in un criterio meramente numerico dato dal volume di cause all’anno (568 procedimenti) e di bacino d’utenza (almeno 100mila abitanti) – ve ne era una “su richiesta”.

La strada che, dunque, la giunta municipale guidata dal sindaco Nicola Parretta (che nella seduta è stato sostituito dal vicesindaco Vincenzo Piperissa) ha evidenziato nella delibera con la quale ha proposto il mantenimento dell’ufficio badolatese che «con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro della Giustizia, sentiti il consiglio giudiziario e i Comuni interessati, possono essere istituite delle sedi distaccate; che, in particolare, entro 60 giorni dall’approvazione della tabella (di soppressione degli uffici, ndc), possono richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace, con competenza nei rispettivi territori, facendosi completamente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia, ivi incluso il personale amministrativo necessario alla gestione dell’ufficio, che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi; che, in tale ipotesi, – si legge ancora – rimarrebbe a carico dell’amministrazione giudiziaria unicamente la determinazione dell’organico di personale di magistratura ordinaria entro i limiti della dotazione nazionale complessiva nonché la formazione del relativo personale amministrativo».

Analizzando la situazione dello stabile di località Montemanno, la giunta ha evidenziato che «sebbene la popolazione del Comune di Badolato e dei Comuni del comprensorio, ammontante a circa dodicimila abitanti, non giustificherebbe il mantenimento del presidio giudiziario, tuttavia il carico di lavoro medio sostenuto dalla sede del Giudice di pace di Badolato, pari a oltre 1200 procedimenti ordinari annui, (cui occorre aggiungere tutti quelli di natura speciale, giusta comunicazione effettuata dallo stesso Giudice di pace, avv. Galdieri Ermanno) motiva con forza l’assoluta necessità di non sopprimere la sede».

Inoltre, «gli uffici presenti sul territorio comunale, assieme al Comando di Polizia municipale e alle sedi dei Carabinieri – spiega la giunta – nonché l’organismo di Mediazione e Conciliazione del Comune, rappresentano un servizio fondamentale per la collettività cittadina e del comprensorio». Insomma, il provvedimento di soppressione finirebbe per creare «un grave nocumento all’amministrazione della giustizia e creerebbe gravissimi disagi ai cittadini che sarebbero, pertanto, costretti a recarsi nel capoluogo del circondario del Tribunale di riferimento per esercitare la tutela dei propri diritti sia in sede penale che in quella civile, ivi comprese le frequenti opposizioni alle sanzioni amministrative».

Sulla scorta di ciò, la giunta ha illustrato i dettagli della proposta evidenziando che gli uffici sono in uno stabile di proprietà comunale – «e pertanto consente di risparmiare sul canone di locazione» -, le spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia sono essenzialmente limitate a quelle di utenze «quali Enel, telefono, riscaldamento e pulizia» e il personale amministrativo è pari a tre unità, «di cui un dipendente inquadrato nella categoria B1 (operatore giudiziario), un dipendente appartenente alla categoria A (commesso) e un categoria B3 (cancelliere)».

Di tutto questo, il Comune – pur di mantenere l’ufficio del Giudice di pace a Badolato – ha deciso di farsi carico, come comunicato al Guardasigilli e ai presidenti del Tribunale e della Corte d’appello di Catanzaro. Ora, la palla passa alle istituzioni, chiamate a dire l’ultima parola su un servizio che fino ad oggi ha comunque rappresentato una sorta di baluardo nella somministrazione capillare della giustizia sul territorio nazionale.

Gazzetta del Sud – Francesco Ranieri

 

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