Di seguito il comunicato stampa del “Comitato Salviamo La Scarpina” di Soverato (Cz): <<L’assenza ormai decennale di Amministrazioni Comunali stabili ed efficienti a Soverato, hanno determinato nelle associazioni culturali locali, la necessità di costituirsi in un Comitato Associativo per la tutela e valorizzazione del territorio, denominato “Salviamo la Scarpina”.
Fanno parte integrante del Comitato: La Pro Loco – il Gruppo Archeologico P. Orsi – Almost Blue Dc – C S C. OMICRON – ASD Thalassoma Diving – Marenostrum di Archeoclub d’Italia – Greenpeace – Legambiente Catanzaro – Slow Food Soverato – Versante Jonico.
Gli OBIETTIVI OPERATIVI sono: opporsi con ogni mezzo democraticamente lecito, agli interventi di alterazione della costa tramite manufatti ed opere che a vario titolo modificherebbero l’aspetto paesaggistico, culturale, ambientale e archeologico.
Ampliare la perimetrazione del parco archeologico al fine di permettere studi adeguati sull’area senza intromissioni di alcun genere ad opera di terzi, anche alla luce degli ultimi ritrovamenti di importanti reperti litici.
Difendere e rilanciare il Parco Marino che l’insipienza amministrativa ha abbandonato nonostante l’eco sistema di quest’area abbia evidenziato, con dovizia di ricerche scientifiche, peculiarità uniche.
Rilanciare le motivazioni culturali che sono alla base di ogni comunità che nel tempo deve alimentare la propria cultura, le proprie tradizioni e l’orgoglio di appartenenza.
Nei giorni scorsi il Comitato si è occupato del progetto regionale che prevede la realizzazione di barriere anti erosione della costa, nella zona antistante il litorale di via Galleria poco più avanti degli scogli denominati “Scarpina e Triscogli” ed in località San Nicola in adiacenza all’area Archeologica.
Sono stati raccolti autorevoli pareri tecnico – scientifici che ribadiscono l’inutilità di un ecomostro all’interno del “parco Marino” ed al limite del “parco Archeologico”, in quanto si distruggerebbe uno degli angoli più belli di Soverato.
Di fatto, dal 1958 ad oggi, il tratto di costa interessato dal progetto non ha subito un’erosione apprezzabile all’interno del Parco Marino che già con i precedenti interventi ha subito alterazioni evidenti e scientificamente verificate alla flora ed alla fauna marina protetta.
A tal proposito, si ritiene di porre l’accento sulla situazione che si presenta nei fondali di Soverato, che dovrebbero essere tutelati in quanto habitat unico nel suo genere. Qui ci preme far delle considerazioni preliminari per poter avviare una serie di azioni volte a salvaguardare e ripristinare ciò che ci è di più caro, e che senza saperlo ha reso Soverato la “Perla dello Jonio”.
Innanzitutto, vi è da conoscere il tipo di ambiente che abbiamo tra le mani, poiché non sapendo di cosa si tratta non possiamo comprenderne il valore e le potenzialità.
I fondali di Soverato sono costituiti da fondali sabbiosi (soft bottom) che pur non essendo affascinanti all’occhio sono rifugio per una miriade di specie legate al fondo (benthos), tra cui numerose specie fossorie che hanno un ruolo fondamentale per i cicli della materia nell’ambiente marino. Senza questi organismi, l’ambiente marino così come lo conosciamo non sarebbe possibile.
Ma la caratteristica che più salta all’occhio e che ha regalato a Soverato vanto e pubblicità, è la presenza massiccia delle tre specie di signatidi rare e al tempo stesso tipiche del Mediterraneo: Hippocampus guttulatus, l’Hippocampus hippocampus ed infine il pesce ago, il Signatus acus.
I cavallucci marini sono organismi complessi delicati e minacciati dall’estinzione. E’ risaputo che le popolazioni di queste specie sono drasticamente crollate negli anni e il fatto di avere una popolazione stanziale in una porzione geografica ben definita, che tra l’altro è soggetta a traffico nautico e impatto antropico intenso, è notevole ed insolito.
Tutto ciò ha reso Soverato un ambiente invidiabile da tutto il mondo ed è una potenziale risorsa economica mediante l’eco-turismo.
L’habitat più importante della baia è dato dalla prateria (seagrasses) di Cymodocea nodosa che forma praterie non troppo dense su fondali tra i 5 e i 20 metri di profondità. Questa piccola pianta rappresenta l’habitat più importante per i fondali soveratesi in quanto rifugio per i nostri amati cavallucci e non solo, in quanto nursery per svariatissime specie, ossia sito dove i giovani esemplari di specie tipiche della baia trovano rifugio dai predatori e nutrimento per crescere e contribuire alla nascita di una nuova generazione. Ogni singolo organismo è collegato ad un altro tramite scambio di energia e materia. E’ indispensabile e rappresenta un equilibrio molto fragile.
Ciò che è successo a Soverato è stato utilizzare questa figura ambientale così sconosciuta ai tanti come mezzo pubblicitario e attrattiva per i turisti, e non tutelarne la salute.
La scelleratezza è stata quella di portare la situazione ambientale ad un punto di non ritorno a meno di adottare immediatamente tutte le misure a salvaguardia!
La corsa ai ripari per la “messa in sicurezza”?? della spiaggia di Soverato, non ha permesso un’attenta valutazione del rischio ambientale e non ci si è soffermati a valutare scientificamente il preesistente. Inoltre, è da valutare anche la legittimità delle opere già realizzate a ridosso di un’area marina protetta da un Ente istituzionale quale la Regione Calabria.
Le barriere hanno causato una serie di impatti dovuti a scelte frettolose e poco ragionate.
La creazione di barriere in cemento, che tra l’altro hanno comportato la distruzione di elementi litici naturali della baia, ha non solo introdotto nell’ecosistema variabili di natura antropica, ma ha creato degli sconvolgimenti nel fenomeno delle correnti all’interno della baia.
Probabilmente uno degli obiettivi era proprio questo, modificare le correnti in modo da favorire l’apporto di sedimento ma non è mai stato pensato che le correnti giocano un ruolo chiave nella distribuzione di sostanze organiche nutritizie e nella distribuzione di piccole specie marine.
Gli specialisti interpellati, infatti consigliano caldamente di non eseguire nessun tipo di opera a mare, ma di intervenire a terra sulle aste fluviali e torrentizie.
Inoltre, importanti ritrovamenti Archeologici anche al di fuori del perimetro dell’area vincolata, impediscono di fatto qualsivoglia iniziativa non ancora valutata dalla Soprintendenza Archeologica.
Proprio in virtù delle numerose evidenze esistenti e documentate dalla Soprintendenza stessa, è stato di recente presentato pubblicamente, il progetto del “percorso archeologico subacqueo”, una ulteriore risorsa culturale, economica e turistica!
Il tutto è minacciato da un più che probabile insabbiamento che impedirebbe peraltro il futuro studio tendente all’ampliamento dell’area archeologica.
Tocca adesso a tutti soveratesi, vigilare e bloccare la devastazione del territorio e con essa la storia e la cultura di Soverato.