Caro Tito, le scuole hanno riaperto da un mesetto e il pendolarismo studentesco ha ripreso il suo ritmo, con ogni mezzo, accompagnandosi al sempiterno pendolarismo dei lavoratori di ogni categoria. Sono stato pendolare anche io, già dalla prima media fin dal 1961 (allora ancora non c’era la scuola media unica in ogni comune), dovendo andare da Badolato a Catanzaro Lido (31 chilometri appena di distanza, ma con orari di treni non adatti a far perdere meno tempo). Poi, ginnasio e parte del liceo a Soverato (13 km) e anche a Locri (51 km). Per raggiungere questa località, l’alzata era alle cinque per poter prendere il treno alle sei e per poi ritornare verso le diciassette: puoi immaginare quanto tempo restava per studiare (a parte lo stress di viaggio e il tempo delle attese che cercavamo di riempire studiando e facendo i compiti in una logistica di fortuna). Una giovinezza passata su treni ed autobus, anche quando la scelta universitaria fu Roma nel 1970.
Adesso, quando vedo in TV la situazione sempre più peggiorativa del pendolarismo italiano (al nord, al centro come al sud e nelle isole), rivivo con sentimenti contrastanti quei miei tempi che, seppure assai sofferti, avevano almeno una parvenza più umana (e questo nonostante le carrozze ferroviarie fossero ancora di legno – pensa, pure per e da Roma! – e gli autobus funzionavano quasi per miracolo). Resta pur sempre un Paese fin troppo strano il nostro!…. Tante intelligenze, tante possibilità e potenzialità, … però il popolo (lo dice la Storia non io) è uno dei più vessati del mondo, sotto tutti gli aspetti! Ormai ci deridono tutti poiché sanno che a fronte di troppe tasse abbiamo pochi ed inefficienti servizi, salvo eccezioni (ovviamente) purtroppo poche.
Pure per questo, mi sento di salutare i pendolari: studenti, lavoratori, pendolari della salute e di ogni altro tipo. A loro va la mia più sincera ed accorata solidarietà e considerazione.
Essere pendolare può significare e significa il più delle volte essere costretti a perdere tanto, troppo tempo. Ciò che mi sento di raccomandare a chi è alle prese con i tempi vuoti … di riempirli il più possibile di cose positive: una buona lettura, l’enigmistica (che è il più classico e frequente ripiego) o l’utile oggettistica (ho visto in passato tante donne fare maglie ed uncinetto o altre cose utili). E poiché resto un patìto di scrittura, vorrei raccomandare di mettere su carta o su supporti informatici qualsiasi tipo di pensieri e sentimenti, quasi un diario, come testimonianza del proprio vissuto e delle problematiche esistenti (da utilizzare per se stessi o da socializzare). Noto che oggi si preferisce (anche viaggiando) riempire il tempo di “comunicazione” tramite telefonini e similari stando da soli, mentre ai miei tempi la conversazione tra compagni di viaggio era (quando possibile) il migliore e maggiore passatempo aggregativo. Comunicare è pur sempre bello ed utile, specialmente se la comunicazione è intensa, significativa e se, in particolare, ne resti traccia. Ogni viaggio, per quanto breve o disagiato, può presentare utile occasione di liberare la fantasia e coltivare i buoni sentimenti, oltre che imprecare contro il proverbiale … “governo ladro”.
A chi è genitore (soprattutto se lo è da poco o con figli in crescita) vorrei raccomandare di riempire un po’ del tempo disponibile (non soltanto nel pendolarismo) scrivendo quel “Diario delle emozioni” che racconti pure la vita che si svolge attorno al figlio cui si dedicano tali preziosissime pagine. Oltre ad essere un modo per stare il più possibile collegati (con cuore e mente) alle persone più amate (lo scrivere, con carta e penna, rifulge anche e soprattutto tra persone innamorate, al di là di ogni possibile SMS o altro messaggio elettronico), la scrittura è principalmente un metodo terapeutico ed un esercizio assai salutare, specialmente se lo si adotta in modo profondo e significativo, specialmente se si intende “tramandare”.
Comunque sia, la gestione del tempo “libero” o “vacante” o “vuoto” o “morto” (o altro che si voglia definire o percepire) è assai importante quanto “strategico” per la propria esistenza, pure in relazione alla vita degli altri (specialmente delle persone cui teniamo di più). Un altro buon esercizio (in particolare per chi ha fede religiosa) è la preghiera (pure questa ci collega e ci lega alle persone amate e al resto del mondo). Tutto sommato, nonostante il pendolarismo abbia tanti aspetti fastidiosi, ci possono essere metodi ed accorgimenti tali da rendere questo “tempo inetto” (non adatto) un “tempo utile” per se stessi e per altri. Saluti e baci, Domenico Lanciano. (Redatta il 9 ottobre 2014)