L’assessore alla Cultura, Tonino Perna, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Zanca, cui hanno partecipato Nino Principato ed Enzo Colavecchio di Legambiente dei Peloritani; i consiglieri, dell’Ordine degli architetti, Giuseppe De Domenico, e dell’Ordine degli ingegneri, Giampaolo Nicocia; e l’arch. Carmelo Celona, ha illustrato stamani “Palazzo Zanca: l’architettura di un simbolo (centenario 1914-2014)”, evento culturale promosso dal Comune di Messina in occasione del Centenario della posa della prima pietra della Casa comunale. La prima monografia su Palazzo Zanca, pubblicata dal Comune e curata dall’ex capo ufficio stampa, il giornalista Attilio Borda Bossana, fu edita nel 2005. L’assessore Perna ha sottolineato che: “Nel centenario dalla posa della prima pietra di questo simbolico Palazzo farne memoria con una mostra completa dei disegni originali è certamente un evento culturale di primo piano, che può riaccendere l’attenzione sul patrimonio storico architettonico rappresentato da Palazzo Zanca e diventare uno stimolo per la ripresa di una città dall’indomito passato, affinché, dopo avere affrontato tante avversità, ritrovi il suo importante ruolo nel Mediterraneo”. L’iniziativa prenderà il via lunedì 22, nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, con l’inaugurazione nel pomeriggio della mostra storico-documentaria curata dall’arch. Nino Principato sulla storia del Palazzo municipale con l’esposizione dei disegni originali del progetto; da martedì 23 sino a venerdì 26, sono previste visite guidate aperte alle scuole e alla cittadinanza. Sabato 27, giornata conclusiva, alle ore 17, sarà inaugurata la nuova collocazione del ritratto bronzeo di Antonio Zanca dello scultore A. Bonfiglio ed alle 17.30, si terrà un convegno nel Salone delle Bandiere, che, dopo i saluti del sindaco, Renato Accorinti, della presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile, e dei presidenti degli Ordini degli ingegneri, Santi Trovato, e degli architetti, Giovanni Lazzari, sarà introdotto dall’assessore Perna.
Seguiranno gli interventi dell’arch. Carmelo Celona, su “Il Piano Borzì e l’estetica della città risorta” e dell’arch. Nino Principato, su “Palazzo Zanca 1914/2014 – L’architettura di un simbolo”. Il dibattito sarà concluso dal direttore generale di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna. Prima del dicembre 1908, il Palazzo Municipale di Messina si ergeva nella “Palazzata”, facendo da continuum e da cornice al porto falcato assieme ad altri edifici del XVII secolo. Dopo il disastroso terremoto, fu indetto un concorso per il nuovo Municipio. Il progetto vincitore venne però giudicato inidoneo sismicamente ed alla fine fu dato incarico all’ingegnere Antonio Zanca (Palermo, 1861-1958), che, dopo avere conseguito nel 1887 la laurea in Ingegneria alla Regia Università di Palermo, cominciò la sua fortunata carriera accademica a fianco di Giuseppe Damiani Almeyda, in qualità di assistente per la cattedra di “Disegno di Ornato e di Architettura”. Successivamente fu incaricato dell’insegnamento di “Disegno”al Reale Istituto Tecnico di Palermo e nel 1903 iniziò la sua esperienza quinquennale alla Regia Università di Messina. Tornò a Palermo nel 1924 come titolare della cattedra di “Geometria Descrittiva” alla Regia Università. Nella sua città restano alcune delle sue più interessanti opere, come il Palazzo Paternò in via Roma, il villino Zanca e un sistema di edifici per l’Ateneo, che comprendeva i padiglioni delle Facoltà scientifiche e le strutture che avrebbero accolto i diversi istituti e le cliniche. Di particolare rilevanza fu l’attività di progettista svolta a Messina, dove realizzò il complesso religioso dei Gesuiti a piazza Cairoli, che includeva il collegio e la Chiesa di Santa Maria della Scala, demolito negli anni settanta. A lui venne dunque affidata la delicata opera di realizzazione del nuovo edificio comunale, simbolo della rinascita di una città cancellata dal sisma. Fu scelta la data emblematica del 28 dicembre 1914 per erigere l’imponente costruzione neoclassica che si ispira alla vocazione commerciale e mercantile della città mediante la raffigurazione della “Regina del Peloro” con il tridente in mano e le due sirene ai lati, inserite all’interno del timpano triangolare di facciata, e con tutte le decorazioni esterne in pietra di Comiso.