Sarà ancora visitabile per una proroga fino al 24 settembre, nelle sale di Casino Macrì, nel Parco archeologico di Locri Epizefiri, la mostra fotografica “Dei e Dee” di Adelaide di Nunzio, curata da Marò D’Agostino per la rassegna di arte contemporanea “Mitica” realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria e con il Museo archeologico di Locri (RC).
Tantissimi i visitatori che, dalla vernice del 4 luglio scorso, hanno apprezzato le personalissime riletture dei miti dell’artista napoletana. «Miti che rimandano alla rappresentazione della condizione umana; di una corporeità manifesta soprattutto nella accurata costruzione posturale che sembra far scaturire ciascuna immagine direttamente dal proprio quadro scenico restituendolo ad una straordinaria, immanente contemporaneità. C’è un valore
intrinseco nella mostra Dei e Dee ed è quello che ho cercato di sintetizzare nel mio scritto di accompagnamento e che altri critici hanno messo in risalto su questo lavoro fotografico della Di Nunzio – spiega Marò D’Agostino -. Qui mi preme ribadire anche i valori della proposta culturale estensibili a tutta la rassegna. Quello che mi ha condotta a pensarla e a tentarne a tutti i costi la realizzazione è la volontà d’innervare un rapporto che sembra mancare di energia e di motivazioni: quello tra gli abitanti della Locride e il grande Parco archeologico locrese. La mancanza di un servizio di trasporto pubblico che colleghi i paesi costieri alle aree archeologiche e le carenze di personale che determinano riduzioni negli orari d’apertura di alcuni spazi museali e nella manutenzione delle aree esterne e altri disservizi sono un deterrente e non aiutano a sanare tale frattura. Gli Enti preposti hanno il dovere di affrontare con urgenza la questione».
Ritornando alla mostra Marò D’Agostino sottolinea: «Anche i miti muoiono nei luoghi morti e muore la cultura poiché s’interrompe la connessione tra il presente e il passato. La morte di un mito è l’assenza della sua proiezione e quindi del futuro. M’interessa molto il parco archeologico come luogo metaforico di una connessione e di un’azione progettuale che amplifica le dimensioni spazio temporali. Ecco perché ho voluto insistere proponendo questo ed altri progetti per il Parco locrese». E conclude: «L’idea ha trovato il favore della direttrice del Museo nazionale di Locri Rossella Agostino che si misura con le difficoltà suddette e con la necessità urgente di attivare un patrimonio cospicuo a rischio d’obsolescenza; e di Laura Delfino che ha coordinato i rapporti con le scuole e con il Tribunale dei Minori di Reggio per delle attività laboratoriali e formative connesse agli eventi artistici. Mi rincresce constatare invece l’indifferenza che incontrano presso le istituzioni pubbliche, ma anche private, le proposte che fondano su una progettualità verificabile. Ho assunto personalmente il carico organizzativo e curatoriale della rassegna ma pure quello finanziario delle operazioni effettuate, sollevata dalla statura artistica e dalla condivisione culturale di Adelaide Di Nunzio e, prima, di Enzo Umbaca che ha aperto la rassegna. Entrambi ci hanno offerto una partecipazione disinteressata e speciale».