Messina. Stipendi arretrati e stabilizzazione sul tavolo di confronto tra Amministrazione comunale e sindacati, riaperto dopo l’approvazione del piano di riequilibrio finanziario. Il primo punto trattato è stato proprio quello del pagamento delle spettanze ai dipendenti a tempo determinato, quindi il confronto è proseguito con la richiesta di chiarimenti sulla spesa del personale e, più in particolare, sulla spesa prevista per la stabilizzazione dei precari.
“Bisogna entrare nel merito del Piano per prevedere le risorse in maniera esaustiva – commenta Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl Fp – temiamo che quanto sia stato previsto non riesca a soddisfare le esigenze finanziarie necessarie per il triennio. Sul piano del fabbisogno riteniamo che vadano rivisti i profili professionali in correlazione ai bisogni reali dell’Ente e, contestualmente, acquisire gli ulteriori titoli posseduti dai lavoratori precari per avere un ventaglio più ampio di profili professionali possibili da riservare all’interno. Sul piano di stabilizzazione riteniamo che nel primo anno vadano utilizzate al massimo le risorse disponibili per avere la possibilità di stabilizzare il maggior numero di precari che comunque devono essere proporzionalmente distribuiti nel triennio in maniera equa per le categorie A, B,C e D prevedendo una contrattualizzazione almeno a 26 ore”.
Per la Cisl Funzione Pubblica, però, tutto va rivisto anche nella logica della nuova legge Renzi per quanto riguarda l’assunzione di dirigenti, lo scorrimento delle graduatorie, la spesa per l’assunzione delle categorie protette, lo scorporo delle risorse per le assunzioni finanziabili con fondi di leggi specifici (codice della strada ed ecopass) ma soprattutto con le risorse realmente utilizzabili nel triennio 2014/2016.
“Altro punto cardine – ricorda Emanuele – è la necessità di una riorganizzazione complessiva dell’Ente e quindi la ridistribuzione del personale come da impegno assunto dal direttore generale lo scorso gennaio. È necessario anche definire le questioni legate alla mancata attivazione del nucleo di valutazione dei dirigenti, del comparto e della dirigenza per non precludere la possibilità a nessuno di percepire l’indennità di risultato che sino ad oggi è stata liquidata a titolo di acconto. Pensiamo – conclude Emanuele – che bisogna tenere univocità di comportamento per dirigenza e comparto perché è impensabile utilizzare criteri diversi. Nel comparto, infatti, per ogni liquidazione, si devono consumare tutte te procedure previste e per altri, invece, si deroga”.