Al termine di un’articolata indagine di polizia giudiziaria – delegata dalla Procura della Repubblica di Palermo, nelle persone dei Pubblici Ministeri Daniele Paci e Sergio Demontis, coordinati dal Procuratore Capo Francesco Messineo e dal Procuratore Aggiunto Leonardo Agueci – il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo per un importo complessivo di 104.534.414,01 di euro emesso dal GIP presso il Tribunale di Palermo, Dott. Piergiorgio Morosini, nei confronti di una banca d’affari internazionale – segnalata per l’illecito amministrativo previsto dal Decreto Legislativo 231/2001 – e di 7 persone, 4 managers della banca e 3 professionisti palermitani – indagati dei reati previsti e puniti dagli artt. 110 e 640, comma 2 del CP, aggravati dal carattere della transnazionalità di cui all’art. 4 della L. 146/2006.
Le indagini hanno accertato la responsabilità amministrativa della banca d’affari giapponese in questione per per i reati di truffa posti in essere da propri funzionari e dirigenti, reato che ha cagionato alla Regione Siciliana un danno che può stimarsi intorno ai 175.000.000 di euro.
La truffa realizzata in danno della Regione Siciliana è stata realizzata ricorrendo ad artifici e raggiri posti in essere attraverso un’operazione di cartolarizzazione dei crediti sanitari e di tre complesse operazioni di finanza derivata.
L’inchiesta trae origine dall’operazione di cessione dei crediti sanitari per circa 630 milioni di euro vantati dalle strutture sanitarie siciliane nei confronti della Regione Siciliana.
Nella prima fase dell’inchiesta, le Fiamme Gialle palermitane hanno dapprima esaminato la vicenda della cartolarizzazione dei crediti vantati da diversi operatori sanitari (Asl e strutture ospedaliere siciliane) verso la Regione per forniture risalenti agli anni 1995, 1997 e 1998.
L’operazione, in concreto, si è realizzata, a partire dal 2002, attraverso la cessione dei crediti da parte dei creditori originari in favore di una società di Milano (c.d. “società veicolo”), emanazione della banca avente sede legale a Londra.
Nell’ambito del contratto stipulato tra detti soggetti privati è stato stabilito un tasso di interesse, assai oneroso rispetto alle condizioni di mercato, che la Regione Siciliana si sarebbe impegnata a pagare alla società cessionaria del credito.
Le indagini tuttora in corso sono finalizzate anche ad individuare i referenti politici che hanno portato all’emissione dei provvedimenti amministrativi che hanno ratificato quell’accordo.
La ricostruzione dell’intera vicenda contrattuale ha fatto emergere, infatti, l’anti-economicità dell’operazione di cartolarizzazione che ha comportato un grave danno patrimoniale per la Regione Siciliana, stimato in circa 115 milioni di euro.
Il secondo filone dell’indagine ha riguardato la ristrutturazione del debito regionale, effettuato attraverso la sottoscrizione di tre contratti aventi ad oggetto strumenti finanziari derivati tra la Regione Siciliana e la banca d’affari giapponese che ha agito – contestualmente – sia nel ruolo di consulente (advisor) che in quello di controparte contrattuale.
Le indagini – avvalorate dalle risultanze di una complessa consulenza tecnica – hanno dimostrato come il contenuto negoziale dei tre contratti è stato gravemente squilibrato ai danni della Regione che ha patito un danno quantificato in circa 60 milioni di euro.
Grazie alle evidenze investigative raccolte, diversi funzionari della banca d’affari sono stati denunciati per l’ipotesi di truffa ai danni dell’Ente Regionale, delitto aggravato dalla partecipazione al fatto di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato.
La responsabilità degli indagati risiede nell’aver maliziosamente taciuto circostanze rilevanti circa il contenuto dei contratti tali da indurre in errore i funzionari della Regione circa la convenienza economica dell’operazione.
I riscontri investigativi, sviluppati anche attraverso l’attivazione di rogatorie internazionali, hanno accertato che una parte dei profitti illeciti è stata destinata dalla banca in questione a due società off-shore, con sede in Irlanda e nelle Isole Vergini Britanniche, riconducibili a due procacciatori d’affari palermitani.
In forza di tale contratto, i due professionisti hanno percepito, anche attraverso corresponsioni estero su estero, circa 20 milioni di euro.
Dall’analisi dei flussi finanziari le Fiamme Gialle hanno rilevato che una quota dei profitti è stata accreditata presso banche situate in Svizzera per essere poi recapitati ai diretti interessati.
Le indagini tuttora in corso sono finalizzate anche ad individuare le eventuali illecite dazioni di denaro in favore dei referenti politici che hanno consentito la conclusione di tre contratti.
I professionisti sono stati denunciati per concorso in truffa, oltre che per evasione fiscale internazionale, essendosi avvalsi di società interposte per sottrarre all’imposizione dello Stato italiano gli ingenti compensi incamerati dalla banca d’affari.
Sulla base del complesso quadro indiziario, al fine di impedire l’aggravarsi delle conseguenze dannose dei reati accertati, tenuto conto che in data 27 giugno 2014 la Regione Siciliana avrebbe dovuto effettuare il pagamento di una rata semestrale dell’importo di Euro 6.900.000 in favore della Banca d’affari giapponese – pagamento relativo all’esecuzione di uno dei contratti oggetto d’indagine – in data 26 giugno u.s., la Procura della Repubblica emetteva un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza eseguito nella stessa data dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo.
Con il provvedimento emesso dal Gip, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, nelle località di Palermo, Milano, Roma, Genova, Nuoro, Sassari, Grosseto ed Agrigento, hanno proceduto ad eseguire il sequestro di 54 beni immobili e mobili registrati, quote societarie detenute in 13 società, disponibilità finanziarie e crediti finanziari, per un valore complessivo di Euro 104.534.414 nei confronti dei responsabili obbligati in solido in relazione al conseguimento dell’illecito profitto.