“Si può resistere all’invasione degli eserciti ma non si può resistere all’invasione delle idee e degli ideali. Le idee possono essere offuscate ma non sconfitte”. Tratta dal libro “Fratelli di Sangue”, scritto a 4 mani dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri e dallo scrittore Antonio Nicaso, e riportata ad apertura del meeting “Diario per una vita migliore “, la citazione potrebbe essere esaustivo occhiello alla denominazione dell’agenda scolastica sintetizzandone, in perfetto nesso logico-causale, tanto la “ratio” quanto il “modus”.
Legalità e Giustizia sono stati i temi focali del convegno tenutosi a Guardavalle dove l’ Istituto Comprensivo “Aldo Moro”, in collaborazione con la Polizia di Stato, ha presentato l’ultima versione dello speciale diario che l’associazione “Per una vita migliore”, promotrice della sua divulgazione, sta imponendo a livello nazionale come un sui generis “must-have” della stagione didattica degli studenti.
Molte le scuole che, sparse in tutto il Paese, lo hanno già adottato seguendo così l’edificante esempio di Brescia, primo laboratorio sperimentale del progetto maturato da Domenico Geracitano, presidente dell’associazione omonima del diario. A caldeggiarne la causa, accentuandone profilo istituzionale e valore etico un partenariato esteso – quali Polizia di Stato, ministero dell’Interno e Unicef – e due “penne” autorevoli e complementari, quella “rossa” volta alla “tolleranza zero” del procuratore aggiunto della Repubblica Nicola Gratteri e quella “nera” superlativa di uno dei massimi storiografi della criminalità organizzata Antonio Nicaso uniti, peraltro, da una coraggiosa sintonia ideologica e letteraria foriera di numerosi best sellers. Presenti entrambi al tavolo dei relatori, magistrato e scrittore hanno monopolizzato l’attenzione della folta platea, mobilitata alla consapevolezza della mafia quale continua minaccia alla vita di ognuno e della democrazia ed ammonita dalla pericolosità del “compromesso”, atto ad ampliare una spinosa rete relazionale che, intrappolando trasversalmente la realtà, ne infetta i vari livelli e la condanna alla necrosi totale.
«Le mafie si combattono nelle famiglie e sulle piazze prima ancora che in tribunale – ha sottolineato Nicaso -. Bisogna avere il coraggio di dire “no” scegliendo se stare della parte della legalità o del compromesso. Invitiamo i giovani a studiare per fare domani la differenza».
A rimarcare la responsabilità sociale degli adulti nell’orientare la “forma mentis” dei giovani anche il pm che, tenace patrocinatore dello slogan quasi provocatorio “non conviene essere mafiosi”, ha fortemente biasimato la nociva tendenza dei genitori ad interferire, in modo anche grottesco, nel criterio valutativo spettante agli insegnanti inficiandone, così, autorevolezza e “timore reverenziale” necessari, invece, a predisporre i ragazzi al positivo apprendimento. Tetragona la condanna alla criminalità in merito alla quale si sono succeduti i commenti del prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, e del membro della commissione bicamerale antimafia on. Mario Tassone. «E’ necessario operare soprattutto nella scuola per affermare la cultura della legalità – ha dichiarato il prefetto Antonio Reppucci. Le istituzioni devono indirizzare al rispetto delle regole potendo derivare solo da questo un progresso qualitativo della vita».
Gazzetta del Sud – Angela Vetrano