Omaggio ai guardavallesi è stato scritto dal Prof. Lorenzo Viscido il quale ci autorizza alla pubblicazione di questo suo articolo molto interessante e che riguarda il Cardinale Guglielmo Sirleto nativo di Guardavalle. E’ doveroso ringraziare anche il Prof. Vincenzo Squillacioti, Direttore Responsabile del periodico trimestrale dell’Associazione “La Radice” di Badolato (Cz) che ha pubblicato il testo nel numero XX alle pagine 12 e 13. Di seguito il testo integrale:
<< In una sua ricerca dal titolo Guglielmo Sirleto e la Vaticana, ricerca edita nel volume curato da Massimo Ceresa La biblioteca vaticana tra riforma cattolica, crescita delle collezioni e nuovo edificio (1535-1590), il professore Santo Lucà, ordinario di paleografia greca all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, ha pubblicato, a pag. 146, un epitaffio conservatosi nei ff. 100r-v del manoscritto Paris. gr. 3067 (sec. XVI). Si tratta, invero, di due distici elegiaci che uno scriba cipriota, Giovanni Santamaura, com- pose per un suo amico, il cardinale Guglielmo Sirleto, illustre personaggio del mondo della Chiesa e della cultura, nato a Guardavalle nel 1514 e morto a Roma nel 1585. Siano allora fieri di questo epitaffio tutti i conterranei di quel presule, ai quali, in tal sede, ho voluto farne omaggio, pubblicandone una mia traduzione in lingua italiana e facendo alcuni rilievi inerenti al testo. Ecco qui di seguito il citato epitaffio.
“O celebre astro della divinissima Roma ed ammirevole padre di ogni bene, (costituisce) una solida prova di giustizia (il fatto) che con un luttuoso gemito l’intera Ausonia abbia pianto te, Guglielmo, abbattuto da una crudele morte”.
Per quanto riguarda il testo greco, desidero puntualizzare che il termine pêgma (v. 3) ha vari significati (“coagulo”, “bagaglio”, “scaffale” ecc.) e che esso, dunque, può dar luogo a differenti interpretazioni. Io credo, però, che mediante l’uso di tale sostantivo, da me reso in italiano “solida prova” per non tradurre letteralmente “coagulo”, quel copista intendesse porre in risalto la “solidità” e, di conseguenza, l’inconfutabilità di una “prova di giustizia” nei con- fronti di un grande uomo quale era stato il cardinale Sirleto, “Non a caso”, infatti – volendo usare parole del Lucà – “il suo decesso”, avvenuto a seguito di lunghe e diverse malattie, “suscitò viva commozione… fra gli uomini di chiesa e i numerosissimi letterati del tempo con i quali (egli) aveva intrattenuto rapporti culturali e scambi epistolari”3. Puntualizzo, inoltre, che l’espressione thanátou télos, adoperata nel v. 1 con télos al dativo plurale, è una forma perifrastica per thánatos, ricorrente già in Esiodo, Omero ed altri poeti4. Se Giovanni Santamaura, comunque, ha impiegato quella perifrasi, l’ha fatto per ragioni metriche, così come per ragioni metriche egli ha usato nel medesimo verso l’aggettivo pikroîs con il penultimo iota breve, che, seppure lungo qua e là in Omero, tuttavia, come scrivono Liddell e Scott, “is not long by nature”. E difatti, per citare alcuni esempi, è breve in Eschilo (Persiani, 473; Agamennone, 970), Sofocle (Aiace, 500), Euripide (Ecuba, 772) e Teocrito (Idillio VIII, 74). Un ultimo rilievo per quanto concerne ancora il lessico utilizzato nell’epitaffio qui preso in esame. Nel v. 3 il Santamaura chiama Guglielmo Sirleto polyónymos astér, una definizione, questa, che non ha (così sembra) dei precedenti in greco, dove l’aggettivo polyónymos è adoperato con riferimeno ora agli dei, ora a Dio, ora allo Spirito Santo ecc., mai, però, come attributo di astér.
Bravo, allora, quel cipriota, che, nel ricorrere ad una metafora per mettere in risalto la celebrità del Sirleto, è stato efficacemente innovativo! E non solo tramite questa metafora, ma anche con quell’altra, pêgma díkes (v. 3), visto che nei lessici da me consultati non v’è traccia alcuna di tale tropo.
Un discorso a parte meriterebbe l’ultimo verso, ma, come si suol dire, lo spazio è tiranno.
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L’autore:
Il prof. Lorenzo Viscido è nato a Squillace (CZ) nel 1952.
Laureatosi in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Salerno, è stato per alcuni anni ricercatore nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità del medesimo Ateneo e nel Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi della Calabria.
Dopo aver pure insegnato nei Licei italiani, si è trasferito con la famiglia negli USA, dove ha svolto attività didattica sia nel Liceo Scientifico “Scuola d’Italia” di New York, sia nell’Università di Danbury (Connecticut).
Si è distinto come poeta latino nei certami vaticani del 1983, 1985 e 1986, riscuotendovi “publicae laudes” e la medaglia d’oro.
Come poeta latino si è anche distinto nel certame catulliano del 1984, in cui ha ottenuto la medaglia d’argento.
Il prof. Viscido è pure filologo, e i suoi interessi di studio sono stati finora rivolti a S. Girolamo, S. Agostino, Clemente Alessandrino, Cassiodoro Senatore, Paolo Diacono e all’innografia bizantina.
Dei suoi libri ci sono noti i seguenti:
1) Squillace nelle fonti classiche, Chiaravalle C.le 1977
2) Studi cassiodorei, Soveria M.lli 1983
3) Studi sulle Variae di Cassiodoro, Soveria M.lli 1987
4) Poematia (carmi latini), Soveria M.lli 1987 (rist. Squillace 2003)
5) Ordo generis Cassiodororum – excerpta- (Introd., testo critico, trad. e commento), Napoli 1992
6) Cassiodoro Senatore: Variae scelte (Introd., trad. e note), Squillace 2001
7) Scritti sulla Calabria medievale, Davoli M.na 2002;
8) Cassiodoro Senatore, Variae (Introd., trad. e note), Cosenza 2005
9) Ricordando Giuseppe Olivadoti, Catanzaro 2005
10) Studi sul martire Acacio il Cappadoce, Cosenza 2007
11) Il martirio di Acacio, santo cappadoce, Catanzaro 2009
12) Lessico zoologico nelle Variae di Cassiodoro, Catanzaro 2010
13) Ricerche sulle fondazioni monastiche di Cassiodoro e sulle sue Institutiones, Catanzaro 2011
14) Ancora su Sant’Acacio, martire di Bisanzio, Catanzaro 2013
Il prof. Viscido ha collaborato a numerose riviste scientifiche italiane e straniere (“Studi sull’Oriente Cristiano”, “Vetera Christianorum”, “Koinonia”, “Orpheus”, “Bollettino di Studi Latini”, “Vichiana”, “Rivista Storica Calabrese”, “Rogerius”, “Rassegna Storica Salernitana”, “Rivista di storia e letteratura religiosa”, “Atene e Roma”, “Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata”, “Vivarium Scyllacense”, “Vox Latina”, “Hermes Americanus”, “Latinitas”, “Augustinian Studies”, “Res Publica Litterarum. Studies in Classical Tradition”, “Vigiliae Christianae”) con tantissimi articoli scritti in italiano, inglese e latino.
Ha collaborato anche a periodici locali, fra cui “Il Corriere di San Floro”, “La Radice” e “Comunità bruzia”.
Parla fluentemente quattro lingue straniere, ossia l’inglese, il francese, lo spagnolo e il portoghese.