14 aprile 2014 – Come da comunicato stampa diffuso, stamattina la Squadra Mobile di Catanzaro ha eseguito 5 misure cautelari disposte dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro a carico di altrettante persone, arrestando due fratelli Francesco e Massimo Falsetta, noti imprenditori del capoluogo attivi nel settore alberghiero, della ristorazione oltre che nei servizi di fornitura per le mense scolastiche e di installazione di distributori automatici di bevande e alimenti.
Tutti gli indagati sono accusati, a vario titolo ed in alcuni casi in concorso tra loro, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, che si consumava, per lo più, nelle camere di Bed & Breakfast del centro storico di Catanzaro.
L’Autorità Giudiziaria, nello stesso contesto d’indagine, ha disposto il sequestro di tutti i B&B coinvolti e di un appartamento, anch’esso ubicato nel centro città, abituale luogo di esercizio della prostituzione.
Gli investigatori hanno accertato un vorticoso e sfrontato giro di prostituzione saldamente incentrato in città, dimostrando come strutture ricettive fossero ridotte a meta privilegiata di prostitute e transessuali che ne prenotavano le stanze raggiungendo Catanzaro da ogni angolo d’Italia e dai più disparati Paesi dell’Europa dell’Est e del Sud America attraverso un passaparola, dove i fratelli Falsetta erano interlocutori privilegiati, che stava facendo diventare la città meta privilegiata di chiunque volesse offrire prestazioni sessuali.
Ancor maggiori erano i guadagni di chi le sfruttava. Le stanze dei B&B, di fatto “case di tolleranza” celate nel centro cittadino, date in affitto a prostitute e travestiti, fruttavano ai gestori canoni di locazione oscillanti tra i 70 e i 100 euro al giorno, assicurando loro un margine di profitto doppio rispetto al prezzo di listino, riservato alla poca clientela “normale”, che per una camera singola non pagava più di 30 o 40 euro.
Le indagini, durate pochi mesi, hanno svelato un giro di prostituzione notevole con decine e decine di donne e transessuali che avevano individuato il capoluogo cittadino come meta privilegiata per l’esercizio del meretricio grazie alla copertura assicurata dagli indagati in questi locali ricettivi che erano di fatto delle vere e proprie case d’appuntamenti che raccoglievano una numerosa clientela. Solo alcuni mirati e diversi servizi della Squadra Mobile all’interno ed all’esterno degli stessi con individuazione della clientela e delle prostitute ne avevano minato parzialmente l’operatività.