Sono complessivamente 464 le persone denunciate dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro che hanno stroncato un’associazione a delinquere costituita da un gruppo di imprenditori e da un consulente che, nell’arco di un quinquennio, avrebbe realizzato una serie di ingenti frodi ai danni del bilancio nazionale e dell’U.E. ammontanti complessivamente a oltre 3 milioni di euro. 5 i componenti della compagine delinquenziale e ben 459 i falsi braccianti agricoli ai quali è stato consentito l’indebito ottenimento di contribuzioni pubbliche ed indennità previdenziali di vario genere (solo questi già ammontanti ad oltre 2 milioni e trecento mila euro).
Le indagini hanno impegnato i militari in una complessa attività che si è sviluppata intorno a due aziende agricole del lametino, di fatto gestite dallo stesso gruppo familiare, costituite con lo scopo di conseguire indebitamente contributi pubblici e comunitari. in particolare, le Fiamme Gialle catanzaresi hanno individuato una serie di artifici con i quali era prevista l’acquisizione di terreni mediante la stipula di contratti di comodo (anche con persone ignare o addirittura decedute) al fine di giustificare il notevole fabbisogno di manodopera operato attraverso la falsa assunzione di centinaia di braccianti agricoli. Questi ultimi, poi, facevano risultare migliaia giornate lavorative necessarie all’ottenimento di vari trattamenti previdenziali ed assistenziali (indennità di disoccupazione agricola, maternità, malattia, ecc).
Con tale sistema, i falsi braccianti si sarebbero assicurati anche una fittizia posizione contributiva che, al raggiungimento dei limiti di età, gli avrebbe consentito di percepire anche un indebito trattamento pensionistico. Le somme percepite, peraltro, venivano divise tra i falsi braccianti e gli organizzatori della truffa o, talvolta, addirittura pretese per intero ed in contanti dagli stessi artefici del sistema fraudolento quale contropartita per la fittizia posizione pensionistica garantita.
E’ anche emerso, nel corso degli approfondimenti, che le ditte riconducibili all’organizzazione spesso intascavano le quote di contributi, che i braccianti anticipavano loro, senza poi versarle all’INPS, con ciò ingannando anche gli stessi falsi dipendenti. Nel contempo, l’Ente di previdenza, pur non ricevendo le somme previste, è stata costretta, in forza della normativa vigente, a versare ai lavoratori richiedenti i dovuti trattamenti indennitari, duplicando di fatto il danno alle casse dello Stato.
Inoltre, non paghi della truffa perpetrata, i componenti dell’associazione criminale avrebbero anche richiesto e fraudolentemente percepito aiuti comunitari nel settore agricolo per oltre 660.000 euro.
A porre fine al collaudato sistema fraudolento descritto, tuttavia, sono intervenuti i provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria catanzarese ed eseguiti in mattinata dal Nucleo di Polizia Tributaria della G.di F. del capoluogo che hanno permesso la notifica di nr. 2 provvedimenti di custodia cautelare domiciliare avverso altrettanti soggetti e il sequestro per equivalente dei beni a loro riconducibili e dell’azienda agricola incriminate. Tra i beni cautelati, ammontanti ad un valore stimabile in circa 3 milioni di euro, figurano anche una porsche, 13 fabbricati di cui un capannone adibito a frantoio, 35 appezzamenti di terreno, 15 veicoli (autovetture, autocarri e veicoli speciali), diversi mezzi agricoli, nonché disponibilità finanziarie rinvenute presso istituti di credito, il cui valore complessivo è in corso di stima.
Su delega del P.M. Dott. Carlo Villani della Procura della Repubblica di Catanzaro, la complessa attività investigativa conferma ulteriormente l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto delle frodi nel settore della spesa pubblica, che si concretizzano a danno del bilancio comunitario e nazionale determinando la dispersione di risorse che dovrebbero effettivamente essere messe a disposizione, ancor di più in questo momento di grave crisi, per il sostegno delle imprese agricole realmente operative.