Reggio Calabria. Se è vero che le scoperte scientifiche sono spesso frutto del caso, stavolta il caso è stato anche aiutato un po’ dall’uomo che ha sete di conoscenza… È di qualche giorno fa la notizia che, nel corso di alcuni studi effettuati dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria nel Parco Nazionale d’Aspromonte, sono stati rinvenuti alcuni nuclei di boschi vetusti di rovere meridionale (Quercus petraea subsp. austrotyrrhenica), una quercia la cui origine può essere fatta risalire all’era glaciale. Una grande scoperta per la valorizzazione del Parco calabrese venuta alla luce grazie alla sinergia voluta e messa in campo dal mondo scientifico e dalle amministrazioni pubbliche. In primis durante una escursione effettuata nel corso del VII Seminario Internazionale “Conservazione e Gestione della Biodiversità”, che si è svolto a giugno 2013 a Gambarie d’Aspromonte, nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Durante l’escursione si è potuto analizzare e dibattere sull’importante scoperta, evidenziando come l’Aspromonte ha rappresento un’area di rifugio durante il periodo delle glaciazioni per una diversificata flora terziaria che si è conservata in questo territorio ed in alcuni casi evoluta generando nuove entità come la quercia in oggetto. Il Seminario è stato organizzato dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal Gruppo per la Vegetazione della Società Botanica Italiana. Il Dipartimento ha fortemente voluto e sostenuto questo evento, grazie al lavoro condotto dal Prof. Giovanni Spampinato (docente di Botanica Ambientale Applicata) e dal Prof. Carmelo Maria Musarella (assegnista di ricerca all’estero) nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca sulle querce dell’Italia meridionale e della penisola iberica: e i risultati si sono visti già a breve termine!
Ma sicuramente fondamentale è stata la partecipazione dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte nelle persone del Direttore, Arch. Tommaso Tedesco e del nuovo Presidente che è una colonna portante del Dipartimento di Agraria della Mediterranea: il prof. Giuseppe Bombino, stimato ricercatore e conoscitore della nostra montagna, che ha tenuto, tra l’altro, una relazione nell’ambito del Seminario.
La grande sinergia è completata dalla sensibilità, dalla disponibilità e dall’intuizione anche di altri enti che hanno partecipato e sostenuto a vario titolo il Seminario e l’escursione nel sito di ritrovamento del bosco relitto. Bisogna innanzitutto ricordare il Corpo Forestale dello Stato e in particolare la Dottoressa Marina Forgione dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità che con i suoi mezzi e i suoi uomini hanno garantito la buona riuscita delle escursioni e che sono gelosi custodi del cuore dell’Aspromonte; l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, con il Presidente dott. Giuseppe Raffa, che personalmente ha creduto da subito alla bontà dell’iniziativa, insieme con l’assessorato al ramo; il comune di Santo Stefano d’Aspromonte e il Dott. Francesco Cannizzaro, che ha ospitato in una cornice spettacolare i partecipanti al Seminario, provenienti da diversi paesi dell’U.E. Fra questi erano presenti anche due ospiti d’eccezione: il prof. Salvador Rivas-Martinez di Madrid, esperto di fama mondiale nel campo della geobotanica, e il Prof. Eusebio Cano di Jaén (Spagna), ideatore del Seminario ed esperto nel campo delle querce e dell’olivicoltura, che collabora direttamente con il Dipartimento di Agraria di Reggio Calabria. Un ringraziamento va anche all’ARPACAL e al suo direttore la dottoressa Sabrina Santagati che ha fattivamente contribuito all’iniziativa.
Quest’anno il Seminario, a cui hanno partecipato ricercatori italiani e stranieri, ha affrontato la tematica della “Gestione e Pianificazione delle risorse agro-forestali” ed è stato articolato in quatto simposi: “Pianificazione agroforestale su base bioclimatica”, “Valorizzazione delle risorse agroforestali”, “Paesaggio rurale e conservazione della biodiversità”. Un ultimo simposio ha riunito le relazioni a tema libero.
Di certo ancora molto si può fare per sostenere e portare avanti una ricerca ambientale in grado di apportare validi contributi scientifici sul patrimonio naturalistico dell’Aspromonte, capaci di valorizzare concretamente il territorio calabrese. Ma possiamo dire che siamo sicuramente sulla buona strada finché ci saranno collaborazioni così ampie fra coloro che studiano, vivono e amministrano il territorio sempre e soltanto con il fine del bene comune.