facebookMercoledì 06 Gennaio 2010 –  Un programma che permette il suicidio virtuale. È la nuova frontiera internet che è riuscita a mettere paura persino al colosso dei social network, Facebook. Gli amministratori della più diffusa comunità virtuale al mondo sono stati costretti, infatti, a bloccare questo nuovo sito internet che permette di cancellare totalmente il profilo di un utente sul social network. Ma i massimi dirigenti di Facebook non si sono fermati qua. E hanno ottenuto l’iscrizione di Suicidemachine.org, il “sito pro-suicidio” in questione, nella lista delle pagine web ritenute altamente pericolose per i consumatori. Suicidemachine.org, che ha per titolo “The Web 2.0 Suicide Machine”, consente di cancellare tutti i “profili succhia-energia nelle reti sociali”, “eliminare tutti falsi amici virtuali”, e “farla finita con il vostro alterego Web 2.0”, spiegano i realizzatori sull’home page, precisando che il servizio funziona attualmente con Facebook, Myspace, Twitter e LinkedIn e che in 52 minuti riesce a fare automaticamente ciò che manualmente richiederebbe oltre nove ore. Secondo Facebook, però, il servizio viola i termini sulla privacy e le regole del social network quando accede e scarica i dati degli utenti per cancellarne i profili, e l’azienda si riserva il diritto d’agire legalmente nell’immediato futuro. Ma i creatori di Suicidemachine.org, ovviamente, non sono rimasti a guardare e hanno risposto con il lancio di una petizione per chiedere l’esclusione dell’indirizzo dai siti internet banditi. La “macchina per il suicidio virtuale”, che finora è stata utilizzata, secondo quanto riportano sul sito, da 892 navigatori, 500 dei quali utenti di Facebook, eliminando 58.401 amicizie virtuali e cancellando più di 230 mila “cinguettii” da Twitter, non è però l’unico sito di questo tipo ad aver avuto “diverbi” con Facebook. Una lettera di diffida (nonché il blocco dell’accesso a Facebook) era stata precedentemente inviata a Seppukoo.com, che permette ai suoi utilizzatori di commettere un “karakiri” informatico in puro stile giapponese, come apprendiamo leggendo un’avvertenza presente sull’home page del sito in questione, che recita: “Come il seppuku riabilita l’onore del samurai, così seppukoo.com si impegna a liberare il corpo digitale”, riferendosi in maniera esplicita anche e soprattutto a Facebook. Ma i problemi che il social network di Palo Alto si trova affrontare nell’ultimo periodo non finiscono qui. Citiamo una questione che riguarda molto da vicino gli utenti italiani, anche se il protagonista principale di questa storia si chiama Chris Hughes, che di certo non ha molto a che fare con il nostro paese. Ma l’ipnoterapeuta britannico aveva organizzato e promesso, non solo su Facebook, ma anche sul social network Twitter, un esperimento di ipnosi di massa Social Trance. E tra le oltre 6.300 persone che si erano registrate per partecipare, moltissimi sono italiani. Questi utenti si sono ritrovati ad ascoltare un nastro preregistrato che dava consigli sull’ipnoterapia, mentre Hughes aveva promesso mezz’ora di ipnosi in diretta online, con effetti rilassanti e senza alcun rischio. Come ha giustificato il buon trentaquattrenne d’oltremanica il mancato esperimento? Scrivendo su Twitter che i suoi avvocati gli hanno consigliato di desistere, per problemi che potevano insorgere dalla legge britannica. Ma certo Hughes non poteva lasciare i suoi affezionati sostenitori con un nulla di fatto. Ed ecco che ha dispensato nuovi consigli: chi vuole provare l’ipnosi può scaricare un mp3 da un link comparso sulla pagina. Ma siccome al danno segue sempre la beffa, giusto per far accrescere la frustrazione tra gli utenti, il sito è stato a lungo bloccato, vista l’enorme massa di curiosi. Ovviamente la maggior parte dei virtuali malcapitati non poteva non esprimere al buon Hughes il proprio “apprezzamento” e, sia su Twitter che su Facebook, sono immediatamente piovuti messaggi di protesta e di presa in giro, per usare un eufemismo, diretti all’ipnoterapeuta britannico. Per rendere l’idea vogliamo riportare due frasi, tra le più caste, scritte su Twitter dai partecipanti italiani allo pseudo-esperimento: “Mi sento truffato, ho perso mezz’ora della mia vita a sentire una registrazione”, scrive un utente, e poi: “Chris, o tu sei un genio del marketing, o hai voluto scherzare. Ma io mi sento preso in giro”. Come dargli torto?

Fonte: infomessina.it

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