Abbiamo argomentato tecnicamente spiegando l’irragionevolezza delle scelte poste in essere dall’Amministrazione Comunale. Abbiamo comunicato a Ruggeri ed al sindaco l’esistenza di alcune norme di legge che consentivano determinate scelte da noi suggerite e da loro ritenute illegittime (la trasformazione in società mista di Messinambiente). Adesso è arrivato il momento di mettere da parte le questioni tecnico/amministrative per andare all’essenza politica del problema. Quale Comune d’Italia agisce contro la società di cui è proprietario? In quale posto al mondo un ente locale presenta progetti, richiede autorizzazioni per realizzare impianti per lo smaltimento dei rifiuti e al momento in cui ottiene le autorizzazioni richieste investe soldi pubblici per gli espropri e poi rinuncia a realizzarli? Dinnanzi alla riforma regionale che ha messo in liquidazione gli ATO che saranno sostituite da un consorzio di comuni denominato SRR che avrà il compito di bandire una gara su scala provinciale, il Comune di Messina nella qualità di proprietario di messinambiente avrebbe dovuto ragionare da imprenditore e preparare la società messinese per partecipare alla futura gara. La conclusione naturale di questo ragionamento sarebbe stato il riconoscimento da parte del Comune della proroga del contratto con Messinambiente al 2025 e qualora la determinazione di Sinatra fosse stata carente perché priva del pronunciamento del Consiglio Comunale il Sindaco avrebbe potuto richiedere al civico consesso una ratifica della volontà espressa dal commissario Sinatra. Perché il Comune proprietario di MESSINAMBIENTE contesta la proroga al 2025 e la società gestore deve sostenere le sue tesi in giudizio? Se il comune avesse seguito la nostra proposta avrebbe riconosciuto la proroga al 2025, avrebbe bandito una gara per individuare il socio privato di MESSINAMBIENTE, e garantendo al privato un tempo lungo per gli investimenti per realizzare gli impianti di biostabilizzazione e trattamento per la differenziata a Messina avrebbe preparato la nuova società mista alla gara provinciale in partnership con altri operatori. Nessuno avrebbe potuto mettere in discussione tale scelta perché lo statuto di messinambiente distingue ancora azioni di cat. A da quelle di cat b di fatto dimostrando di essere una società sostanzialmente pubblica ma formalmente ancora mista per via dello statuto originario. In conclusione messinambiente è patrimonio della città e questa ha dovuto difendersi dal Comune proprietario e dall’ATO(alias comune). Perché tutti i sindaci di tutte le città normali difendono e promuovono le società pubbliche dei Comuni mentre a Messina ciò non avviene. Indubbiamente tutta questa storia è incomprensibile, almeno agli occhi di chi valuta sulla base degli interessi generali della città. Se poi vi sono altre motivazioni che spingono l’amministrazione comunale a compiere scelte contro la città questo è ancora tutto da vedere. Non ci vengano a dire che i lavoratori e i sindacati stanno alimentando un inutile scontro perché questo è assolutamente inaccettabile. I lavoratori hanno capito che questa operazione non va nella direzione degli interessi della città e legittimamente fanno sentire la loro voce.
Il Segretario Cittadino del PD – Giuseppe Grioli